Venezia, Caldara: “Il gol è stata una liberazione, volevo sbloccarmi”
Mattia Caldara, ha messo anche lui la firma sul successo di domenica contro la Roma. Lo ha fatto dopo appena tre minuti di gioco, prendendo di sorpresa il reparto difensivo della squadra avversaria. Il difensore di proprietà del Milan, infatti domenica ha giocato davvero una partita sopra le righe, e con quel piede infilato da vero bomber in area di rigore, ha fatto vedere le suo ottime capacita di difensore-goleador. Sembra davvero un giocatore ritrovato anche nell’animo Caldara, che a la Gazzetta dello sport, ha detto quanto sia stato importante per lui aver fatto gol, ha parlato del brutto infortunio subito al Milan, del perché ha scelto proprio il Venezia per il suo rilancio e del possibile ritorno in Nazionale.
Sulla partita e sul gol
“Quel gol è stato una vera liberazione. Lo cercavo da tempo. Volevo sbloccarmi anche da quel punto di vista, a livello mentale mi ha aiutato tantissimo. E’ stato tutto perfetto per me, finalmente. E anche per il Venezia: rimontare con una grande ci voleva per il morale, perché avevamo perso troppi punti in casa con rivali alla nostra altezza. Ora siamo rientrati in carreggiata per l’obiettivo salvezza”. – continua – “Si, è stato un percorso di crescita. Questa è stata la gara più importante per me, oltre che per la squadra, per tanti motivi. Il mio obiettivo è migliorare di partita in partita per arrivare ai livelli di prima. Ora so che grazie al Venezia e a Zanetti posso diventare anche più forte di prima. Perché sto imparando tanto, mi trovo bene anche a giocare con la difesa a quattro. Zanetti è un tecnico davvero bravo, mi sta facendo diventare un calciatore completo. Con lui ho imparato quanto sia importante il gioco dal basso per poi sviluppare azioni d’attacco, trovar spazi tra le linee ed essere in grado di mettere gli attaccanti nelle condizioni di andare all’uno contro uno“. – conclude – “Ho sempre avuto fiducia in me stesso, ma dopo tanto tempo che non giochi è normale avere qualche dubbio. Dovevo ritrovare sensazione positive. Ed è quello che sta succedendo. Non so se sono stato un campione nè se lo sarò mai. Ma un buon giocatore che può ritrovare la sua dimensione, sì“.
Sull’eventualità di non farcela ed il ritorno a Bergamo
“No anche se ho avuto infortuni uno dietro l’altro, e gravi. Per rientrare ci mettevo sempre qualche mese e ogni volta che mi sentivo vicino a stare bene arrivava un altro k.o. più pesante. Questa cosa l’ho subita mentalmente, non lo nego. Non è stato per niente facile, ma dentro di me c’è sempre stata la speranza che una volta che avessi raggiunto un certo equilibrio psico-fisico, sarei tornato quello dell’Atalanta” – aggiunge – “In quel periodo lì non riuscivo a dare quello che volevo. Non ero pronto mentalmente e poi è arrivato anche l’infortunio al tendine. Senza continuità è dura. Allenarsi è un conto, giocare partite è un altro“.
La chiamata del Venezia
“Dico la verità: avevo altre opportunità che stavo valutando. Ma poi sono venuti Zanetti e il direttore Collauto a casa mia per parlarmi. E ho sentito che avevano più fiducia loro in me che io stesso. E’ stata una scelta emozionale più che di testa. Non è stata una decisione facile, e devo ringraziare anche il mio procuratore (Riso, ndr.) che mi è stato molto vicino quest’estate. Sapevo che dovevo rischiare qualcosa in più, fare un passo indietro per due balzi in avanti. E ho fatto bene. E’ l’ambiente ideale, grazie al Venezia ho potuto rimettermi in pista dopo tanti anni, giocare con continuità. Siamo una squadra con grandi idee, abbiamo un’identità, dobbiamo continuare a credere nel nostro gioco“. – continua – “Ci sono ottimi giovani, di grandi prospettive, che si stanno adattando velocemente al calcio italiano. All’inizio è stato difficile soprattutto per la comunicazione, c’è una babele di lingue in squadra e dovevamo amalgamarci, capire come giocare e come aiutarci insieme. Ora anche tra di noi parliamo spesso in inglese per avere più feeling. Capirci bene è un ulteriore passo per capirci in campo“. – finisce con l’elogio ai suoi compagni e i giovani talenti – “Con Ceccaroni mi son trovato subito a mio agio. Pietro è un ottimo giocatore e lo sta dimostrando, ha fatto parecchi anni di gavetta, forse meritava prima la A. Ma ci sono altri forti in rosa, a partire da Svoboda e anche Modolo, che ci ha dato una grandissima mano contro la Roma. Sono tanti, ne dico due. Secondo me Ampadu è un ottimo giocatore, mi ha impressionato. E poi c’è Busio, un 2002 che gioca in A con quell’autorità è incredibile. Penso possa avere un ottimo futuro davanti a sé”.
Sulla ritorno in Nazionale
“Per ora è un pensiero lontano. Ci vogliono parecchie prestazioni di livello. E poi non sarebbe giusto ambire all’azzurro in questo momento. Perché la Nazionale è già forte e ci sono tanti calciatori del mio ruolo che stanno facendo molto bene. Dunque, un passo alla volta. Il mio obiettivo ora è dimostrare che son tornato davvero. E fare il meglio per questa società che mi ha accolto alla grande“.