Serie A – La maturità dell’undicesima

Serie A – La maturità dell’undicesima

(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Ci eravamo lasciati con un campionato alla ricerca del suo equilibrio, di una forma che ci accompagnerà fino alla fine della stagione. Ci ritroviamo all’undicesima con un campionato più maturo, di una maturità che è consapevolezza, di una maturità che ti restituisce solo sua maestà l’Europa dove la qualità è sovrana e dove i valori, come quello di squadra, ti permettono di andare avanti.

Sono andate avanti sei delle nostre sette squadre in Europa. In passato non siamo mai riusciti ad andare oltre i gironi con più di cinque squadre nel nostro calcio, questo è un merito, forse simbolo vero di una rinascita. A portare la nostra bandiera, quella messa sulla cima più alta del mondo nel 1982 da Paolo Rossi che oggi piangiamo, ci hanno pensato Lazio, Atalanta e Juventus in Champions, Roma, Napoli e Milan in Europa League.

Le prime tre se la vedranno rispettivamente con Hellas, Fiorentina e Genoa.

Quelle dell’Europa dalle grandi orecchie

I biancocelesti hanno ottenuto il pass per la fase a eliminazione diretta di Champions League per la seconda volta nella propria storia, la prima risaliva al 1999/2000 con Simone Inzaghi giocatore. Quel Simone Inzaghi che oggi guida la squadra da tecnico e si è reso protagonista di una vera e propria impresa: per quello che è l’organico a sua disposizione, per quelle che sono state le defezioni d’inizio stagione. Si rischia di essere ripetitivi, ma la Lazio ha un cuore grande che le permette di andare oltre le difficoltà. Difficoltà, però, in cui potrebbe incorrere per mancanza di energie nervose contro gli uomini di Juric, che si presenteranno all’Olimpico sabato sera. Sarà una partita vibrante, sicuramente intensa, di un’intensità alla quale ci hanno abituato gli ospiti, tra l’altro, a solo un punto di distacco dalle aquile.

A tre punti di distacco dalla Lazio e a due dal Verona, c’è sorprendentemente l’Atalanta, leggermente in affanno in campionato. Leggermente perché fuori dai confini italici ha vissuto un’altra notte dorata, quasi un’abitudine nell’ultimo triennio. Venire fuori da un girone con Liverpool e Ajax non era semplice, eppure ci è riuscita. Ci è riuscita nonostante le voci nefaste che aleggiano sul gruppo e forse tanto basta per cacciarle via. L’undicesima vede la Dea impegnata domenica alle 15:00 contro la Fiorentina, questa sarà forse pure l’occasione di ingranare nuovamente la marcia in Serie A, senza stanchezza che tenga. Ci aspettavamo, a questo punto, una Viola in ripresa dopo il cambio in panchina e il cambio di modulo ma non è così. Prandelli ha tanti problemi negli ultimi 20 metri dove serve qualità e cattiveria, due caratteristiche che non si allenano.

La bella d’Europa, la Juventus, in campo ci scenderà di domenica alle 18:00 per la sua undicesima, lo farà a Marassi. Lo farà dopo aver battuto il Barcellona in casa. I blaugrana non perdevano un match casalingo europeo in casa dal marzo 2013, basta questo numero per darci la misura di quanto fatto dagli uomini di Pirlo. Un Pirlo che ha sfoderato la più bella versione del suo calcio e che forse si è reso davvero partecipe di un atto di maturità. Si è schierato con due ali e non due attaccanti sulle corsie esterne e con due centrocampisti d’inserimento, ha ottenuto tanti metri di campo per fare il suo gioco. Un gioco che sbloccato potrebbe finalmente prendere i suoi giri, già dalla prossima. Di fronte un Genoa mestamente penultimo, mestamente impotente rispetto a quanto sta dimostrando. Ha bisogno di una scossa e queste sono le partite giuste per darsela ma non sarà facile, c’è da dare qualcosa in più e dimenticare il passato, quello segnato dal Covid, che sembra aver concesso troppe scuse.

Le europee “minori”

Le tre dell’Europa minore, dai sedicesimi in poi solo per convenzione, avranno da mantenere la concentrazione contro avversari non della stessa caratura: Bologna, Sampdoria e Parma.

