Spagna, le scelte di Luis Enrique e un ciclo da ricostruire
Quando Luis Enrique ha reso ufficiali le proprie scelte per Euro 2020, in molti in Spagna hanno storto la bocca. Ha fatto scalpore l’assenza di giocatori del Real Madrid, un affronto in fin dei conti comprensibile. Ma ciò che ha infastidito maggiormente, e ieri c’è stata la riprova, è stato il voler puntare ancora su Alvaro Morata. L’attaccante della Juventus – che ha deciso di prolungare il prestito dall’Atletico di Madrid – non ha i numeri del bomber, e un terminale offensivo di valore è esattamente ciò che manca a questa Spagna.
Contro la Svezia, però, sono emerse anche altre difficoltà, specie negli ultimi trenta metri, dove forse la fantasia di Oyarzabal avrebbe fatto comodo sin dal primo minuto. Vista dall’Italia, poi, è piuttosto incomprensibile l’ostracismo di Luis Enrique per Luis Alberto, che con la maglia della Lazio è ormai da diverse stagioni uno dei centrocampisti più qualitativi di tutta la Serie A.
Il pubblico della Cartuja, lo stadio di Siviglia rispolverato per l’occasione, non è stato certo tenero, ma la sensazione è che se la partita contro la Svezia fosse durata altri 90 minuti il risultato sarebbe stato lo stesso. Se davanti né Morata, né Dani Olmo né Ferràn Torres sono riusciti a superare Olsen, dietro Laporte e Pau Torres non hanno certo brillato. La Svezia, tutta dietro la linea della palla, ha rischiato persino di passare in vantaggio, sul finire del primo tempo.
Su un’indecisione della coppia di centrali schierati da Luis Enrique, che ha lasciato a casa Sergio Ramos, Isaak ha messo paura a Unai Simòn, salvato dal palo. Una serie di episodi rocamboleschi, cui vanno aggiunte le occasioni di Koke e Dani Olmo, anche loro incapaci di superare un Olsen che a Roma non si è visto mai. La prossima del girone, contro la Polonia, è già uno scontro diretto, e chissà che non vedremo in campo Gerard Moreno, con Morata in panchina. Di certo, a questa Spagna manca qualcosa, sia davanti che in mezzo al campo, in termini di qualità e sostanza, ma l’Europeo è lungo, e per gli epitaffi è ancora presto.