“Vamos!”, il calcio non è una cosa Buffa: la storia di un’esultanza
Se non ce la fate a stare senza calcio, anche dopo una domenica ricca di incontri come il Derby della Capitale e il Derby d’Italia, ma gli approfondimenti televisivi non bastano, l’ideale è rifugiarsi altrove. Possibilmente su Spotify, dove oltre alla playlist dei più grandi successi del momento e le migliori hit del passato c’è anche la sezione podcast: lettera V. “Vamos!”, un grido di battaglia che solitamente – di recente – lanciano i giocatori dopo aver segnato gol importanti. È Spagnolo, ma talmente iconico da essere diventato internazionale. Se c’è una cosa cosmopolita è proprio il calcio giocato: si pratica ovunque, dal campetto di casa al Santiago Bernabeu con le stesse finalità. Meno pretese, ma la voglia di sognare ancora è la stessa.
Questo è quello che unisce anche il podcast prodotto da Hypercast Studio. “Vamos!” – con il punto esclamativo, imperativo categorico quando si fanno le imprese – racconta i retroscena del calcio partendo dalle esultanze. Tante, troppe, diverse ma tutte fondamentali. In grado di segnare (non solo, ma anche) un’epoca. Nell’era dei selfie, le immagini hanno una preponderanza incredibile: ecco perchè diversi episodi danno ogni volta una prospettiva differente al medesimo gesto iconico.
“Vamos!”, la voce del calcio giocato: i segreti dietro le esultanze
A tenere le fila di questo ideale e intenso viaggio è Stefano Borghi (telecronista DAZN), quasi un Caronte nell’inferno dei 90 minuti, che di volta in volta accompagna l’ascoltatore in pagine di sport già vissute che hanno profonda attinenza con la contemporaneità. Cosa accomuna Lady Diana e Ronaldo il Fenomeno? Borghi te lo dice senza la supponenza di chi sa, ma con la voglia di chi intende mostrare particolari inediti. Quasi fosse un investigatore del possibile: scruta il sottotesto dei campioni. Cosa significa una determinata reazione e perchè c’è stata proprio in quel momento lì.
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Ciò che rende credibile – e profondamente originale – questo podcast è la volontà di andare oltre la concezione documentaristica che in televisione ha offerto, tra gli altri, Federico Buffa. “Vamos!” non è didascalico: è didattico. Chi ascolta impara qualcosa senza avere l’impressione di essere all’interno di una “lezione”. Si squarcia, immediatamente, il divario maestro-allievo: tutto assume i toni di una chiacchierata fra amici. “Vamos!” è l’eccezione che conferma la regola: il calcio piace a quasi tutti (anche) per quello che c’è dietro. Borghi prova a scoprirlo subito dopo gli attimi di felicità, quando – apparentemente – non verrebbe da chiedersi più nulla.