I giallorossi, nell’undicesima in campo alle 15:00 della domenica, non potranno lamentare le fatiche infrasettimanali. L’undici titolare schierato da Fonseca contro il CSKA é stato il secondo più giovane impiegato dalla Roma in Coppa Uefa/Europa League dopo quello contro l’Aris nel settembre 2005. Ha lasciato i big in panchina per ritrovarseli al Dall’Ara. Il Bologna, decimo, vive della sua dimensione, quella di metà classifica e che può permettersi il lusso di fare il bello e il cattivo tempo, sciogliersi quando dovrebbe essere duro, essere duro quando meno lo si aspetta. Lo storico del match ci dice che negli ultimi 5 precedenti, 4 volte sono andate a segno entrambe le squadre, in tre si sono visti più di 2 gol. 

Gol attesi dal Napoli, che, sempre domenica alle 15:00, giocherà la sua undicesima in casa contro la Sampdoria. Gli uomini di Gattuso hanno fatto muro alla seconda di Spagna, soffrendo relativamente poco o nulla e meritando la qualificazione con diligenza, da squadra navigata.

Ranieri è reduce da 4 sconfitte e 2 pareggi nelle ultime sei partite, coppa compresa. La classifica non piange, ma il suo lavoro sembra mortificato dai risultati e ci consegna troppo spesso una squadra timida e timorosa.

Timida e timorosa quasi quanto il Parma, che sarà l’avversario di giornata dell’inarrestabile Milan, per l’ultima partita dell’undicesima, alle 20:45 sul campo di San Siro. Milan inarrestabile, perché era da marzo 1993 che non rimaneva imbattuto in almeno 18 trasferte consecutive in tutte le competizioni, perché è primo, perché è giovane. La realtà è che i rossoneri sono una vera e propria squadra, un gruppo coeso intorno a due figure, quella di Pioli e di Ibra, e questa unità è la chiave del successo.
Ha poche speranze il Parma, o almeno il Parma che abbiamo visto sinora incapace di scrivere il proprio destino e che preferisce metterlo in mano agli altri. Urge una presa di coscienza.

La grande esclusa dalle grandi

Parlando di maturità che è consapevolezza, restituita solo dall’Europa, è arrivato il momento di menzionare la grande esclusa dalle grandi: l’Inter.

La certezza, oramai consolidata, è che i nerazzurri non hanno il famoso “piano b”, quello che fa tanto arrabbiare Conte. Sì, perché quando non possono sovrastare fisicamente gli avversari, e in Europa quasi mai lo si può fare, non hanno possibilità di trovare un’altra strada. Questa è una mancanza, una mancanza di qualità. Anche i problemi si maturano, non si presentano d’improvviso. I problemi dell’Inter erano evidenti anche la scorsa stagione ed in questa si è fatto anche peggio, almeno in Europa. Per la prima volta nella storia i nerazzurri sono arrivati ultimi in un girone di Champions League. Resta il campionato e il peso di essere la favorita. Il campionato, domenica alle 12:30, dice Cagliari. Un Cagliari che in casa ha perso solo con la Lazio e ha fermato la Roma. Un Cagliari che assomiglia molto allo Shakhtar per impostazione offensiva e che proprio come gli ucraini aspetterà per ripartire.

Le “altre”

Le ultime tre partite di giornata in questa undicesima che ci aspetta sono Sassuolo-Benevento, Crotone-Spezia e Torino-Udinese. Tre partite, la prima in scena questa sera, le altre due di sabato.

De Zerbi sfiderà il suo passato, dove aveva dato già modo di far intravedere la sua filosofia calcistica, ma senza lasciare il segno. Un segno che sta provando ad incidere il suo successore al Bevenento Filippo Inzaghi, che magari sogna di fare lo scalpo agli avversari per immaginarsi un futuro all’altezza del collega.
Un futuro, invece, lo sogna ancora in A il Crotone, ma i sogni valgono zero se gli squali non cominceranno a mordere a partire dallo Spezia. Italiano, però, non è un uomo che ama farsi aggredire, ama sorprendere.

E non ci hanno sorpreso in positivo, di certo, sinora, Torino e Udinese. Da una parte Giampaolo, che le sta provando tutte per risvegliare l’anima granata oramai sepolta dalle ceneri della bassa classifica, e dall’altra un Udinese ridimensionata negli anni, ma che prova, e proverà, come sempre ad aggrapparsi sui suoi uomini migliori.