Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, ha parlato dall’Hotel Gallia di Milano, sede degli ultimi 3 giorni di calciomercato. Le sue parole sulla Serie A.
SEDE DI MERCATO – “É commovente essere qui per ricordare un calcio romantico, fatto di passione e in cui non esisteva un modello di business. Era un calcio diverso, anche se l’essenza è rimasta come le trattative. Nel ’68 ricordo che ero qui all’esterno di questo hotel, nell’attesa che uscisse ‘La Notte’, un quotidiano serale, che riportava le notizie del calciomercato”.
DIFFICOLTÁ – “Inauguriamo questa sessione estiva in una location spettacolare, nessuna Lega o Federazione credo sia in grado di fornire agli operatori una struttura così funzionale. Spero ci siano ancora tanti affari visto che le difficoltà sono tante, abbiamo anche dovuto ricorrere spesso a proprietà straniere, ma dobbiamo essere fiduciosi per la qualità che ancora esprime il nostro calcio e che possa ricollocarsi lì dove era negli anni 2000 dando tante soddisfazioni”.
MERCATO DURANTE IL MONDIALE – “Alla sosta legata al Mondiale, metà della stagione te la sei giocata. Chi partecipa alle Coppe Europee ha già terminato il girone e nel campionato le indicazioni sono già tracciate, visto che le giornate disputate saranno già tante. In quel momento si potranno cambiare e modificare le strategie del club, però noi facciamo parte di un contesto organizzativo dell’UEFA, ci sono tante leghe condizionate da questo sistema di calciomercato. Bisognerebbe trovare, forse attraverso l’ECA, una logica intesa su come disciplinare questo aspetto sicuramente rilevante. Oggi siamo alla quarta giornata di campionato e ci sono ancora alcuni giorni di calciomercato: significa che in ogni club ci sono tensioni, ci sono situazione da definire, club che devono completare la rosa o piazzare esuberi. Una situazione di forte disagio: lo è oggi e lo sarà metà novembre quando ci saranno due mesi di parziale inattività”.
PROPRIETÁ ESTERE – “Il calcio italiano era ed è tutt’ora in grandissima contrazione finanziaria. Abbiamo riscritto un modello, visto che per 40-50 anni era di mecenatismo puro, con grandi imprenditori locali che investivano nella squadra per cui tifavano. Meno male che ora sono arrivate delle proprietà straniere, altrimenti il nostro calcio sarebbe stato ancor più in difficoltà. Hanno portato un modello di business diverso, americano, ma anche una mentalità diversa. L’aspetto economico e finanziario è molto importante e bisogna prenderne atto”.