Serie A, il 2020 del Milan: la rinascita dopo il ‘dramma’

Serie A, il 2020 del Milan: la rinascita dopo il ‘dramma’

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Il 2020 del Milan è stato qualcosa che, senza dubbio, pochi sanno spiegare con esattezza e precisione. Il 2019 dei rossoneri era terminato in modo, calcisticamente parlando, drammatico. Il tifoso medio milanista, non aveva più idea di cosa potesse succedere. Qualche nostalgico si crogiolava sui fasti del passato, rifuggendo da un presente che, da rossonero, era diventato soltanto nero.

Donnarumma, Atalanta-Milan
OneFootball – (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Le lacrime di Donnarumma, al termine di Atalanta-Milan del 22 dicembre 2019, sono l’immagine perfetta delle emozioni che ruotavano attorno all’ambiente Milan. Qualcuno azzardava: “Il punto più basso”. Qualche tifoso, in preda allo sconforto, paventava l’ipotesi di una retrocessione in Serie B. Effettivamente, i rossoneri avevano appena 7 punti di vantaggio dalla zona retrocessione e ben 14 dalla zona Champions. I numeri erano da horror: 16 gol segnati in 17 partite. 24 subiti, appena 2 in meno della SPAL penultima. Sembrava davvero una spirale senza fine, senza possibilità di riemersione. Poi, qualcosa cambiò, e cambio in modo incredibile. Il 2020 del Milan è una storia che, pochi, potevano immaginare.

L’arrivo di Ibrahimovic e la prima svolta

Zlatan Ibrahimovic
OneFootball – (Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Maldini e Boban non perdono tempo. La grande suggestione, che già ventilava nel mese di dicembre, prende forma e diventa realtà: il Milan vuole riportare a San Siro Zlatan Ibrahimovic. Nel giorno di Santo Stefano, si diffonde la notizia: lo svedese ha l’accordo con i rossoneri. I social impazziscono, la piazza si infiamma. Ibra manda conferme tramite i social. Appena un giorno dopo, vale a dire il 27 dicembre, club e giocatore ufficializzano l’affare.

Sto tornando in un club che rispetto enormemente e in una città che amo. Lotterò con i miei compagni di squadra per cambiare il corso di questa stagione, farò di tutto per centrare i nostri obiettivi”. Con queste parole, Ibrahimovic annuncia il suo ritorno. La scelta di riportare Zlatan, chiude definitivamente le porte a Krzysztof Piatek. Il polacco, infatti, finisce ai margini. 55 minuti anonimi contro la Sampdoria, nel primo match del 2020(0-0, ndr), poi il gol in Coppa Italia contro la Spal. Non lo si rivedrà più in campionato e, per l’ultima volta, vestirà la maglia del Milan contro il Torino, nuovamente in Coppa Italia. Una prova che, ex novo, certifica l’annebbiamento del pistolero e, inevitabilmente, funge da preludio al suo addio. Il 30 giugno, il Milan lo cede all’Hertha Berlino a titolo definito, per circa 27 milioni di euro. Il centravanti lascia la Serie A, dopo aver portato a referto 26 reti, 13 con la maglia del Milan. Sembrano lontani secoli, quei tempi di appena una stagione prima, quando i tifosi del Diavolo osannavano il polacco. Piatek saluta, nel silenzio. Dopo che aveva “infuocato” San Siro con le sue giocate.

Suso lascia dopo cinque anni, gli arrivi “silenziosi” di Kjaer e Saelemaekers

Non solo Piatek. Il Milan, dopo 5 anni, saluta anche Suso: destinazione Siviglia. Prestito con diritto di riscatto a 21 milioni che, qualora gli spagnoli centrassero l’accesso alla Champions, si trasformerebbe in obbligo. È tempo di addii anche per Borini, Reina, Caldara e Ricardo Rodriguez che, rispettivamente, si trasferiscono all’Hellas Verona, all’Aston Villa, all’Atalanta e al Psv Eindhoven. Nella trattativa per cedere Caldara, la dirigenza rossonera inserisce Kjaer nell’operazione, portandolo a Milanello, tramite un prestito con diritto di riscatto a 3,5 milioni. Per rinfoltire il “parco trequartisti”, il Milan acquisisce il giovane Alexis Saelemaekers, prelevandolo in prestito dall’Anderlecht. Il portiere ex Napoli viene rimpiazzato da Begovic e, per ciò che riguarda il sostituto di Rodriguez, il Milan aveva scelto il giovane Robinson, trovando l’accordo con il Wigan. Purtroppo però, il giorno delle visite, emerge un problema al cuore che, di fatto, blocca l’operazione, quando il terzino era già a Casa Milan per le firme. I rossoneri virano su Laxalt, interrompendo il suo prestito al Torino.

