Serie A, una grande Lazio e il carattere dell’Atalanta
Nel big match di ieri sera all’Olimpico la Lazio è riuscita a fermare l’Atalanta sull’1-1, interrompendo la striscia di vittorie consecutive della squadra di Gian Piero Gasperini e arrivando a pochi minuti dal successo. Due squadre che si sono affrontate colpo su colpo e che hanno confermato i loro ottimi momenti di forma.
Era una delle partite più attese di questo turno di campionato e Lazio-Atalanta hanno garantito il giusto spettacolo, con una gara ad altissimo ritmo per quasi tutti i 90 minuti, tante belle giocate e un’applicazione tattica da ambo le parti che ha evidenziato ancora una volta la bravura dei due tecnici a confronto Baroni e Gasperini, che stanno disputando una stagione straordinaria con le rispettive squadre.
La Lazio ad un centimetro dell’impresa ma con poco da rimproverarsi. L’Atalanta non brilla, ma ne esce ancora una volta cone le proprie armi
Il risultato dice 1-1 in una partita che ha avuto molte fasi e che aveva tanto da dire perché si scontravano due squadre vicine in classifica, con la Lazio che in caso di vittoria si sarebbe rifatta sotto in maniera decisiva nella corsa Scudetto e l’Atalanta che si sarebbe invece assicurato il primo posto solitario.
Alla fine il pareggio dell’Olimpico appare giusto. Comprensibile l’amarezza biancoceleste di essere arrivati fino al minuto 88 in vantaggio, ma la Lazio ha dato tutto e ha davvero poco da rimpiangere e può solo trarre qualcosa di positivo da un pari contro una delle squadre più in forma d’Europa. Un punto guadagnato anche per la Dea, che ha evitato il KO senza rubare nulla e ha comunque la certezza di essere rimasta in vetta (seppur trovandosi l’Inter a -1 e che oggi può subire l’aggancio del Napoli.
Una partita tra due squadre diverse nelle idee di gioco, ma con alcuni concetti e meccanismi molto simili come l’abilità nell’attaccare in verticale, la capacità di sfruttare le occasioni e la possibilità di contare sulle giocate individuali. Uno scontro tra due squadre evolute a livello tecnico e tattico e che ha visto una Lazio straripante nella prima frazione di gioco.
L’intensità e l’agrressività della Lazio nel primo tempo. Dele-Bashiru e il centrocampo come motore che ha sfiancato la Dea
Forse il miglior primo tempo della stagione per la Lazio, con Baroni che ha modificato il suo schieramento base rinunciando dall’inizio anche a qualche titolarissimo (panchina per Dia ed Isaksen) e ha scelto di puntare su una sorta di 4-3-3 ibrido e con la sorpresa Dele-Bashiru, ad agire da pendolo come mezzala destra ma anche come trequartista assalto.
Il piano biancoceleste di rinfoltire la zona mediana e di puntare su un ritmo altissimo, ha regalato alla Lazio primi 45 minuti favolosi dove la squadra di Baroni ha totalmente annichilito ogni possibilità dell’Atalanta di manovrare, grazie proprio al pressing alto di due autorevoli e straordinari Guendouzi e Rovella a centrocampo e alla posizione sempre in movimento di Bashiru, con il centrocampista nigeriano che con tecnica e fisicità ha creato non pochi problemi alla fase di non possesso della Lazio, che alla mezzora proprio col suo uomo in più ha trovato il gol del vantaggio con la classica azione in velocità e verticale, iniziata da Castellanos (grande prova anche dello spagnolo che non ha sofferto la marcatura di Hien) e rifinita da Rovella.
Di contro quando l’Atalanta non ingrana o va sotto ritmo crea molto poco, e il primo tempo nerazzurro è stato da dimenticare. I due propulsori di mediana de Roon ed Ederson sono stati travolti dall’intensità dei loro dirimpettai avversari e appunto dai continui inserimenti di Bashiru, e questo ha influito anche sul rendimento del trio offensivo con Lookman e De Ketelaere anonimi e mai attivi e con Pasalic che avrebbe dovuto fare da gestore tra mediana e trequarti, ma il centrocampista croato non ha mai trovato la giusta posizione trovandosi o troppo avanzato coi due attaccanti o troppo schiacciato assieme alla coppia di centrocampo.
Gasp la risolve coi cambi e conferma che la sua Atalanta ha la dimensione da big
Dopo una prima parte del genere scontato che Gasperini cambiasse pedine già all’intervallo, con l’allenatore dell’Atalanta che toglie Zappacosta per Cuadrado per avere pi frizzantezza sugli esterni, totalmente mancata nel primo tempo. Sicuramente l’Atalanta alza i giri del motore nel secondo tempo, provando a velocizzare la manovra e a variare lo spartito sia trovando maggiormente la giocata sulle fasce e sia provando le imbucate centrali tra i propri offensivi.
Non basta anche perché seppure con un calo fisiologico e ovvio da parte della Lazio nella ripresa, i biancocelesti rimangono mentalmente in partita e accettano di andare nel terreno di scontro della Dea, con un match che diventa ancora più fisico e determinato da duelli individuali. L’Atalanta non gioca la sua miglior partita e non brilla rispetto a come ha abituato a fare, ma da qualche match a questa parte (dal Milan in poi), la Dea ha scoperto una nuova versione di sè: una squadra che seppur non convincendo, ha la forza caratteriale, la dimensione toale e le armi tecniche per salvarsi da una sconfitta che sembrava giungere.
Il merito va a Gasperini, che dimostra ancora coraggio nel rinunciare a giocatori fondamentali togliendo De Ketelaere e Pasalic e affidandosi alle risorse e alla profondità della panchina, mettendo due elementi come Samardzic e Zaniolo e soprattutto credendo nel pari come una grande squadra dovrebbe fare, togliendo a cinque dalla fine un difensore (Kolasinac) per Brescianini, mezzala offensiva. Nulla di complesso o nessuna mossa tattica, con la Lazio che forse può recriminare di essersi abbassata troppo nei minuti conclusivi e di essersi mettersi a rischio di pericolo.
E l’Atalanta punisce con sì con cinismo, ma ancora colpendo con quella miscela quasi unica che unisce talento individuale e meccanismo di gioco coerente fino alla fine. E’alzata beffarda di Zaniolo che taglia fuori la difesa della Lazio e da dove poi nasce il tap-in dell’1-1 di Brescianini, conferma tante cose importanti per la Dea, che ha affrontato una grande Lazio che ha saputo metterla in difficoltà quasi fino al fischio finale.