Il tema dei diritti TV della Serie A si arricchisce di un nuovo capitolo. Ieri l’assemblea della Lega Serie A ha approvato l’ingresso della cordata Cvc-Advent-Fsi nella media company per la gestione commerciale del campionato italiano. È, questa, una storia lunga e complessa, che risponde sostanzialmente a esigenze economiche.
L’inizio della storia è la creazione della media company: una società votata all’ideazione, produzione e diffusione di contenuti multipiattaforma.
Negli scorsi mesi la Serie A ha iniziato a pensare concretamente a una possibile soluzione al grande scarto economico tra il campionato italiano e i campionati esteri in relazione ai proventi dei diritti TV. La regina è senza dubbio la Premier League, grazie ad accordi pluriennali con fondi privati.
L’obiettivo è quello di scindere la Serie A in due settori: uno prettamente calcistico, inerente a questioni organizzative, normative, gestionali del campionato italiano; l’altro, invece, dedito alla commercializzazione del prodotto. L’aspetto sportivo, naturalmente, rimarrebbe nelle mani della Lega Serie A; l’aspetto commerciale sarebbe gestito dalla media company.
Del nucleo commerciale di competenza della media company fa parte una serie di dimensioni connesse ai diritti TV della Serie A: pubblicità, apertura di sedi in tutto il mondo, trasmissione delle partite, lotta alla pirateria. Una possibile strada, inoltre, è la fondazione di un canale della Lega e tagliare fuori le emittenti televisive, almeno per le competizioni nazionali.
Un aspetto sostanziale della media company è il coinvolgimento di fondi privati, nella locuzione inglese private equity. Con questa espressione si intende un’attività finanziaria per cui un soggetto rileva delle quote di una società, acquisendone di già esistenti o emettendone di nuove; tale società (chiamata “società obiettivo”, o target) non è quotata in borsa. In pratica è immissione di nuovi capitali nella società, seguendo un principio di diversificazione e di contenimento del rischio.
L’apertura agli investimenti privati è un passo importante per il campionato italiano, una svolta epocale. Dall’asta per i diritti TV della Serie A per il passato triennio 2018-2021 sono arrivati, infatti, appena 4,2mld di euro, meno della metà della Premier League, che ne ha ottenuti 9. La cifra è stata superata anche dal campionato spagnolo e da quello tedesco; facendo, inoltre, una considerazione solo sulla vendita dei diritti all’estero, i dati recitano 1,1mld per la Serie A, 4,3 per la Premier League e 3 per LaLiga. L’obiettivo della media company e della collaborazione con i fondi privati è proprio quello di evitare un’altra asta al ribasso e immettere liquidità nelle casse della Lega e delle società di calcio, dissanguate dal Covid19.
Da mesi, quindi, questa rivoluzione nella Serie A sta prendendo forma, e con lei i contatti tra le varie parti. Si sono susseguite numerose pretendenti disposte a entrare nella nuova compagnia, presentando offerte differenti. L’intenzione della Serie A era, e resta, quella di non cedere più del 10% delle quote. Questo ha portato a scartare alcune proposte e a vagliarne altre; alla fine sono rimaste in due a contendersi l’ingresso nella media company: il duo Bain-NB Renaissance, da una parte, il trio CVC-Advent-FSI, dall’altra.
Bain Capital e NB Renaissance hanno formulato un’offerta definita nelle ultime settimane come l’acquisto del 15% di una nuova società di consulenza dei diritti TV della Serie A per un totale di 952mln di euro. Di questi, 400 verrebbero erogati alla conclusione dell’accordo; il resto nella rinuncia a percepire gli utili nei primi tre anni di collaborazione.
La durata dell’accordo è stata fissata a dieci anni estendibili ad altri dieci, con consenso della Lega. Viene, poi, offerto un minimo garantito di un milione e 220mila euro per colmare eventuali divari tra fatturato atteso e fatturato effettivo per i primi quattro anni. A partire dal sesto anno, inoltre, la Lega Serie A ha diritto al riacquisto della quota del 15% della società, divenendone, quindi, unica proprietaria.
L’offerta del trio composto da CVC Capital Partners, Advent International e Fondo FSI parte dalla valutazione della media company per oltre 16mld di euro. L’acquisto del 10% della quota ammonta, quindi, a 1,625mld di euro. Di questi, un miliardo e 100mln verrebbe concesso alla formalizzazione dell’affare; i restanti 500mln andrebbero a configurarsi come rinuncia ai dividendi per i primi anni. Il minimo garantito è di 1mln e 80mila euro nel primo triennio, per far fronte a eventuali divari tra introiti effettivi e introiti preventivati.
La nuova compagnia verrebbe formata da un CDA costituito per sette consiglieri nominati dalle società di Serie A e sei nominati dal Consorzio; inoltre, l’AD sarebbe scelto dai fondi, con il placet delle società, che nominerebbero il Presidente.
L’Assemblea di Lega Serie A, svoltasi ieri, ha deliberato la votazione in favore dell’offerta della cordata CVC-Advent-FSI. Si legge nella nota diramata sul sito ufficiale che l’incontro ha dato esito favorevole a larga maggioranza per le negoziazioni in via esclusiva con il fondo in questione e che un’apposita Commissione avvierà le trattative per un periodo di quattro settimane.
La “larga maggioranza” ha visto, infatti, l’astensione dei Presidenti di Atalanta, Udinese, Lazio, Napoli e Verona: con 15 approvazioni su 20 votanti, il provvedimento è stato accettato. Il trio CVC-Advent-FSI entrerà, dunque, nella media company della Serie A.
La portata di questa decisione è potenzialmente enorme: il pacchetto dei diritti TV della Serie A si stima che triplicherebbe il proprio valore. Un altro provvedimento approvato ieri, inoltre, riguarda l’apertura del bando per la commercializzazione all’estero del triennio 2021-24. Una media company avviata farebbe, in questo caso, alzare di molto la competitività economica del campionato italiano.