Serie A, niente più numero 88: il motivo

Serie A, niente più numero 88: il motivo

(Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

La Serie A bandisce il numero 88. Nessun calciatore potrà più indossare quella cifra, come da disposizione del governo. La decisione è stata estesa a ogni livello di calcio italiano.

Si era già parlato di questa riforma e se ne parla da tempo, ma ora è arrivata la decisione di farla entrare in vigore. Il governo ha comunicato alle società di Serie A e di tutte le squadre italiane nelle categorie inferiori che nessun giocatore potrà più indossare la maglia numero 88. Da sempre questa cifra è associata all’antisemitismo, in quanto i gruppi neonazisti utilizzano il numero per simboleggiare il saluto a Hitler. La lettera H è l’ottava dell’alfabeto e l’88 nel gergo neonazista significa “Heil Hitler“. Negli anni alcuni giocatori hanno legato il loro nome all’88. Per ultimo Mario Pasalic dell’Atalanta, che lo ha indossato anche nella scorsa stagione, ma anche altri come Buffon a inizio carriera o Perotti alla Salernitana, o Hernanes all’Inter. Ma da oggi nessuno potrà più indossarlo.

Serie A, il numero 88 richiama l’antisemitismo: “Divieto anche per i tifosi”

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(Photo credit should read TIZIANA FABI/AFP via Getty Images)

La decisione è stata presa dal governo, con il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi che ha ufficializzato la ratifica del provvedimento. La dichiarazione di intenti firmata al Viminale dal Ministro dello Sport Andrea Abodi e appunto Piantedosi, oltre che a Giuseppe Pecoraro, coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo.

“Nel codice etico delle società viene recepito il riferimento alla definizione internazionale di antisemitismo” ha spiegato Piantedosi. E aggiunge: “C’è quindi il divieto dell’uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo; la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche; la definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione. Sarà inoltre valutato positivamente l’atteggiamento proattivo delle società in questo campo”.