Superlega, tra bluff e realtà: perchè il progetto è ancora possibile

Agnelli Juventus

La Superlega non è in archivio

Il torneo dei migliori, questo doveva essere la Superlega: un’idea, per molti possibile, per altri utopica e ingiusta. La verità sta nel mezzo. Vale a dire che, se i tifosi non hanno gradito questa eventuale “selezione obbligata” dei club ammessi, a più di qualcuno faceva e fa piacere. L’idea che ci sia una cerchia ristretta di partecipanti per accattivare sponsor e nuove entrate stuzzica i giganti di club e finanza. Obiettivo: risanare le perdite di collettivi e sistema allo sbando. Juventus, Real Madrid e Barcellona – tra gli altri – si sfregavano le mani all’idea di avere nuove entrate e possibilità: il piatto piange, così potrebbe lacrimare un po’ meno.

O sarebbe meglio dire avrebbe potuto perchè, al momento, la Superlega è in stand-by: dopo le mobilitazioni di piazza e il braccio di ferro vinto da UEFA e FIFA, tutto è finito nel congelatore. Sullo sfondo la lite furibonda tra Agnelli e Ceferin. Costata anche il posto in Federazione al Patron bianconero. Le conseguenze di questa frizione non tarderanno ad arrivare: chi non ha ritrattato la posizione in merito al primo progetto della Superlega, realizzato – a detta delle principali organizzazioni che ruotano attorno al mondo del calcio internazionale – allo scuro di tutto, rischia pesanti sanzioni.

Superlega, il “sogno” delle big non tramonta

Sembrava che la posizione, in tal senso, fosse stata ritrattata ma così non è stato. L’iter è ancora in piedi, anche per questo è stato contattato Bernd Reichart, un principe del Foro per quanto riguarda il diritto sportivo. Mettere in atto soluzioni alternative, instaurando un dialogo fra le parti, per evitare conseguenze peggiori del previsto. Dov’è, però, il nodo? Ha provato a spiegalo Mattia Grassani, uno dei massimi esponenti in tema di diritto sportivo sul territorio italiano, ai microfoni di Free.it.

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La Juve spera ancora nella nuova competizione

È una questione di compatibilità e non di fattibilità: “Nessuno vieta a società – perlopiù commerciali – di organizzare una competizione e disputarla. La problematica si pone nel momento in cui queste pretendano, oltre che di disputare la “lega privata”, di continuare a far parte delle competizioni UEFA e FIFA senza incorrere in sanzioni”. In parole povere: resta una questione di accordi, per evitare la “scissione” servirebbe interpellare i massimi organi del calcio internazionale al fine di trovare una soluzione che non esca fuori dai radar preposti: la lega privata non può (o meglio: non dovrebbe) esistere.

Ci sono una serie di passaggi da fare con cui, anche gli scettici e i più conservatori, dovranno confrontarsi: il calcio è dei tifosi, ma se in ballo c’è il possibile fallimento di massa entrano in gioco altre forze. Il potere economico vince su quello del campo, per questo è ancora troppo presto per derubricare la Superlega a semplice bluff. Magari cambierà nella forma, ma la sostanza – di fatti ed esigenze – non può essere ignorata.