Una Premier interamente britannica? Rangers e Celtic come simboli di unità

Una Premier interamente britannica? Rangers e Celtic come simboli di unità

Photo by Paul Greenwood

Dopo la fine dell’esperimento Superleague, la Premier ci riprova ipotizzando un campionato interamente britannico. Un progetto che dovrebbe quindi comprendere le due più famose e tradizionali squadre scozzesi: i Rangers e il Celtic. Club rispettivamente al primo e secondo posto della Scottish Premiership. Un piano che sembra piacere molto non solo alle Big Six ma anche al Premier Boris Johnson che potrebbe usarlo come messaggio di unità contro la storica voglia di indipendenza della Scozia. E favorevole lo è anche il presidente della FIFA Gianni Infantino.

Un’idea che, tutto sommato, non dispiace nemmeno agli stessi club scozzesi. Senza Rangers e Celtic infatti avrebbero la possibilità di smuovere un po’ le carte in tavola e di rendere le partite e lo stesso campionato più competitivo.

Un’introduzione che non sarebbe del tutto una novità per il calcio inglese, che già ospita nel suo campionato lo Swansea e il Cardiff City, due squadre gallesi. Con un passato in Premier, la prima è retrocessa in First Division, equivalente della nostra serie B, solo nel 2018, anno in cui è sceso anche il Cardiff City, dopo sei anni tra le più grandi.

Un progetto simile è arrivato qualche mese fa dall’oltreoceano. In vista dei Mondiali 2026, Stati Uniti e Messico hanno deciso di mettersi in affari con un’inedita fusione tra Major League Soccer e la Liga Messicana. Un accordo ideato per poter competere in futuro con le big europee e che fa già sognare il presidente della Liga MX, Mike Arriola. Parlando a ESPN ha dichiarato: “Il passo successivo sarebbe portare Messi o Cristiano Ronaldo a giocare qui o negli USA nella parte finale della loro carriera”. D’altronde l’America si sa, è meta ideale per tutti quei calciatori ormai verso il tramonto del loro sogno.