“Nu brav guaglione” si direbbe a Napoli, “un brau fioeu” a Milano, “un gran regaz” a Bologna. Insomma, si potrebbe andare in qualsiasi parte d’Italia che Tommaso Baldanzi verrebbe riconosciuto alla stessa maniera: come “un bravo ragazzo”. Abbiamo avuto il piacere di confermare tutto ciò vedendolo con i nostri occhi, ma soprattutto ce l’ha raccontato in esclusiva Massimo Bonin, segretario del Castelfiorentino, squadra dove Tommy ha mosso i suoi primi passi col pallone tra i piedi.
A Massimo si illuminano gli occhi a parlare di Tommaso, che ora è in forza all’Empoli, ma è passato dalla scuola calcio del Castelfiorentino. Tommy ha dato i primi calci ad un pallone lì, in Viale Roosevelt, dove tutt’ora torna per salutare amici e vecchi compagni di squadra. “Tommaso venne qui con la leva calcistica, accompagnato dal nonno. Era un bambino vivace, molto attivo per l’età che aveva. Quello che colpiva di questo bambino era la serietà con cui faceva calcio. Già da allora si vedeva che aveva un qualcosa che la natura gli aveva dato e questo qualcosa se l’è portato dietro fino ad oggi. Stupiva l’attività e l’applicazione con cui faceva ciò che l’allenatore gli diceva, ma soprattutto riusciva ad esternare le sue doti. Aveva un fisico minuto ma questo gli dava tanta agilità; sulla palla ci arrivava sempre prima lui“.
Massimo ci descrive Tommaso come un’essenza di talento e amore per il pallone. “Riusciva a prendere la palla dal portiere e arrivava in cima al campo da solo a volte. Gli piaceva molto fare le acrobazie, le rovesciate…quello che fanno tutti i bambini che avevano la sua età, ma a lui venivano più spontanee“.
Prima di lasciare il Castelfiorentino, Tommaso Baldanzi è stato allenato anche dal figlio di Massimo Bonin, che aveva ben chiare le idee sulle sue qualità. “Lo paragonava un po’ ad un piccolo Messi. Anche lui l’aveva visto come un bambino che aveva un qualcosa in più rispetto agli altri. Le partite a volte le vinceva da solo”.
Nonostante i riflettori, le attenzioni mediatiche e le tante voci sul suo conto, Tommaso non è mai cambiato, ma soprattutto “non si è montato la testa”. Massimo ci tiene a ribadirlo. Nessuno meglio di lui può conoscere Baldanzi, d’altronde…sono anche vicini di casa! “Tommaso aveva già le doti per potere arrivare. Poi per arrivare dove è arrivato lui ci vuole anche tanta fortuna oltre a tanto sacrificio e applicazione, e lui aveva tutto”.
“Un ragazzo di paese”, così ci descrive Baldanzi il segretario del Castelfiorentino. “Non si è montato la testa, è rimasto proprio il classico ragazzo di paese, alla quale si è aperto uno scenario molto vasto davanti agli occhi”. Tommaso gioca in Serie A, ma nulla è cambiato per lui. La sua vita, le sue abitudini e i suoi amici sono gli stessi, quelli di sempre. “Io lo vedo ancora spesso, anche se gli impegni che ha con la sua squadra e con la Nazionale lo portano a stare più fuori che a casa. Tommy viene anche a vedere il Castelfiorentino, qui allo stadio ci è stato diverse volte”.
Famiglia educata e tanta umiltà, questo c’è alle spalle di Tommaso Baldanzi. “Penso che sia un ragazzo che sa bene quello che vuole. Conosce i suoi limiti, i suoi pregi e sa come sfruttarli al meglio. È un ragazzo intelligente, e questo lo aiuterà nella sua carriera. Riesce a vedere oltre; è come il calciatore che immagina il passaggio da fare per l’azione successiva. Deve essere ambizioso, ma ha i piedi per terra. Tommaso è un ragazzo serio con una famiglia seria. Alle sue spalle c’è un bagaglio di tante cose, che sia nella vita di tutti i giorni che nel calcio lo hanno aiutato e lo aiuteranno tanto”.
Il giorno dei saluti arriva per tutti, prima o poi. Era il 2011, quando l’Empoli, che spesso va a buttare un occhio ai bambini del Castelfiorentino, si interessa a Tommaso. Ad accompagnarlo a Monteboro è Mario, il suo primo allenatore. “Mario l’ha portato là assieme ai genitori per parlare con la dirigenza dell’Empoli. Solitamente l’Empoli ci segnalava i ragazzi di cui erano interessati e ci dicevano di portarli a fare degli allenamenti a Monteboro…e noi li mandiamo. Se me lo immaginavo che sarebbe arrivato l’Empoli a chiederci Tommaso Baldanzi? Noi abbiamo avuto diversi ragazzi che hanno avuto la possibilità di sfondare nel mondo del calcio. Le speranze sono belle per tutti i ragazzi, però ci sono gli eletti“. Sono bastati pochi allenamenti per far capire all’Empoli che Tommaso era di una pasta differente.
Quando iniziamo a parlare di futuro Massimo Bonin non trema, anzi, per lui il momento del “grande salto” è arrivato. “Speriamo di vederlo ancora “più in là” dell’Empoli, anche se è già in Serie A. Io glielo auguro. Empoli deve essere la stazione di partenza…poi il treno corre. Ha le doti e le capacità per poter arrivare molto in alto”.
Per Massimo un’esperienza all’estero sarebbe formativa: “Io sono molto scettico sul calcio italiano, perché c’è ancora una mentalità molto arretrata, soprattutto nel calcio giovanile. Si sta cominciando ora a seguire le orme del calcio europeo. C’è molto da imparare, a partire dalle strutture. Il calcio dovrebbe entrare nelle scuole per esempio. I problemi che ha la Nazionale italiana vengono anche da questo. L’estero sicuramente sarebbe un’esperienza che lo arricchirebbe notevolmente. Se è già pronto per fare il “grande salto”? Direi di sì. È un ragazzo molto maturo. A questi livelli qui la paura e la timidezza svaniscono alla svelta. Chi non ha paura non ha coraggio. È un susseguirsi di cose che ti portano a migliorarti sempre di più”.
E se Tommaso volesse fare un ultimo anno ad Empoli? “Non dipende solo da lui. Se ci sono delle richieste importanti l’Empoli non è di certo la società che gli preclude un passaggio del genere. Tommaso ha 20 anni, che sono pochi, ma sono già tanti. Se avrà richieste di società importanti, fossi in lui, ci andrei tranquillamente. Se ci andrà? Penso di sì, senz’altro. Non perde quest’occasione, soprattutto uno che ama il calcio come lui”.
Al termine della nostra intervista chiediamo a Massimo di scriverci un pensiero per Tommaso e per il suo futuro. Il segretario del Castelfiorentino non ci pensa due volte. “Rimani sempre te stesso”, questo è il riassunto del suo pensiero, che ci esterna con un filo di emozione e tanta gioia. “Gli direi di ricordarsi sempre da dove è partito e come è partito…in qualsiasi posto vada. Non si deve porre limiti quando arriva, stando sempre con i piedi per terra“. Adesso il “ragazzo d’oro” è pronto a spiccare il volo. Massimo lo sa, e non vede l’ora di vedere le sue ali spiegate in cielo.