Una storia d’amore finita male, malissimo, quella tra il Papu Gomez e l’Atalanta. Il trequartista argentino si è raccontato in una lunga intervista a La Nacion in cui ha parlato approfonditamente e per la prima volta della lite che lo ha portato a separarsi dall’Atalanta.
Voglia di tornare in Argentina? “No, non fa per me, troppo stress. Voglio continuare a vivere in serenità e sappiamo tutti che in Argentina non è possibile. La verità è che andai via tanto tempo fa e mi sono abituato a vivere in Europa. Sono stato contattato diverse volte da alcuni grandi club argentini che volevano propormi di tornare a casa, ma la mia risposta è sempre stata la stessa: grazie, ma preferisco di no. Certo mai dire mai, magari un giorno come allenatore o dirigente…”.
Un Papu Gomez allenatore? “Non lo so ancora – ha detto l’argentino – Da una parte mi piace, dall’altra no. Mi piace l’aspetto calcistico, la parte tecnica, ma non amerei fare la stessa vita che faccio oggi da calciatore, se non peggio. Non ho ancora la necessità di decidere. Si vedrà”.
Gomez a Siviglia, dove è stato anche Maradona “Qui amano gli argentini. Il nostro team manager è Juan Martagon che giocò con Diego a Siviglia. Ci racconta sempre storie ed aneddoti. Nel negozio del club vengono la maglia di Maradona al Siviglia e per me è un orgoglio indossare la stessa maglia che indossò Diego”.
Gomez in Spagna, le differenze con l’Italia “In Spagna il calcio è meno tattico e più veloce. Qui i campi sono sempre molto bagnati ed hai meno tempo per gestire il pallone rispetto all’Italia, dove le difese ti aspettano e si chiudono”.
Un campionato spagnolo in cui non ci sarà più Messi “Al Barcellona portava da solo 15/20 punti in più, quindi senza di lui tutte le altre squadre hanno un’opportunità in più. Se Barcellona, Real Madrid ed Atletico non saranno al top, avremo qualche opportunità. Credo che Leo si adatterà bene nel calcio francese, ma sono sorpreso della sua partenza”.
Gomez ed i compagni nell’Argentina “Molti argentini sono rimasti sorpresi da Cristian Romero, ma io ci ho giocato nell’Atalanta ed ho sempre detto che era un fenomeno. Ce ne sono anche altri che mi piacciono molto, come Lisandro Martinez ed Emiliano Buendia”.
Gomez che in passato aveva pensato anche alla Nazionale italiana “Ad un certo punto pensavo di non poter indossare la maglia dell’Argentina. Non ho mai perso la speranza di vestire la maglia albiceleste. Quando ho lasciato l’Atalanta, potevo scegliere i soldi dell’Arabia, ma non volevo perdere la possibilità di giocare con l’Argentina”.
Il Papu Gomez racconta poi la lite con Gasperini “Ho dovuto lasciare l’Atalanta. Mi aspettavo delle scuse da Gasperini, ma non sono mai arrivate. In una partita di Champions League, contro il Midtjylland, ho disobbedito ad una sua indicazione tattica. Gsaperini mi disse di giocare a destra quando mancavano dieci minuti alla fine del primo tempo, ma rifiutai perché volevo giocare a sinistra. Sapevo che mi avrebbe buttato fuori nell’intervallo, perché il rifiuto fu pubblico, davanti a tutti i compagni ed alle telecamere, e così mi sostituì, ma poi andò oltre. Cercò di aggredirmi fisicamente, voleva picchiarmi. Lì ho detto basta. Si può discutere, ma un attacco fisico è intollerabile. Ho chiesto un incontro con Antonio Percassi e gli ho detto che non c’erano problemi nel continuare la mia storia con l’Atalanta, ammettevo il mio errore perché da capitano non dovevo disobbedire all’allenatore, ma pretendevo anche le scuse di Gasperini. Il giorno dopo, in una riunione con la squadra, ho chiesto scusa a tutti per quello che era successo, ma Gasperini non si è mai scusato con me. Da lì è iniziato tutto”.
L’inizio della fine tra Gomez e l’Atalanta “Dopo qualche giorno ho richiamato Percassi e gli ho detto che non potevo continuare a giocare nell’Atalanta con Gasperini. Il presidente mi ha detto che non intendeva cedermi e da lì è iniziato un testa a testa di cui io ne ho subito le conseguenze: sono stato messo fuori rosa e mi sono allenato con le riserve. E’ stato un brutto periodo perché dopo sette anni in cui avevo dato tutto all’Atalanta mi ritrovavo messo da parte. Si sono comportati male. Percassi non aveva le palle per chiedere a Gasperini di scusarsi con me. E non solo, mi hanno chiuso le porte del calcio italiano: hanno detto che non volevano cedermi ad un rivale diretto in Italia e volevano mandarmi in Arabia Saudita o negli USA. Grazie a Dio si è fatto avanti il Siviglia. E’ stata la mia salvezza perché tutto quello che volevo era continuare in un grande club per giocare la Copa America con l’Argentina”.
Gomez, dunque, deluso sia da Gasperini che da Percassi “Mi hanno deluso maggiormente i proprietari del club. Dopo tanti anni di rapporto e dopo tutto quello che abbiamo fatto insieme… I nostri figli andavano a scuola insieme. Con il tecnico si possono avere delle divergenze, ma ciò che mi ha fatto più male è stato il trattamento ricevuto dai Percassi. Credo che alla base ci sia una motivazione economica. I Percassi sanno che Gasperini è uno dei migliori allenatori in Europa e sanno che il suo lavoro migliora i giocatori e li valorizza. Hanno preferito restare con Gasperini perché sanno che garantisce loro molti soldi dalla vendita futura dei giocatori che valorizza”.
Una storia da raccontare ai tifosi dell’Atalanta “La gente non sa cosa è successo. Lo sto raccontando ora. I tifosi dell’Atalanta meritano di sapere la verità, e lo merito anch’io. Sono sparito da un giorno all’altro. Nessuno mi chiedeva più dell’Atalanta, come se non ne avessi mai fatto parte. La gente crede che sono stato io a voler andare via, magari per soldi. Non è così e tutti lo devono sapere”.