Serie A, l’arbitro Irrati prende una decisione: “Farò solo il Var, ecco perché “
Ci sono tanti mestieri complessi al mondo, mestieri pericolosi e mestieri complessi sotto tutti i punti di vista che mettono alla prova sia le proprie capacità fisiche che quelle mentali. uno di questi è sicuramente l’arbitro di Serie A. Si qualcuno potrà dire “ma che ci vuole ad arbitrare una partita”, eppure farlo nel nostro campionato è molto più difficile di quello che appare. Un fischio di troppo o uno di meno, un cartellino giallo in più o in meno, può condizionare l’intera carriera di un arbitro e perfino la sua vita. Tanti sono stati gli arbitri che per scelte discutibili hanno dovuto “appendere il fischietto al chiodo” e che hanno ricevuto minacce di ogni tipo da qualche tifoso fin troppo esuberante. Senza contare il risvolto psicologico dell’arbitraggio. Insulti e maledizioni di ogni genere. Insomma fare l’arbitro dovrebbe rientrare nei mestieri più pericolosi del mondo.
Un grande aiuto alla figura dell’arbitro doveva arrivare con l’introduzione del VAR, ossia la “moviola” come la chiamava il compianto Aldo Biscardi. La possibilità di rivedere, azioni, falli, interventi, ecc in modo da avere una gestione del match al massimo della correttezza. Purtroppo i risultati non sono stati quelli sperati, ed il VAR ha creato più polemiche di quante ne ha risolte. Una soluzione però potrebbe averla Massimiliano Irrati, arbitro che da 11 anni dirige le gare di Serie A e che da poco ha deciso di occuparsi solo ed esclusivamente del VAR.
Serie A, Irrati sul VAR: “Attività talmente specializzata che serve farla il 100% del tempo”
Queste le considerazioni di Massimiliano Irrati, arbitro d’élite della Serie A che, alle colonne di La Repubblica, ha spiegato il perché della sua decisione di occuparsi solo ed esclusivamente del VAR e di come ciò potrebbe garantire una maggiore efficienza nell’utilizzo della tecnologia nel calcio.
“È un’attività talmente specializzata che serve farlo al 100% del tempo. In campo serve avere un impatto irruente con i calciatori, in cabina no. Un VAR deve essere stato arbitro di alto livello, o almeno della stessa categoria in cui va ad operare. Ma anche UEFA e FIFA hanno preso questa strada: quando diventi élite fai solo una delle due cose. – Irrati poi prosegue – Quando sei arbitro pensi a quello, ma poi se vai a fare il VAR non puoi essere focalizzato anche sull’aspetto arbitrale. Non dico che giustifichi la decisione presa sul campo, ma rischi di solidarizzare con lui e anche se la decisione è sbagliata dici: ‘So cosa si prova, non voglio rovinargli la giornata’. Non serve assolutamente questo, serve tecnica arbitrale e una distanza che il terreno di gioco non ti dà, perché è passione, coinvolgimento emotivo. Componenti che il VAR deve eliminare il più possibile“.