Vincenzo Italiano, la guida delle Aquile
Vincenzo Italiano, intervistato dal Corriere della Sera, racconta la sua carriera da allenatore fino alla promozione in Serie A ottenuta con lo Spezia.
Il mister vanta tre promozioni consecutive ai playoff. In cinque anni è passato dall’Eccellenza alla serie A.
Ma il successo, passa anche attraverso le sconfitte, come la retrocessione al primo anno dalla Serie D all’Eccellenza con la Vigontina.
“Mi sono dimesso alla fine del girone di andata” dichiara “poi sono stato richiamato ma la situazione era compromessa. È stata un’esperienza molto formativa“.
In seguito solo soddisfazioni per l’ex centrocampista del Verona, con l’Arzignano in D, il Trapani in C e lo Spezia in B: ogni anno un successo, una promozione.
Il mister segnala gli elementi in comune che hanno portato al successo le sue squadre: “L’obiettivo di partenza non è sempre stato quello di vincere. Sono tre le cose che chiedo sempre alle mie squadre, fondamentali per ogni gruppo e società: organizzazione, identità, coraggio“.
La salvezza in A però è una missione più complicata:
“È quello che mi ha chiesto il patron dello Spezia, Gabriele Volpi.” racconta Vincenzo Italiano. “Ci siamo visti solo una volta, sul suo yacht per festeggiare la promozione e programmare il futuro. Ma si fa sentire sempre, è presente. Sarà difficile salvarsi, ma ce la giocheremo fino alla fine: sarebbe come vincere un campionato“.
Lo Spezia ha avuto non pochi intoppi per preparare la prima stagione in A. Difatti, hanno avuto a disposizione solo tre settimane dopo la promozione, e come se non bastasse, per adesso giocano a Cesena, ancora più lontani dai tifosi. Il problema della pandemia, che può cambiare la stagione da un momento all’altro e l’assenza di Galabinov, attaccante d’esperienza e vero trascinatore della squadra nelle prime giornate.
Come si affronta una situazione del genere?
“Con la forza del gruppo. Siamo una delle formazioni più giovane del campionato, ma non faccio distinzioni in base all’età. Pobega, Ricci, Maggiore, Agoume per citarne alcuni, devono credere in se stessi. Vedo in tanti di loro qualità che possono esplodere: devono crederci”.
“Il ginocchio non mi permette di andare tanto in giro per il campo, ma in alcune esercitazioni statiche mi presento: toccare la palla è sempre un’emozione unica”.