Svolta in Serie A: sì alla cordata CVC nella media company

Svolta in Serie A: sì alla cordata CVC nella media company

Matteo Gribaudi/Image/OneFootball

Il tema dei diritti TV della Serie A si arricchisce di un nuovo capitolo. Ieri l’assemblea della Lega Serie A ha approvato l’ingresso della cordata Cvc-Advent-Fsi nella media company per la gestione commerciale del campionato italiano. È, questa, una storia lunga e complessa, che risponde sostanzialmente a esigenze economiche.

La media company

L’inizio della storia è la creazione della media company: una società votata all’ideazione, produzione e diffusione di contenuti multipiattaforma.

Negli scorsi mesi la Serie A ha iniziato a pensare concretamente a una possibile soluzione al grande scarto economico tra il campionato italiano e i campionati esteri in relazione ai proventi dei diritti TV. La regina è senza dubbio la Premier League, grazie ad accordi pluriennali con fondi privati.

L’obiettivo è quello di scindere la Serie A in due settori: uno prettamente calcistico, inerente a questioni organizzative, normative, gestionali del campionato italiano; l’altro, invece, dedito alla commercializzazione del prodotto. L’aspetto sportivo, naturalmente, rimarrebbe nelle mani della Lega Serie A; l’aspetto commerciale sarebbe gestito dalla media company.

I compiti della media company

Del nucleo commerciale di competenza della media company fa parte una serie di dimensioni connesse ai diritti TV della Serie A: pubblicità, apertura di sedi in tutto il mondo, trasmissione delle partite, lotta alla pirateria. Una possibile strada, inoltre, è la fondazione di un canale della Lega e tagliare fuori le emittenti televisive, almeno per le competizioni nazionali.

I fondi di private equity

Un aspetto sostanziale della media company è il coinvolgimento di fondi privati, nella locuzione inglese private equity. Con questa espressione si intende un’attività finanziaria per cui un soggetto rileva delle quote di una società, acquisendone di già esistenti o emettendone di nuove; tale società (chiamata “società obiettivo”, o target) non è quotata in borsa. In pratica è immissione di nuovi capitali nella società, seguendo un principio di diversificazione e di contenimento del rischio.

L’apertura agli investimenti privati è un passo importante per il campionato italiano, una svolta epocale. Dall’asta per i diritti TV della Serie A per il passato triennio 2018-2021 sono arrivati, infatti, appena 4,2mld di euro, meno della metà della Premier League, che ne ha ottenuti 9. La cifra è stata superata anche dal campionato spagnolo e da quello tedesco; facendo, inoltre, una considerazione solo sulla vendita dei diritti all’estero, i dati recitano 1,1mld per la Serie A, 4,3 per la Premier League e 3 per LaLiga. L’obiettivo della media company e della collaborazione con i fondi privati è proprio quello di evitare un’altra asta al ribasso e immettere liquidità nelle casse della Lega e delle società di calcio, dissanguate dal Covid19.

Le offerte dei fondi

Da mesi, quindi, questa rivoluzione nella Serie A sta prendendo forma, e con lei i contatti tra le varie parti. Si sono susseguite numerose pretendenti disposte a entrare nella nuova compagnia, presentando offerte differenti. L’intenzione della Serie A era, e resta, quella di non cedere più del 10% delle quote. Questo ha portato a scartare alcune proposte e a vagliarne altre; alla fine sono rimaste in due a contendersi l’ingresso nella media company: il duo Bain-NB Renaissance, da una parte, il trio CVC-Advent-FSI, dall’altra.

Bain-NB Renaissance

Bain Capital e NB Renaissance hanno formulato un’offerta definita nelle ultime settimane come l’acquisto del 15% di una nuova società di consulenza dei diritti TV della Serie A per un totale di 952mln di euro. Di questi, 400 verrebbero erogati alla conclusione dell’accordo; il resto nella rinuncia a percepire gli utili nei primi tre anni di collaborazione.

La durata dell’accordo è stata fissata a dieci anni estendibili ad altri dieci, con consenso della Lega. Viene, poi, offerto un minimo garantito di un milione e 220mila euro per colmare eventuali divari tra fatturato atteso e fatturato effettivo per i primi quattro anni. A partire dal sesto anno, inoltre, la Lega Serie A ha diritto al riacquisto della quota del 15% della società, divenendone, quindi, unica proprietaria.

CVC-Advent-FSI

L’offerta del trio composto da CVC Capital Partners, Advent International e Fondo FSI parte dalla valutazione della media company per oltre 16mld di euro. L’acquisto del 10% della quota ammonta, quindi, a 1,625mld di euro. Di questi, un miliardo e 100mln verrebbe concesso alla formalizzazione dell’affare; i restanti 500mln andrebbero a configurarsi come rinuncia ai dividendi per i primi anni. Il minimo garantito è di 1mln e 80mila euro nel primo triennio, per far fronte a eventuali divari tra introiti effettivi e introiti preventivati.

La nuova compagnia verrebbe formata da un CDA costituito per sette consiglieri nominati dalle società di Serie A e sei nominati dal Consorzio; inoltre, l’AD sarebbe scelto dai fondi, con il placet delle società, che nominerebbero il Presidente.

La scelta

L’Assemblea di Lega Serie A, svoltasi ieri, ha deliberato la votazione in favore dell’offerta della cordata CVC-Advent-FSI. Si legge nella nota diramata sul sito ufficiale che l’incontro ha dato esito favorevole a larga maggioranza per le negoziazioni in via esclusiva con il fondo in questione e che un’apposita Commissione avvierà le trattative per un periodo di quattro settimane.

La “larga maggioranza” ha visto, infatti, l’astensione dei Presidenti di Atalanta, Udinese, Lazio, Napoli e Verona: con 15 approvazioni su 20 votanti, il provvedimento è stato accettato. Il trio CVC-Advent-FSI entrerà, dunque, nella media company della Serie A.

La portata di questa decisione è potenzialmente enorme: il pacchetto dei diritti TV della Serie A si stima che triplicherebbe il proprio valore. Un altro provvedimento approvato ieri, inoltre, riguarda l’apertura del bando per la commercializzazione all’estero del triennio 2021-24. Una media company avviata farebbe, in questo caso, alzare di molto la competitività economica del campionato italiano.