Leggera risalita, poi una nuova caduta

I rossoneri, dopo il pareggio con la Sampdoria, vincono tre partite consecutive: contro Cagliari, Udinese e Brescia. L’esperienza e la personalità portate da Ibra, nonché la sua imponente fisicità in campo, oltre ad aumentare la vena realizzativa, fanno emergere le qualità dei singoli, su tutti quelle di Ante Rebic e Rafael Leao. Il croato, fino a quel momento oggetto misterioso, si prende la scena nel match casalingo contro l’Udinese, segnando una preziosa doppietta nel 3-2 finale. L’ex Eintracht si ripete anche contro il Brescia. Il portoghese, dal canto suo, viene schierato da Pioli al fianco di Ibra nel nuovo 4-4-2: i tifosi assistono a lampi di talento, come la rete contro il Cagliari. Lampi, malauguratamente, alternati anche con prestazioni sottotono.  Come anticipato poc’anzi, il Milan porta avanti il suo percorso in Coppa Italia, eliminando Spal e Torino. In semifinale c’è la Juventus. Dopo le tre vittorie di campionato, arrivano due stop, figli delle solite ingenuità dei rossoneri. Prima il pareggio casalingo contro il Verona. Poi, ancora una volta, la sconfitta nel derby: 4-2. I rossoneri si fanno rimontare, dopo aver chiuso la prima frazione avanti 2-0. Grandi rimpianti. Il 2020 del Milan torna ad essere grigio.

Romelu Lukaku
OneFootball – (Photo Massimo Paolone/LaPresse)

Sembra impossibile eliminare i vecchi problemi, seppur la squadra mostri un gioco discreto, accompagnato da una forte coesione, nonché una ritrovata creatività dei singoli.  Quattro giorni dopo il derby, il Milan affronta la Juventus in Coppa Italia, nella gara d’andata a San Siro. Il match vede gli uomini di Pioli, nel corso del match, destreggiarsi granché bene al cospetto della Juventus. I rossoneri passano in vantaggio, segna ancora Rebic che, dopo i gol a Udinese e Brescia, aveva punito anche l’Inter, segnando il momentaneo 1-0. Il Diavolo prova a vincere e, per ciò che si vede in campo, lo meriterebbe. Ma, malauguratamente, nei minuti finali, La Juventus trova un calcio di rigore, trasformato da Ronaldo: è 1-1 finale. Tra rimpianti e polemiche.

La pandemia spaventa il mondo, anche quello del pallone

In campionato, i rossoneri ritrovano la vittoria: 1-0 in casa contro il Torino, ancora a segno Rebic. Dopo i granata, il Milan incappa nuovamente in un pareggio. Stavolta contro la Fiorentina. Al Franchi, dopo il sesto gol in campionato di Rebic, il Milan viene acciuffato al’85’, nuovamente su rigore, realizzato da Pulgar. Nel primo tempo, inoltre, era stata annullata una rete a Ibrahimovic che apre altre polemiche. Il match finisce 1-1. Intanto, in Italia esplode l’epidemia del nuovo Coronavirus. Proprio il Nord Italia e la Lombardia sono l’epicentro dei primi contagi. Anche il calcio ne è coinvolto. Vengono rinviate 5 partite della 26° giornata. Qualcuno inizia a parlare di sospensione del campionato. 

Il clamoroso addio di Boban e il dramma del Covid-19

Al Milan arrivano nuovi problemi: nel mese di febbraio, il CFO Zvonimir Boban rilascia pesanti dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport. Il dirigente attacca il Milan, più precisamente l’AD Ivan Gazidis, reo di aver contattato il manager Red Bull Ralf Rangnick, al fine di offrirgli il ruolo di DS e allenatore. Secondo Boban, questi contatti non avrebbero avuto il suo placet, né quello di Maldini, ossia, i due vertici dell’area tecnica. Si crea una frattura insanabile che, in pochi giorni, porta alla risoluzione del contratto di Zorro. Il Milan torna ad avere un vuoto di potere e, ancora una volta, si trova di fronte ad un terremoto dirigenziale. Non c’è pace per il Diavolo e, inevitabilmente, il campo lo dimostra. Nel recupero del match della 26° giornata della Serie A 2019/2020, il Milan perde malamente in casa contro il Genoa(1-2, ndr), dando l’ennesimo segnale di forte instabilità. Sarà la prima di una lunga serie, ancora non terminata, di partite a porte chiuse. Ma, i milanisti non sanno che, sarà l’ultimo match in cui il Milan del 2020 risulterà mediocre. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al termine di un lungo incontro, annuncia lo stop di tutte le attività sportive, fino a data da destinarsi. Si apre una nuova fase per il calcio, così come per la vita di tutti noi.

