Serie A – La sesta è la giornata della misura

Serie A – La sesta è la giornata della misura

(Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Il grande fisico italiano Enrico Fermi scrisse: “Ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma le ipotesi, allora hai appena fatto una misura; se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta”. A conclusione della tre giorni europea possiamo affermare di avere misura delle italiane scese in campo.

L’Atalanta, che poi sarà, quella ad aprire il valzer della sesta giornata, si è confermata totalmente dipendente dai suoi uomini migliori e ogni qualvolta ha provato a dosarsi ne ha pagato le conseguenze. La verità è che si è illusa di essere già una grande, lo è per i risultati raggiunti e per il calcio mostrato, ma non può atteggiarsi come tale altrimenti perde di vista lo sforzo che le permette di esserlo. Eppure Gasperini pensa al turnover, mezzo per dimostrarsi pari al Liverpool in Champions. Potrebbe approfittarne il Crotone. Gli uomini di Stroppa hanno preso solo un punto contro la Juventus, attaccando bene alle spalle della difesa, potrebbero ripetersi. In fondo allo stivale nulla è scontato.

Poco dopo scenderà in campo l’Inter e quella vista in Champions è stata la solita Inter, l’Inter del presente: scontata, sempre la stessa, incapace di essere differente. Ci sono molte colpe di Conte in tutto ciò, perché la squadra è castrata. Poi c’è il calcio post-Covid, meno intenso e che richiede meno sforzi. Togliere lo sforzo a questi nerazzurri è togliergli la ragione sulla quale sono stati costruiti: venire a capo delle carenze con la grinta e non con la qualità. Problemi da affrontare quando si è ancora in tempo, intanto mancherà Lukaku per un infortunio. E, intanto, il Parma ha ritrovato un gruppetto d’uomini, ma restano due dubbi sulla squadra di Liverani: uno sull’impianto di gioco perseguito; il secondo sui tempi effettivi di lavoro di gruppo. I gialloblù non hanno l’obbligo di prendere punti a San Siro, ma sicuramente di mostrare qualcosa in più della semplice tenacia.

Tenacia che il Bologna non ha ereditato dal suo allenatore in questo inizio di stagione. I rossoblù vengono meno sempre sul più bello, ti lasciano la stessa sensazione che si prova quando guardi un gran bel film e ti cambiano canale prima di sapere come andrà a finire. Ad ogni modo 3 punti in 5 partite sono misura, sono pochi, e le partite giocate in casa servono proprio a mettere via la legna per l’inverno, che potrebbe essere molto freddo. Di fronte, però, ci sarà un Cagliari in salute, una piacevole sorpresa: due vittorie nelle ultime due ci danno la cifra del momento dei sardi.
Di Francesco calato in un ambiente sereno ha potenzialità alle quali non sappiamo dare confini. Al Dall’Ara mancherà solo la noia.

Ad aprire la domenica ci penserà il Milan, la prima della classe. I rossoneri hanno vinto, ancora, anche in Europa League. Un Milan cosi restituisce la sensazione di essere giusto, completo, incensato dai numeri che lo proiettano nei dintorni degli undici rossoneri migliori di sempre, ed empiricamente non lo vedevamo da tempo. A misura di Milan, di Pioli, di Ibra, di ragazzini che hanno capito come tenere addosso quella maglia, prima non avevano chi glielo spiegasse. Fatto sta che resta favorito, se non azzardiamo per lo scudetto, almeno certamente per il match di Udine. I friulani devo riguardare la partita casalinga col Parma, l’unica vinta, e provare a ripeterla con maggiore difficoltà. C’è tecnica e velocità, vanno sfruttate nel migliori dei modi. La classifica piange.

Piangono i tifosi juventini dopo la sconfitta rimediata col Barcellona. In un’unica soluzione hanno avuto la cifra di tutto ciò che i bianconeri non hanno e che non funziona. La verità è che dopo la seconda rivoluzione estiva, i campioni giocano come se campioni non lo fossero. La Juventus non ha l’autorità di chi vince, è una squadra come tutte le altre e questo non è mai successo prima. Con Sarri erano incapaci di applicare dei dettami e finivano per vincere alla maniera di sempre, con la prepotenza e i tempi dei grandi. Oggi grandi non si sentono più. Intanto il calendario fornisce un’altra partita facile (sulla carta): fallire per la terza volta consecutiva sarebbe non solo misura, ma una prima condizionale. I bianconeri sfidano lo Spezia ed Italiano sembra l’uomo giusto a preparare una partita scorbutica.

Dura sarà anche per la Lazio a Torino. I biancocelesti reduci da inizio di campionato non propriamente fortunato, sono in grossa difficoltà per mancanza di uomini. Il Covid si è accanito sul punto debole degli uomini di Inzaghi: l’organico. Intanto i granata sono alla ricerca disperata di punti. Giampaolo non ha più scuse, ha la rosa al completo e ha ritrovato il suo feticcio: Rodriguez. È arrivato il momento di mostrare ciò che ha manifestato in queste settimane. L’essere è e non può che essere, mentre il non essere non è e non può che non essere. Dunque il Toro sia o non sia, non ha alternative.

Non ha alternative se non farci divertire la sfida Napoli-Sassuolo. Gli azzurri con la Real Sociedad hanno dato prova di grande compattezza e solidità. Vincere uno a zero è obsoleto, ma si rifà ad un antico fascino, quello appunto della misura. Il Napoli di Gattuso misurato lo è, ma è anche smisurato per potenza di fuoco. Vale lo stesso discorso, almeno sotto il piano offensivo, per gli ospiti, ai quali manca però l’equilibrio dei vincenti. Tali ingredienti ci prospettano un match esaltante.

Esaltante almeno quanto Roma-Fiorentina. I giallorossi vanno e vengono come se fossero suscettibili delle fasi lunari, come una marea. Il risultato è che non sappiamo dargli una dimensione, proprio come Fonseca. Problema di ritagliarsi il giusto spazio nel mondo della Serie A condiviso dalla Fiorentina di Iachini, che pure arriva da una buona vittoria nell’ultima giornata, ma da facce troppo diverse di sé nelle ultime settimane. L’impressione è che chi vincerà all’Olimpico, prenderà sì tre punti, ma, soprattutto, conoscenza.

E chi non vorrebbe già conoscere il risultato del derby della Lanterna? L’ultima partita della domenica. Maran ha ritrovato quasi tutti i suoi uomini e ha una grossa voglia di giocare senza l’handicap delle difficoltà. Seppur mancanti, i grifoni hanno dato prove di carattere, spesso elemento decisivo ai fini di una stracittadina. D’altra parte la Sampdoria che vive la sua personalissima primavera. Da film leggendario lo scontro Pandev-Quagliarella, speriamo lo sia anche la trama della gara.

La conclusione, però, almeno alla giornata, sarà scritta da Verona-Benevento. Immaginiamo possa essere un finale concitante, perché Juric e Inzaghi non sono uomini di misura, né tantomeno da mezze misure. Si sfideranno a viso aperto e faranno pochi calcoli, ciò andrà a beneficio dell’intensità, del bel gioco e degli spazi. La classifica non stringe per entrambe, dunque saranno libere.