Tonali come Redondo e Tudor: i giocatori che si sono tagliati lo stipendio

Tonali come Redondo e Tudor: i giocatori che si sono tagliati lo stipendio

Tonali ha deciso di tagliarsi lo stipendio: chi prima di lui ha fatto la stessa scelta - Getty Images, calcioinpillole.com

Con la lunga squalifica da scontare, Tonali ha deciso di tagliarsi lo stipendio: ecco gli altri calciatori che hanno avuto la stessa idea.

Con l’ultima decisione della Football Association, è stata scritta la parola fine sulla vicenda relativa a Sandro Tonali e alle scommesse illegali. La FA ha infatti inflitto due mesi di squalifica ma con la sospensiva fino al termine della stagione 2024-25. Dunque, il centrocampista potrà tornare in campo il 27 di agosto, ossia al termine della sanzione già comminata dalla FIGC e senza prolungamenti.

La Federcalcio inglese ha sottolineato nelle motivazioni che l’autodenuncia del giocatore è stata fondamentale nel processo e che il reato contestatogli avrebbe comportato una squalifica di 6 mesi, inferiore a quella sentenziata dalla Federazione italiana.

Così Tonali – chiaramente se non incorrerà in altre violazioni – potrà prepararsi al ritorno in campo per fine agosto, saltando solamente le prime due giornate della stagione 2024-25. Contestualmente, il giocatore ha deciso anche di tagliarsi lo stipendio, per dimostrare la propria buona fede e volersi ripulire completamente.

Ad annunciarlo è stato Eddie Howe, tecnico del Newcastle: “Sandro ha voluto dimostrare al club la sua amarezza per la situazione venutasi a creare, compiendo questo gesto molto apprezzabile dal punto di vista umano e professionale“. I Magpies non hanno specificato a quanto ammonti la rinuncia di Tonali rispetto agli 8 milioni di euro che da contratto percepisce, ma hanno sottolineato che il risparmio per le casse societarie sarà importante.

Gesto forte quindi di Tonali, che fa seguito a quello di altri colleghi prima di lui i quali hanno deciso di rinunciare a una parte di emolumenti non potendo dare il proprio contributo in campo.

Tonali rinuncia allo stipendio: gli esempi di Redondo e Tudor

Fernando Redondo è stato uno dei talenti più puri partoriti dal calcio argentino. Mediano di interdizione con un sinistro di qualità sopraffina, cresce nell’Argentinos Juniors prima di sbarcare in Europa. Al Tenerife, dove gioca 4 anni, e poi il grande salto al Real Madrid. In Blanco trascorre 6 anni e colleziona 228 presenze, vincendo due volte la Liga e due volte la Champions League, fra le altre cose. Nell’estate del 2000 il Milan riesce ad accaparrarselo per la cifra di 35 miliardi di vecchie lire, ma un grave infortunio al ginocchio subito in estate lo costringe a rimanere fuori per moltissimo tempo.

Redondo in azione con il Milan – Getty Images, calcioinpillole.com

Scenderà in campo per la prima volta soltanto nel dicembre del 2002, mettendoci poco del suo fino al 2004, quando decide di ritirarsi a 35 anni. Solo 33 presenze in rossonero e 0 gol. Esperienza decisamente poco memorabile, ma i tifosi lo ricordano per un bel gesto extracampo. Redondo infatti rifiutò di percepire il proprio stipendio per tutto il periodo in cui rimase infortunato.

Decisione simile a quella che prese Igor Tudor qualche anno più tardi. Lui arriva alla Juventus nel 1998 e nei primi 7 anni è uno degli elementi più importanti della rosa. Dal punto di vista fisico però i problemi sono molti ed è costretto più volte a fermarsi. Nella rosa bianconera arrivano altri giocatori importanti nel suo ruolo come Lilian Thuram e Fabio Cannavaro e lui scende nelle gerarchie, fino al trasferimento in prestito al Siena. Due anni in Toscana prima di tornare a Torino, dove però incappa in altri infortuni. Nella stagione 2006-07 Tudor decide di rimanere in Serie B dopo lo scandalo Calciopoli, ma non riesce mai a scendere in campo. E così decide di rinunciare agli emolumenti pur di rimanere sotto contratto.

Ci sono anche Kakà e Mandzukic

Kakà nella sua seconda parentesi milanista – Getty Images, calcioinpillole.com

Non solo Redondo e Tudor, perché nel calcio italiano ci sono stati anche altri due esempi. Dopo una prima parentesi stellare e un trasferimento al Real Madrid, Kakà torna al Milan nell’estate del 2013. Durante la prima partita dal suo ritorno però il brasiliano subisce un infortunio al ginocchio che lo terrà fermo per circa due mesi e per questo periodo l’ex Pallone d’Oro decide di non percepire lo stipendio.

Stessa scelta di Mario Mandzukic, sempre nella sua esperienza al Milan. Il croato ha giocato solo qualche mese in rossonero fra il gennaio e il giugno del 2021, collezionando solo 10 presenze. In questo periodo decide di rinunciare a una delle mensilità per devolvere la cifra in beneficienza.

Schiavio e il Bologna ma non solo

C’è poi la storia di Angelo Schiavio, grande talento degli anni ’30 oscurato solo dalle gesta di Silvio Piola e di Giuseppe Meazza. Vincitore di 4 Scudetti con il Bologna, Schiavio non percepì mai alcuno stipendio durante tutta la sua carriera, anche perché a quei tempi il calcio non era ancora una professione e lui lavorava nell’azienda di famiglia. In più, considerava giocare nella squadra della sua città un privilegio.

Scelta di cuore anche per Kuba Blaszcykowski. Ex Borussia Dortmund e Fiorentina, il polacco torna nel 2019 al Wisla Cracovia, dove è cresciuto. Gioca gratis e contribuisce anche al pagamento degli stipendi arretrati della rosa e dello staff.

Infine l’esempio di Hakan Calhanoglu. Nel febbraio 2017 il TAS lo squalifica per 4 mesi per irregolarità in un suo trasferimento precedente dalla Turchia alla Germania. Per quel periodo di inattività il turco non volle percepire lo stipendio da parte del Bayer Leverkusen.