Esclusiva CIP – Superga, una storia finita nell’oblio

Della tragedia avvenuta il 4 maggio del 1949 tanto si è raccontato. Si è parlato del Grande Torino, squadra leggendaria che ha fatto sognare generazione di ragazzi. Squadra di invincibili che vinceva contro ogni avversario e su ogni campo.

All’epoca dei ragazzi capitanati da Valentino Mazzola non c’erano ancora le competizioni europee, altrimenti non abbiamo nessun dubbio nel dire che avrebbe fatto tremare anche il Real Madrid di Di Stefano e forse la storia dei bianchi di Spagna sarebbe diversa.

Si è detto della tristezza, del lutto che ha colpito una nazione intera perché quando succedono tragedie simili, non viene colpito il soggetto direttamente ed emotivamente più coinvolto, ma viene coinvolto il paese in toto.

Quel Toro, quel grande Toro, era la squadra di tutti e tutti i bambini, giocando a pallone nei parchi o nei cortili sognavano di emulare le gesta dei loro campioni preferiti.

STORIA DI UN UOMO MORTO 2 VOLTE

La tragedia, però, nasconde un particolare ancora più inquietante, se possibile, di quello che già sappiamo. Perché in quel giorno nefasto, in quel maledetto 4 maggio 1949 che noi tutti non avremmo mai voluto che esistesse, c’è un uomo che è morto 2 volte e la seconda, se possibile, è stata molto più dolorosa della prima.

Stiamo parlando di Pierluigi Meroni, il pilota che guidò l’aereo nel tragico viaggio di ritorno dal Portogallo, più precisamente Lisbona, dove i granata giocarono contro il Benfica la loro ultima partita.

CHI ERA PIERLUIGI MERONI

Di Pierluigi Meroni, omonimo della farfalla granata Gigi Meroni, morto anche lui in un tragico incidente, non si hanno molte notizie ed anche la società granata in questo ha le sue colpe perché non si è mai interessata, motivo per cui tra la famiglia Meroni ed il Torino c’è grande freddezza.

A tenere viva la memoria del pilota Meroni è stato suo figlio Franco, che ha raccontato a CIP di come gli unici cimeli che tengono viva la memoria collettiva di un eroe di guerra sono esposti nel museo dedicato alla memoria del Grande Torino.

A questo museo, istituito da tifosi appassionati di calcio, in occasione del 70° anniversario della tragedia, la Famiglia Meroni ha prestato alcuni cimeli preziosi, quali foto ed altri effetti personali, in ricordo anche dell’equipaggio che riportò i Campioni granata in Italia. Queste reliquie preziose ora sono di nuovo in possesso della Famiglia.

Ma c’è molto di più dietro alla figura di Pierluigi Meroni, tenuta viva da Franco che, con la voce rotta dall’emozione, ci ha raccontato orgogliosamente di come il papà, nonostante la giovane età, fu un eroe di guerra encomiato con 5 medaglie. Tra le azioni eroiche ricordiamo quella di un’azione di salvataggio in Africa in cui tra le persone tratte in salvo figura il Capitano Bulgarelli, altra curiosa omonimia in questa triste storia.

Nonostante la grande esperienza, competenza ed abilità, frutto non solo di azioni belliche ma anche accertato dal brevetto di istruttore di volo senza visibilità, purtroppo non c’è stato nulla da fare quando un destino beffardo ci ha messo lo zampino in maniera subdola.

Un destino che stava malignamente prendendo forma quando, inspiegabilmente, l’aereo non ottenne il via libera per atterrare a Milano, ma fatto viaggiare fino a Superga. Gli altimetri di bordo che forse erano mal funzionanti, nebbia fitta, pioggia incessante. La Basilica di Superga, ultima immagine davanti agli occhi.

Il fato, quel maledetto fato, ha vinto. Il Grande Torino poteva essere sconfitto solo così. Con un disegno crudele. Gli Invincibili non ci sono più, Pierluigi non c’è più, strappato ai suoi figli troppo presto. Ma grazie a queste storie che tengono viva la memoria, l’eroe che riportò in patria gli Invincibili non morirà mai nei cuori di chi gli vuole bene.