Vegano, ambientalista, fashion: Hector Bellerin
Il calcio, specie ad alti livelli, è forse lo sport meno impegnato e più distante dalle grandi tematiche sociali che attraversano l’attualità.
Una separazione netta: di qua il campo, di là la realtà. Su cui i calciatori raramente si espongono, ed ancora più raramente si esprimono con cognizione di causa e pensieri originali.
Nulla di sorprendente: per un ragazzo che gioca a pallone, esporsi pubblicamente è sempre un rischio. Tanta, a volte troppa la eco mediatica che accompagna ogni palleggio, ogni scatto social, ogni parola rubata, per non calibrare dichiarazioni e pensieri, finendo per soprassedere sugli argomenti più scottanti, e limitarsii, al più, a frasi di circostanza.
Tutto questo, però, è un po’ meno vero per i calciatori catalani, specie negli ultimi anni.
La causa indipendentista, dalle parti di Barcellona, non ha lasciato indifferente nessuno. Diventando, specie dal 2005, l’anno in cui fu varato il nuovo Statuto, argomento di dibattito quotidiano.
A cui neanche il mondo del calcio è rimasto estraneo. Con prese di posizione nette, come quella di Pep Guardiola a favore della causa indipendentista, e persino eclatanti, come la rinuncia alla convocazione con la Roja da parte di Oleguer, terzino amatissimo dai tifosi culé.
È in questo ambito, sociale, storico e culturale, che cresce, anche calcisticamente, Hector Bellerin.
Anche lui terzino, classe 1995, “rapito” a 16 anni dalla cantera del Barcellona da quello straordinario scopritore di talenti che è Arsène Wenger, che l’ha portato all’Arsenal.
A Londra, il catalano trova presto la sua dimensione. Ara la fascia destra a velocità che fanno impallidire persino i record di Theo Walcott.
E se in campo diventa uno dei terzini più ammirati e cercati (anche dalla Juventus), fuori dimostra personalità e spessore.
Nel 2017 sale alla ribalta delle cronache per aver donato 50 sterline ogni minuto giocato con la Nazionale agli Europei Under 21 alle famiglie colpite dall’incendio della Grenfell Tower Fire.
Non si tira indietro quando si parla di indipendentismo, scopre e flirta con il mondo della moda, non ha timore di condannare il machismo.
E, soprattutto, si fa paladino della causa ambientalista, tanto da essere diventato il primo calciatore invitato a tenere una conferenza alla Oxford Union, l’accademia della più prestigiosi ma Università del mondo, nel 2018.
Nello stesso anno, imprime un’altra svolta alla propria vita, decisamente più personale, ma con risvolti professionali: diventa vegano.
Scelta singolare ma che, come ha raccontato in più occasioni, per lui si è rivelata una svolta, sul piano atletico e non solo.
Ma in un mondo come quello del calcio, persino i gusti alimentari di un giocatore riescono a scatenare commenti beceri e spirito di cattivo gusto.
Nulla che possa impensierire o scalfire uno della tempra di Bellerin.
Che, al contrario, ha trovato un’altra causa da sposare.
Quella dei vegani, che in Inghilterra hanno una loro squadra, il Forest Green Rovers, in League Two.
Di cui Il terzino catalano, oggi, è diventato il secondo azionista.
Dando continuità e sostanza si suoi tanti progetti di sostegno alla causa ambientalista, tra cui spicca l’annuncio, un mese fa, di piantare tremila alberi ad ogni vittoria dell’Arsenal.