Le mani (e le parole) di Sirigu sull’Europeo: così ha trascinato il gruppo azzurro
Le vittorie si costruiscono giorno dopo giorno, con fatica, abnegazione, impegno e quel pizzico di motivazione che può fare davvero la differenza. Tanto passa dal campo, dagli allenamenti, gli esercizi, gli schemi, le tattiche e così via. Tanto, però, si fa anche dentro lo spogliatoio. È proprio lì che nasce l’unione del gruppo, la capacità di fare squadra e farsi forza soprattutto nei momenti più difficili. E se sul rettangolo verde i leader sono spesso quelli più “rumorosi”, capaci di guidare la squadra a suon di consigli ed esperienza, dentro le quattro mura dello spogliatoio emergono invece i caratteri più silenziosi e meno estroversi, quelli che spesso si nascondono dalle telecamere ma sanno come unire tante personalità diverse, di età differenti, con storie e background più svariati. Il collante dell’Italia è stato proprio l’uomo che non ti aspetti, quello che non si mette in mostra in campo ma che sa come costruire un gruppo: Salvatore Sirigu.
È cominciato tutto con un messaggio su Whatsapp a poche ore dalla prima sfida dell’Europeo, quella contro la Turchia. Parole semplici ma sentite: «Veniamo da un anno e mezzo durante il quale il calcio non è stato più lo stesso, per noi è già una vittoria entrare in uno stadio con i tifosi. Ricordiamoci che uniti si è più forti, e che più si è uniti e più si è forti. E godiamocela, perché tanti vorrebbero essere al nostro posto». Poche frasi che però hanno portato bene al gruppo azzurro, tanto da convincere il portiere a trasformare un gesto istintivo in un rito.
Prima di ogni gara, dall’esordio fino alla fine di Wembley, l’estremo difensore ha deciso di caricare i compagni con dei messaggi – audio e non – sul gruppo Whatsapp. Un gesto particolarmente apprezzato da tutti. Dopo la sfida all’Austria, Pessina scriveva: «Il pre-partita era iniziato con il solito messaggio motivazionale di Salva Sirigu, ormai un vero e proprio motivatore professionista! È dall’inizio dell’Europeo che ci manda messaggi pazzeschi sul nostro gruppo! Ogni volta sono lucciconi agli occhi e una gran voglia di spaccare il mondo».
La sorpresa “finale”
Una gran voglia di spaccare il mondo. Proprio quella che l’Italia ha messo in campo contro Turchia, Svizzera, Galles, Austria, Belgio, Spagna e poi Inghilterra. Proprio in finale il portiere si è superato, andando oltre quanto fatto fino a quel momento. Un bigliettino motivazionale per ognuno e poi un video da brividi con i messaggi delle rispettive famiglie.
Un regalo preziosissimo che hanno elogiato tutti gli azzurri, come Chiellini: «Salva prima della partita ha raccolto per noi un video di tutti i nostri cari e parenti e ci ha fatto piangere tutti nel pullman prima di venire allo stadio». Ringraziamenti anche da parte di Florenzi, che non ha avuto dubbi: è la vittoria del gruppo ma anche e soprattutto di due simboli come Vialli e Sirigu. L’esterno ha applaudito il grande gesto del portiere così: «Vorrei fare un grande ringraziamento soprattutto a Sirigu, è stato un grande motivatore: prima della finale ha scritto per ognuno di noi un bigliettino motivazionale, tutti diversi. È un grande». Un carattere apprezzato anche da Spinazzola, che ha raccontato: «Noi si torna in albergo e lui si mette a ballare, taglia le maglie con le forbici, scrive i bigliettini per motivarci. Mitico».
Salvatore Sirigu, il leader prezioso
La passerella Salvatore Sirigu l’ha avuta. Roberto Mancini ha concesso qualche minuto all’estremo difensore contro il Galles, nella terza partita del girone, in quella che potrebbe essere la sua ultima apparizione con la maglia della Nazionale. Il suo Europeo, però, vale molto più di qualche istante sul campo dell’Olimpico. Il suo modo di caricare il gruppo ha spronato gli azzurri, unendoli ancor di più e ricordando ad ognuno di loro le proprie potenzialità. E lui stesso ha messo in campo le proprie, cercando di porre la propria firma sul successo azzurro a modo suo, perché «Quando non giochi hai due strade: o aspetti il tuo turno in silenzio, oppure cerchi di essere prezioso in altro modo». E lui, prezioso, lo è stato davvero.