Zaniolo e la follia del calcio moderno: quando il mercato lo fanno i media
Il 19 settembre 2018 ad accoglierlo tra i grandi c’era il Santiago Bernabeu: Nicolò Zaniolo è diventato un professionista grazie a Eusebio Di Francesco che ha creduto in lui in una serata da dimenticare. 3-0 del Real Madrid su una Roma incredula. Non credeva, forse, neppure di aver trovato un nuovo talento su cui investire il massimo possibile. Così hanno fatto i giallorossi negli anni a seguire, prima con Fonseca, poi con Mourinho. Zaniolo c’era sempre e si prendeva piazza, tifosi e consenso.
Tanti gol e troppa sfortuna. Due infortuni gravi, parecchio tempo fermo. Senza scendere in campo neppure con la Nazionale, dov’è stato convocato da Mancini quando ancora non aveva fatto un minuto in Serie A. Tuttavia veniva (giustamente) supportato. Anche quando la differenza la faceva più fuori che dentro Trigoria, ogniqualvolta il gossip metteva lo zampino in qualcosa che normalmente lascia alla larga: i campi da calcio. I due aspetti con Zaniolo hanno cominciato ad andare di pari passo, forse troppo, soprattutto dopo gli stop forzati (si veda il caso Madalina Ghenea, senza contare la parentesi travagliata con Chiara Nasti) e la successiva ridiscesa in campo.
Zaniolo, un talento a metà
Non parlavano più – a distanza di anni – le sue prestazioni, ma quel che faceva fuori. Le donne, il divertimento, e in particolare la mediaticità del personaggio. Quanto è spendibile parlare di lui. Zaniolo – a un certo punto della sua giovane carriera, cominciata a 19 anni in quel Santiago Bernabeu da sogno – funziona più mediaticamente che tatticamente.
Controtendenza che si verifica almeno da 6 mesi, forse qualcosa in più. Proprio per questo viene definito un talento anche senza incidere particolarmente in campo. Una rendita che dura dalla finale di Tirana. Probabilmente in quel contesto sono cominciati i primi mal di pancia del giocatore di Massa. Massa e potere, citando Canetti, che Zaniolo non può conoscere per ragioni – quantomeno – anagrafiche. Il testo spiega, sul piano filosofico, politico e concettuale, quanto una cosa diventi vera a forza di ripeterla.
Che Zaniolo sia un ottimo giocatore è sotto gli occhi di tutti, ma per troppo tempo in tanti hanno ritenuto fosse insostituibile. L’onnipotenza e l’ipertrofia mediatica che questo calciatore ha a Roma – e non solo – gli ha permesso di prendersi delle libertà che forse oggi sono andate oltre. Al punto da pretendere un ingaggio da top player quando, nella sostanza, è un calciatore talentoso con evidenti problemi di continuità e ottimi margini di miglioramento.
Il ruolo dei media: da ragazzo della porta accanto a idolo
Eppure pensarlo come talismano ha fatto comodo a molti, in primis a chi gestisce i meccanismi di mercato. Si parla di Derby inglese per averlo: disputa tra Tottenham e West Ham, ma nei fatti – e non nelle supposizioni – c’è uno stallo. I nodi sono su prezzo e formula. Tradotto: i due club si stanno chiedendo se davvero il gioco valga la candela. Zaniolo, oggi come oggi, è un buon investimento? I dubbi sono leciti, perché – al netto di chi gli avrebbe dato la dieci di Totti appena dopo la doppietta con il Sassuolo di qualche anno fa e chi lo avrebbe sostituito al posto del busto di Marco Aurelio in Campidoglio dopo la vittoria sul Feyenoord in Conference League – c’è di mezzo la normalità. Quella che fa riflettere se uno come il numero 22 possa, effettivamente, fare la differenza nel lungo periodo oppure no.
Fisicamente e mentalmente Zaniolo è molto cambiato: anche a causa dell’ipertrofia mediatica di cui è stato vittima o complice (il tempo lo stabilirà), ha creduto che fosse in grado di muovere il mondo. Al punto da potersi permettere di disertare una convocazione, infischiandosene delle conseguenze: questo atteggiamento non danneggia solo la Roma – che prenderà provvedimenti – ma anche il calciatore stesso.
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Se ne accorgerà dopo, probabilmente, quando sarà troppo tardi. I grandi club, però, già fanno i conti con un possibile fuoco di paglia. Disposto ad arricchire, eventualmente, solo i procuratori. Adesso riesce difficile pensare che ci sia la ressa per avere un talento puro con, tuttavia, evidenti cali emotivi e fisici che portano a una discontinuità di condizione non indifferente. Il calcio moderno talvolta crea fenomeni su misura, che rischiano di perdersi per strada, la speranza per la Roma e le sue tasche è che il mercato non se ne accorga in anticipo.