Grigia, cupa, spenta. Come lo può essere Torino in una giornata nebbiosa di autunno inoltrato, quando il profilo della collina scompare, così come la punta della Mole. Un’immagine che può restituire quello che è stato il Toro nelle ultime stagioni, e di conseguenza tutto l’ambiente granata. Contestazioni, prestazioni deludenti, l’incubo della retrocessione ad un passo. Oggi, però, tutto riprende colore. La nebbia si dirada, colori e odori riesplodono in città, il profilo della collina è netto e, in lontananza, si scorge l’imponente Basilica di Superga, simbolo dell’orgoglio granata. Sono quelle giornate in cui “Il cielo su Torino sembra ridere al tuo fianco”, come cantano i Subsonica.
A riaccendere la luce è Ivan Juric: una scossa, quella che ci voleva per rianimare il Torino. La prima scarica di volt – secca, inaspettata, quasi fatale per certi versi – è arrivata da una conferenza stampa di fine agosto: “La mia società ha preso la strada dell’austerity: tagliare costi in ogni modo, a prescindere dalla forza della squadra che è arrivata negli ultimi due anni a salvarsi all’ultima partita”. Un messaggio brusco, come solo una sveglia di primo mattino lo può essere, recepito da Cairo e Vagnati che, nelle ultime ore di calciomercato, hanno accontentato il tecnico.
Quello che Juric dice ai propri giocatori, nascosti dalle mura del Filadelfia e dalle vele anti spionaggio che tanto stanno facendo discutere, non lo possiamo sapere. Quello che è certo è che sta funzionando. La squadra sembra trasformata, rispetto alle pessime prestazioni a cui i tifosi granata si erano tristemente abituati. Ieri sera, contro il Sassuolo, il Torino è sembrata una squadra con un’identità ben precisa, con la giusta cattiveria agonistica, con la voglia di emergere, con qualità e, soprattutto, un gruppo che ha capito cosa vuol dire vestire la storica maglia granata.
Come si è già detto, una scossa. Questo è stato l’arrivo di Juric per il Toro. Non sembra un caso, che la sua zona di Torino preferita sia San Salvario. Quartiere insonne, elettrico, dove giovani bohémienne passano da un locale all’altro, mentre al loro fianco gli emarginati della città proseguono con i loro vizi e le loro vite impermeabili a tutto ciò che gli succede intorno.
Torino è una città mistica, di triangoli: quello della magia bianca di cui è un vertice insieme a Praga e Lione; e quello della magia nera, insieme a Londra e San Francisco. Proseguiamo con la geometria, e potremmo individuarne uno nuovo, quello della magia granata, incastonata tra Superga, il Filadelfia e lo stadio Grande Torino, dove oggi gioca la prima squadra. Magia che oggi ha ripreso vigore e che scorre come sangue vivo nelle arterie della metà della città che tifa Toro. E tra due settimane c’è il Derby della Mole.