Vincenzo Italiano – Orizzonti di gloria
Nessun limite, solo orizzonti.
Questa frase riecheggia, quasi come un mantra nel Golfo dei Poeti, a La Spezia, dallo scorso 20 agosto. Una serata magica, mai vissuta fino ad allora nell’estremo levante della Liguria.
La notte della prima storica promozione per i bianconeri nella massima serie del football tricolore.
Titolare dei diritti d’autore sull’aforisma appena celebrato, nonché protagonista indiscusso della cavalcata è il Mister dello Spezia Calcio, Vincenzo Italiano, 175 centimetri di caparbietà, tenacia e passione viscerale per lo spettacolo sul rettangolo di gioco.
Vita e carriera segnate da un continuo saliscendi da montagne russe, fin dalla nascita avvenuta per puro caso a Karlsruhe in Germania, ossia quanto di più lontano possa esistere concettualmente dal suo paese di origine, Ribera, località siciliana che da qualche settimana lo celebra come eccellenza locale al pari delle rinomate arance, prelibatezza del luogo.
Un passato da playmaker basso, davanti alla difesa, dotato di notevole fantasia e di buonissimi piedi impegnati ad inseguire le traiettorie ispiratrici di Albertini e Pirlo, suoi punti di riferimento.
Un girovagare, senza sosta, tra Serie A e B per più di quindici anni.
Dall’esordio con l’Hellas Verona all’esperienza da capitano al Padova, interrotta bruscamente dallo scandalo calcioscommesse del 2012 e dalla conseguente squalifica di nove mesi.
Seguiranno lunghi momenti, sofferti, tormentati, in cui gli orizzonti calcistici di Italiano sembreranno apparentemente piegarsi agli enormi limiti causati dagli strascichi giudiziari e da un susseguirsi di problemi fisici che lo condurranno, di lì a poco, al ritiro agonistico.
Tuttavia, gli occhi scuri e profondi di Vincenzo tradiscono un desiderio famelico di riscatto verso quella che ritiene un’inaccettabile ingiustizia: essere usciti dal campo di battaglia da una porta secondaria, in sordina, come quei tormentoni musicali estivi gettati nel dimenticatoio alla ripresa delle quotidiane noie lavorative.
Inizia, così, il secondo tempo di Vincenzo che smessi i panni da regista di centrocampo ed indossati quelli da allenatore, ricomincia nel suo personalissimo up and down a Venezia, in Lega Pro, come vice allenatore.
Successivamente le esperienze in serie D nella Vigontina San Paolo, la vittoria dei playoff alla guida dell’Arzignano nel 2018 e la promozione in Serie B col Trapani nel 2019, al suo esordio nei professionisti come capo allenatore.
Gli orizzonti di gloria dell’ex centrocampista siciliano iniziano lentamente a prendere forma e trovano l’apoteosi nell’annata appena conclusasi.
Il 19 giugno 2019 Italiano firma un contratto biennale con lo Spezia.
La piazza è storicamente calda, appassionata. Sul prato dell’Alberto Picco hanno dimorato calcisticamente un Campione del Mondo come Cristian Zaccardo e trequartisti di classe cristallina come Ighli Vannucchi. Luciano Spalletti sul finire degli anni ’80 ha scritto pagine importanti da centrocampista della squadra spezzina.
Il pubblico di La Spezia, dunque, non è di bocca buona, tutto il contrario.
Non si arrende ai risultati che vedono la squadra barcamenarsi nel mezzo della classifica dalla sua promozione nella serie cadetta, avvenuta nel 2012, senza che vi sia mai stato un acuto degno di nota.
L’esordio in campionato degli Italiano boys è di quelli che ti portano a strabuzzare gli occhi ed a volare oltremodo con la fantasia, 3-0 fuori casa al Cittadella.
Dietro l’angolo, però, si celano le montagne russe ed il ragazzo di Ribera lo sa bene. I percorsi netti e lineari non lo hanno mai riguardato.
Nelle successive sei partite lo Spezia racimola solamente un punto e la panchina di Italiano inizia a traballare pericolosamente.
Vincenzo è addirittura virtualmente esonerato tra il primo ed il secondo tempo del match dell’ottava giornata, in trasferta contro il Pescara.
I bianconeri stanno perdendo per 1-0 e neanche il più inguaribile dei sognatori spezzini può minimamente immaginare che pochi minuti dopo partirà una scalata travolgente che, oltre a ribaltare l’incontro in due minuti, porterà in dote complessivamente 17 vittorie,10 pareggi, il miglior piazzamento nella storia del club e le semifinali play-off contro il ben più blasonato Chievo Verona.
L’obiettivo di Italiano, tuttavia, non è esclusivamente quello di vincere.
Facendo propri gli insegnamenti dello scrittore uruguagio Eduardo Galeano, tenta di inseguire l’orizzonte rappresentato dal connubio risultati-gioco spumeggiante, riuscendovi brillantemente.
Lo Spezia, infatti, risulta per gran parte del campionato la sesta squadra in Italia per capacità di giocare nella trequarti avversaria senza lasciare altrettanta libertà agli avversari. Davanti a lei solo corazzate come Crotone e Chievo Verona o le big di A Juventus, Napoli e Atalanta.
Un 4-3-3 brillante che mette in luce diversi giovani come Gyasi e Ragusa, affiancati da vecchie e navigate conoscenze come Galabinov e il capitano Claudio Terzi e da eccellenti prospetti in cerca di riscatto come Scuffet.
Il resto è storia, i bianconeri liquidano, al termine di sfide al cardiopalma, il Chievo Verona ed il Frosinone coronando il sogno di entrare a far parte dell’elite calcistica italiana dopo 114 anni di storia.
Il mister siciliano a pochi minuti dal termine della finale playoff si lascia andare ad un’esultanza rabbiosa, coinvolgente, di pancia, come se percepisse di aver sofferto troppo ed ingiustamente l’andamento umorale della sua carriera.
Vincenzo Italiano nel suo incredibilmente tortuoso percorso professionale si appresta ad un nuovo, l’ennesimo, debutto.
Le panchine in Serie A hanno un termometro particolare e scottano al primo passo falso. Il suo nome è stato addirittura già accostato ad importanti club italiani.
Un po’ di domande sorgono spontanee e, sicuramente, sono gli stessi interrogativi su cui si sta arrovellando lo stesso Italiano.
Riuscirà a non sfigurare nei palcoscenici che contano? Lo Spezia sarà immediatamente cannibalizzato nei bassifondi della classifica come spesso è capitato alle neopromosse?
La risposta è scontata. Perchè porsi limiti?
Nessun limite, solo orizzonti.
Italiano in cuor suo ne è certo, non è utopia. Il cammino è lungo ed il meglio deve ancora venire.
“L’utopia è là nell’orizzonte. Mi avvicino di due passi e lei si distanzia di due passi. Cammino dieci passi e l’orizzonte corre dieci passi. Per tanto che cammini non la raggiungerò mai. A che serve l’utopia? Serve per questo: perché io non smetta mai di camminare.” (Eduardo Galeano).