Le parole di Dario Hubner, ex attaccante delle Rondinelle sul finire degli anni ’90, ha parlato a Gazzetta del campionato del Brescia: “Io sono attento a quello che dice Inzaghi, quando parla Pippo ascolto sempre con interesse. Quello che ne ricavo è che la sua squadra è completa, lavora bene e gli ispira fiducia. Questo legame, basato sulla stima reciproca, vuol dire tanto. Il Brescia punta a vincere e in Serie B da sempre vince chi sbaglia di meno. Non servono le fiammate se poi ti spegni: chi ha meno black-out arriva al traguardo. Non è una gara per velocisti, è una corsa a tappe che premia la continuità. Alla lunga perdere poco è fondamentale non solo per mettere fieno in cascina ma anche per guadagnare autostima e farsi temere dagli avversari. La squadra ha il DNA dell’allenatore? Un po’ è così perché un allenatore come Inzaghi ti trasmette tanto, lui sapeva cosa fare nei minuti finali degli incontri. Ma c’è anche altro: alla base di tutto ci dev’essere una condizione fisica buona, il lavoro fatto in allenamento è fondamentale. Il Brescia fisicamente sta bene e ha la lucidità per colpire al momento giusto. Nel calcio di oggi gli Hubner non ci sono quasi più: si fanno 7 passaggi per uscire dall’area e 27 prima di arrivare sul fondo, una volta 3 tocchi e partiva il cross… Nel mio Brescia palla dal portiere a Pirlo, lancio lungo e tiro in porta della punta. Altro calcio. In questo Brescia attaccano e segnano tutti. Sono contento per Bisoli, che sta facendo bene e così fa felice me e soprattutto suo papà Dimitri, mio grande amico“