Tra addii, cessioni e rivoluzioni l’Inter è (ancora) la favorita

Photo Andrea Staccioli / Insidefoto

Non serviva certo un netto 6-1 contro il Bologna o una prestazione maiuscola contro il Real in Champions, al di là della sconfitta, per dire che l’Inter è ancora la squadra più forte della Serie A. Non si direbbe, certo, dopo un’estate turbolenta e piena di colpi di scena.

Dall’addio di Conte, rimpiazzato da un ottimo allenatore come Simone Inzaghi, che non ha comuqnue la stessa esperienza e trofei del tecnico leccese. All’arrivo di Dumfries, ottimo terzino sinistro, dotato di potenza e velocità, ma non al livello di Hakimi, vero protagonista dello scudetto dello scorso anno. Fino alla nuova coppia d’attacco formata da Correa e Lautaro che, per quanto ad intesa e gol, non è paragonabile alla Lu-La. Una coppia che ha raggiunto il vertice del panorama europeo. Senza dimenticare Calhanoglu, a cui non mancano talento e giocate, anche se l’Eriksen lanciato da Conte come mezz’ala è tutta un’altra cosa. Ma questa nuova Inter ha ancora tanta fame di vittoria e voglia di mettersi in gioco, spinta anche dallo scudetto cucito sul petto. Perchè, come spesso si suole dire, vincere aiuta a vincere. Giocare insieme significa collaudare un sistema che è rimasto comunque lo stesso nonostante l’innesto di nuovo elementi. E, se gaurdiamo al match di ieri sera tra Juve e Milan, o alla Roma di Mourniho fermata dal Verona (al netto del Napoli atteso questa sera contro l’Udinese), l’Inter rimane ancora la squadra da battere per lo scudetto.