Simone Inzaghi, l’Inter e il problema di leggere le partite
In sei giorni l’Inter ha conosciuto l’emozione di volare e ha imparato cosa significhi precipitare. La figura che rappresenta al meglio questa settimana è Simone Inzaghi. Genio assoluto delle finali nazionali, incostante e imprevedibile nei risultati in campionato. Il tecnico piacentino ha offerto una lezione di tattica a Pioli in Arabia. Ieri sera a San Siro, invece, si è dovuto inchinare ad un giovane che ha tanta voglia di sognare: Paolo Zanetti. Il vicentino ha dovuto soffrire l’esonero di Venezia alla prima esperienza in A, ma è cresciuto, si è perfezionato e sta compiendo un capolavoro ad Empoli. Simone Inzaghi, al contrario, sembra continuare imperterrito nel suo credo anche quando questo porta l’Inter a soccombere.
Inzaghi, uno dei problemi dell’Inter
I soliti errori
Dopo Antonio Conte e la smobilitazione del 2020 nessuno si sarebbe aspettato un miglioramento in Champions League, due coppe e una lotta Scudetto portata fino alla fine. Un gioco spettacolare nella prima parte della scorsa stagione, un blocco totale ad inizio 2022. Proprio lì, nel deserto realizzativo dell’attacco nerazzurro e con i centrocampisti contati, non c’è stata alcuna svolta. 3-5-2, ortodossia fino alla fine. Scudetto perso, ma una stagione assolutamente positiva. Il secondo anno all’Inter, invece, è iniziato in modo drammatico. Quattro sconfitte con squadre che precedevano in classifica, poi anche la Juventus e ieri sera l’Empoli. Gagliardini su Milinkovic-Savic per tentare di contrastarlo fisicamente e come l’anno scorso 3-1 all’Olimpico per la Lazio. Preparazione delle partite che spesso ha lasciato a desiderare, ma soprattutto incapacità di leggere le partite in corso. Con la Lazio, nel derby, contro il Monza, dove inevitabilmente l’Inter si è portata i brianzoli in area, e contro l’Empoli.
L’incapacità di cambiare di Inzaghi
Se a Monza i nerazzurri arrivavano dalla vittoria con il Napoli e hanno poi sbagliato completamente la partita, ieri sera contro l’Empoli è successa esattamente la stessa cosa. L’aggiunta dell’espulsione di Skriniar ha aumentato la frenesia (Stadio Dall’Ara di Bologna, aprile 2022, forse ricorda qualcosa), l’allenatore che prosegue nella sua testarda volontà di non cambiare nulla a livello tattico. Risultato: 3-5-1 fino al 70′, Lautaro Martinez solo contro cinque difensori, quinti impossibilitati a fare qualcosa non avendo sbocchi offensivi, centrocampisti che avanzano ed inevitabilmente lasciano spazi all’Empoli che segna in contropiede. Inzaghi si è reso conto a gol subito, ma con frenesia: dentro Lukaku e Dzeko e come finisce finisce. Le parole nel dopo gara sottolineano ancora un atteggiamento che non può aiutare l’Inter. Scuse, difesa strenua dell’incapacità di cambiare e visione distolta di ciò che è accaduto in campo.
L’Inter di oggi, senza domani
Inzaghi non è il problema dell’Inter, è una conseguenza. Di una proprietà che non investe e che, soprattutto, non ha un progetto. Di una dirigenza che si chiude al mercato italiano, spesso d’annata, per sostituire calciatori. Infine, di una rosa che vede in scadenza Handanovic, Cordaz, D’Ambrosio, Darmian, De Vrij, Skriniar, Dalbert, Gagliardini e Dzeko e con Acerbi, Bellanova e Lukaku in prestito. La qualificazione alla Champions League è fondamentale. Ai nerazzurri serve continuità ora in vista di un finale di stagione che vedrà un calendario molto complicato. Un punto contro Monza ed Empoli è poco, quasi nulla. Se Inzaghi vuole dimostrare di poter reggere una big, anche in difficoltà, ora deve saper rischiare.