Solito Napoli e il coraggio della Lazio: lezione di Baroni a Conte
Dopo lo 0-3 inflitto giovedì sera all’Olimpico negli ottavi di finale di Coppa Italia, la Lazio si è ripetuta ieri contro il Napoli al Maradona nella ben più delicata sfida di campionato. Una partita totalmente diversa e che ha certificato la bontà del progetto biancoceleste e i limiti della squadra campana.
Giovedì sera era stata una sorta di preview che però importava solo alla Lazio, che non mancando di rispetto ad avversario e a competizione ha fatto la sua partita (stranvincendola) contro un Napoli zeppo di riserve e che ha fatto di tutto per farsi eliminare. Ieri il contesto era ovviamente differente: big match di campionato per l’alta classifica e con la squadra di Antonio Conte che ha rispolverato i titolari e quindi la formazione tipo di questa stagione.
La Lazio ha vinto con le sue idee e la sua identità. Al Napoli le cose non sono girate bene e ha sbattuto coi tanti limiti del suo tecnico
In un turno dove l’Atalanta si è andata a prendere la vetta della classifica e Inter e Fiorentina hanno vinto le loro rispettive partite, la sfida di ieri sera era importante per il Napoli per andarsi a riprendere il primo posto in solitaria, e per la Lazio per reagire dopo la sconfitta nella giornata precedente col Parma. Un match che è stato generalmente molto tattico con le due squadre che si sono affrontate in modo guardingo nel tentativo di limitare i punti di forza degli avversari, ma con una grande differenza nell’approccio che è poi risultato decisivo ai fini del risultato.
Nella primissima fase di partita a partire meglio è stato il Napoli, con la squadra di Conte che ha provato ad approfittare di un periodo di assestamento della Lazio nel primo quarto d’ora di gioco, con i biancocelesti molto compatti nel blocco centrale e nel difendere la zona sinistra d’attacco del Napoli con il grande lavoro in ripiego di Isaksen sulle sortite di Kvaratskhelia. Nei primi 120 secondi poi il Napoli stava per colpire con McTominay, neutralizzato da una super parata di Provedel che avrebbe potuto indirizzare la partita, ma stavolta la tattica del cinismo ha voltato le spalle a Conte e la conclusione dello scozzese resterà l’unica nello specchio di porta da parte del Napoli.
La Lazio ha scelto di lottare ma anche di giocare. Baroni senza compromessi contro le non idee di Conte
Dopo l’iniziale difficoltà, la Lazio ha assorbito gli assalti dei campani e ha preso le misure ai movimenti del Napoli, che anche ieri ha mostrato evidenti limiti nella proposta di gioco, e quanto diventi prevedibile e quasi inoffensivo se la difesa avversaria riesce a limitare o ad azzerare i rifornimenti verso Romelu Lukaku, con l’attaccante belga che anche ieri ha messo in campo la versione peggiore di se venendo cancellato dalla coppia Gila e Romagnoli.
Una Lazio che ha avuto rispetto del Napoli ma senza speculare, ma anzi accettando anche di giocarsela nei duelli individuali a centrocampo con gli ottimi mediani tuttocampisti Dele-Bashiru e Guendouzi a prendere rispettivamente in consegna Anguissa o a contenere i movimenti d’inserimento di McTominay. I biancocelesti ci hanno messo sacrificio come il già citato lavoro di Isaksen, ma anche la partita sporca ma utile di Zaccagni. Però in tutto questo la squadra di Marco Baroni non si è snaturata tatticamente (confermando il 4-2-3-1 offensivo con Dia assieme a Castellanos) e non rinunciando alle sue idee di gioco in fase di possesso.
Il valore di una squadra unita come quella biancoceleste
Un gioco efficace che ha provato tramite la manovra a rompere il 4-5-1 molto passivo in fase di difesa della squadra di Conte, e con la Lazio che ha saputo ribattere colpo su colpo, con umiltà ma anche voglia di fare la partita. Il secondo tempo è stato anche più studiato e prudente rispetto alla prima frazione, ma a spostare le cose è stata la razionale follia di Baroni: mente il Napoli ha continuato a sbattere coi propri difetti di meccanismi e con l’obiettivo di strappare probabilmente il pari, la Lazio ci ha provato di più per atteggiamento e ha trovato il chiavistello vincente anche dalla panchina.
Baroni toglie a venti dalla fine la coppia titolare d’attacco Dia e Castellanos e cambia fisionomia alla sua fase offensiva inserendo Pedro e Noslin, grande protagonista della sfida di Coppa Italia di giovedì. E pur con grande talento individuale, il gol che decide il match arriva tramite un marcato mecanismo già visto in stagione della Lazio. Immenso lavoro di Noslin che riceve palla nella propria metà campo, ripulisce la sfera e poi lancia dall’altro lato l’inserimento verticale di Isaksen, che dopo una partita di rincorsa ha la freschezza per piazzare il mancino che zittisce il Maradona. E gli ultimi minuti della partita sono una sintesi abbastanza chiara di Napoli-Lazio: con la squadra di Conte ad attaccare in anarchia e senza studio e i biancocelesti che non perdono lucidità e mostrano di essere una formazione unita che ci ha messo tutto quello che serviva per vincere: rispetto, sacrificio, idee e talento.