Vidal è già il condottiero di Conte

VINCENZO PINTO/AFP via Getty Images

Arrivare in una squadra su precisa richiesta dell’allenatore può mettere discreta pressione. Approdarci dopo un corteggiamento ai limiti dell’ossessione, se possiible, aumenta il carico.

Che Antonio Conte abbia chiesto a gran voce alla dirigenza dell’Inter di strappare al Barcellona Arturo Vidal non è certo un segreto. Anche perché, dopo quel triennio bianconero redditizio a livello di trofei – con 3 Scudetti e 2 Supercoppe Italiane -, l’allenatore leccese non si è mai dimenticato del suo Guerriero.

Lo aveva chiesto in tutti i modi a Roman Abramovich, senza essere accontentato. Lo ha fatto con la stessa decisione con Steven Zhang, con maggior successo. E se fosse stato possibile, avrebbe fatto carte false per farlo naturalizzare italiano e averlo a Euro2016…

Dal canto suo, anche l’Inter ha inseguito a lungo Arturo Vidal. Da quando il cileno ha lasciato la Serie A, ha sempre ‘flirtato’ con i nerazzurri, salvo poi lasciarli in bocca asciutta. In almeno due occasioni, tra il 2017 e il 2019, è sembrato ad un passo dall’arrivo a Milano, prima di qualche imprevisto.

L’attesa è valsa il giocatore? Sarebbe brutto ora, dopo tutto questo romantico inizio, limitare a questo il bilancio del primo Vidal in nerazzurro. In questo avvio di 2020/21 il cileno ha avuto dei pro e dei contro per poter incidere a pieno nel rendimento.

I pro sono, ovviamente, portati dal feeling con chi siede in panchina. Come pensiamo abbiate decisamente capito dopo l’incipit, Conte voleva Vidal un po’ come Winnie the Pooh vuole il suo miele. E ora, sarebbe fin troppo contraddittorio che il cileno non trovi spazio. Tanto più che in un progetto importante e ambizioso ma ancora in modellazione come quello nerazzurro, l’ex Juve non ha faticato a trovare il suo spazio a centrocampo.

Di contro c’è la sua forma fisica. Legata all’età anagrafica: a 33 anni tornare in piena forma dopo un periodo di inattività – tra controversie legali con il Barcellona e guai fisici – non è così facile, contando anche che ‘Re Arturo’ rimane una colonna della nazionale cilena.

Conte ne ha parlato alla vigilia del 2-2 clamoroso contro il Parma: “Contento che sia arrivato, ci ha portato tanto, esperienza, cattiveria. Ha dovuto giocare sempre, in questo periodo ho avuto timore, veniva da un po’ di inattività. Se c’è la possibilità di darli un attimo di respiro lo farò per non rischiare troppo”. Parole che fanno capire quanta responsabilità abbia Vidal all’Inter. E non è scontato, per un giocatore appena arrivato.

Delle 10 partite dell’Inter, tra Serie A (7) e Champions League (3), indovinate quante ne ha giocate Vidal? Esatto, 10 tonde tonde. Solamente due entrando a partita in corsa, contro Fiorentina e Parma, ovvero quando la situazione di risultato e di morale si era messa peggio per i nerazzurri. Sintomatico di come Conte punti su di lui non solo per le sue doti tecniche e tattiche, ma anche per la sua tempra, di certo sopra la media.

Da quando si è preso il posto da titolare, sostanzialmente Vidal non lo ha più lasciato. In campionato, per non parlare della Champions League: in campo europeo, dove i contrasti sono più duri e le partite più importanti, Vidal si è perso solamente 14′ in 3 partite.

Trequartista, mezz’ala, regista davanti alla difesa: Conte non sa già più fare a meno del suo guerriero. Che sia 3-5-2 e 3-4-1-2, poco importa: l’anno scorso il motto dell’ex ct era “10 più Lukaku”, quest’anno è un po’ diverso. Ma neanche troppo: “Vidal, Lukaku e altri 9“.

D’altronde, lo aveva chiesto a gran voce. Il ricongiungimento è arrivato 6 anni dopo l’ultimo successo insieme. L’obiettivo di entrambi è tornare subito ad alzare trofei. Per ora in campo si è visto un Vidal sempre forte di testa, un po’ meno fisicamente.

Conte lo conosce e ha già capito: uno come lui è già immerso testa e cuore nel progetto. E gli ha affidato le chiavi della squadra. Per guidarla dove e soprattutto come sanno.