Toto Cutugno ha scritto per molti e cantato per tutti, ma il cantautore – recentemente scomparso – era anche appassionato di calcio.
Un “italiano vero” non può essere altro se non appassionato di calcio. Quasi fosse un teorema non scritto che, in molti, hanno provato a cantare. Solo pochi, però, ne hanno colto la vera essenza. Al centro dell’italianità – ragionando sempre per estrema sintesi – c’è anche una profonda passione per il mondo del pallone. Non è sfuggita ai filosofi, De Crescenzo (tra le altre cose) non smetteva di idolatrare Maradona, figuriamoci se poteva sfuggire ai cantautori.
Cutugno non fa eccezione: grande tifoso del Milan, estimatore di Sacchi e dell’idea di calcio totale portata avanti – fra gli altri – anche da Johan Cruijff. La dimensione, però, stavolta è un’altra: Toto cantava di un partigiano come Presidente (il riferimento era a Pertini), ma calcisticamente era legato a Berlusconi. L’uomo che, forse, più di tutti in Italia ha rivoluzionato il calcio. Dandogli anche una concezione europeista.
Magari questo faceva storcere il naso al compianto cantautore, il quale amava il Milan ambizioso ma preferiva avere un calcio che non dimenticasse le proprie radici: “Sono un fan di Pirlo – ha dichiarato qualche anno fa alla Gazzetta dello Sport – mi è dispiaciuto molto quando ha lasciato il Milan”. Un dispiacere che, però, ha lenito con i trionfi che qualche tempo dopo sono arrivati. La ‘battaglia’ per avere più italiani in campo, però, è proseguita: Cutugno ragionava in ottica Nazionale. Non certo per questioni legate al territorio, ma per logiche di squadra: “Una Nazionale forte – diceva – è un vanto per tutti”.
Proprio quel brano, infatti, fu preso ad esempio nel momento in cui Balotelli – vessato in passato anche per le sue origini – venne riconosciuto a tutti gli effetti un cittadino italiano dopo aver acquisito la cittadinanza. Calcio, sport e passioni spesso vanno a braccetto. A maggior ragione se ad accompagnarle è un ritornello senza tempo. Proprio come l’omaggio del Milan al musico che gli spaghetti al dente li abbinava quasi sempre al tricolore. Altrimenti bastava anche una bandiera rossonera che, per storia e tradizione, il tricolore ha sempre cercato di abbinarlo.