Il ct della Nazionale Luciano Spalletti rivela un clamoroso retroscena della sua avventura a Napoli. “Mi dissero: ‘Vendono tutti!“
Il commissario tecnico della Nazionale Italiana ha parlato in una lunga intervista al Corriere dello Sport, rivelando numerose curiosità e retroscena del passato, oltre che a tanti pareri sull’Italia all’Europeo. Luciano Spalletti si è soffermato ancora sullo Scudetto vinto con il Napoli, sul rapporto con De Laurentiis e ha rivelato un curioso aneddoto.
“Io la tristezza l’ho scelta e abbracciata lasciando Napoli dopo quella cosa là”, confessa Spalletti. “Sarebbe stato più facile e naturale andare avanti, lavorare con un gruppo che avevamo portato al top, godersi la felicità del momento, quella fatta provare alla gente di Napoli. Ho scelto la tristezza“. Ecco alcune delle sue parole.
Il commissari tecnico poi continua nel suo ragionamento e racconta alcuni suoi momenti al Napoli: “Io non so allenare il cinismo. Allenare per me significa voler bene al calciatore, saperlo difendere, aggiungergli qualcosa. Esiste il calciatore timido che non riesce a esprimere totalmente il proprio potenziale e allora intervengo con il lavoro. Al Napoli ne avevo un paio. Con l’esercizio cerco di portare il timido nella condizione ideale per alzare il livello del rendimento. Non riesco a fare niente in superficie. Il primo anno a Napoli vivevo in albergo, magnifico, mi portavano la colazione in camera. Poi ho piazzato il lettino nell’ufficio. Per non perdere un solo secondo, anche il più piccolo particolare, mi risparmiavo la mezz’ora di auto da Napoli a Castel Volturno”.
Spunta anche un curioso retroscena sul passato al Napoli. Spalletti infatti racconta alcuni dialoghi con il suo staff al termine del primo anno in azzurro: “Dopo il primo anno i miei collaboratori mi dissero “Ma cosa restiamo a fare? Hanno venduto tutti”. Erano partiti Mertens, Koulibaly, Ghoulam, Ospina, Insigne, Fabian Ruiz. Tanta qualità. Io volevo sentirmi l’allenatore del Napoli e si è allenatori di una squadra soltanto se si fa qualcosa di effettivamente importante. Quando incontri De Laurentiis la prima cosa che ti dice è “secondi siamo già arrivati e dobbiamo stare sempre in Champions”. Messaggio chiaro e diretto. Così sono ripartito per ottenere quella cosa là, è successo, sarei potuto restare ancora, il grafico prestazionale l’avevamo portato al livello più alto”.