Il ritorno in campo e la conquista del piazzamento Europa League

94 giorni dopo. Da quel 10 marzo. Tre mesi dopo il lockdown nazionale che, inevitabilmente, ha cambiato il nostro paese, il calcio e l’Italia ripartono. Meglio dire: provano a ripartire. Si ricomincia dalla Coppa Italia. Si ricomincia da Juventus-Milan, ritorno della semifinale. Il 12 giugno, nell’Allianz Stadium a porte chiuse, le due squadre aprono la Fase 2 del nostro calcio. All’andata finì 1-1, con un controverso rigore fischiato nel finale. Ai rossoneri mancano Theo, Ibrahimovic e Castillejo. Dopo un quarto d’ora, il Milan è in dieci, causa follia di Rebic su Danilo. Gli uomini di Pioli strappano uno 0-0, ma non basta. La Juve fa in finale. Dieci giorni dopo, riparte anche il campionato. Il Milan ha un solo obiettivo: conquistare un pass per l’Europa League, dopo aver nuovamente fallito l’accesso alla Champions, dati i 15 punti di distacco dal quarto posto. I rossoneri ripartono da Lecce, contro il primo avversario di Pioli al Milan. Non c’è Ibrahimovic, out per infortunio. Il Diavolo domina e, verosimilmente, vince per 4-1. Una grande ripartenza, specialmente dopo la delusione in Coppa Italia. Vanno a segno Castillejo, Bonaventura, Rebic e Leao.

Dopo il Lecce, i rossoneri ospitano la Roma. Gli uomini di Fonseca, avanti ben nove punti, sono avversari diretti per l’Europa League. Il Diavolo vince ancora: a 15 dalla fine, è ancora decisivo Ante Rebic, sempre più protagonista del Milan di Pioli. Chiude la partita Çalhanoglu, su calcio di rigore. Finisce 2-0. Il Milan sembra aver imboccato la via giusta. Nel match successivo, però, i rossoneri incappano in un pareggio a Ferrara. 2-2 contro la Spal, ad un passo dalla retrocessione. Il Diavolo, addirittura, si trova sotto di due gol al 30’ e, nonostante l’espulsione di D’Alessandro, trova il pari solo nei minuti finali. All’80’ Leao accorcia, al 93’ Vicari se la butta in porta da solo, regalando al Milan un punto insperato. Tornano i malumori e, contestualmente, le voci attorno al club parlano di nuova rivoluzione: Gazidis e Gordon Singer hanno scelto Ralf Rangnick, sia come allenatore che come DS. Sembra pronto a lasciare Maldini, seguendo l’addio di Boban. Ibra molto probabilmente non rinnoverà. Nuovo anno zero all’orizzonte. Il tecnico Pioli, però, cerca di distanziare le voci dalla squadra. Il gruppo sembra con lui e, sul campo, le prestazioni crescono a dismisura. Il Milan è chiamato ad affrontare, nell’arco di otto giorni, Lazio, Juventus e Napoli. I rossoneri sorprendono tutti: due vittorie ed un pareggio. Lazio e Juve sconfitte, rispettivamente 3-0 e 4-2. 2-2 a Napoli, contro l’ex Gattuso, fresco vincitore della Coppa Italia.

Colpo di scena: Pioli rinnova il contratto

Il Diavolo torna a giocare da grande squadra. Il gruppo sembra più che mai coeso, infatti, arrivano altre due vittorie, contro Parma e Bologna(3-1 e 5-1, ndr). La sera del 21 luglio, pochi minuti prima di Sassuolo-Milan, arriva la bomba dalla Germania: “È saltato l’approdo di Rangnick al Milan”. I rossoneri vincono 2-1 e, alla fine del match, il club annuncia: “Avanti con Pioli, rinnovo fino al 2022”Colpo di scena che, inevitabilmente, lascia tutti basiti. Il tecnico di Parma, dopo tanti dolori, ottiene un grande riscatto, dal campo e dal destino. Meritato, indiscutibilmente. Il Milan chiude in bellezza, ottenendo 2 vittorie e 1 pareggio: sconfitte Sampdoria e Cagliari(4-1 e 3-0, ndr). 1-1 interno contro l’Atalanta. Il gioco del Milan, finalmente, si mostra fluido e determinato. Il Diavolo segna 35 gol in 12 partite, nessuno ha fatto meglio nei top-5 campionati europei. Emergono le qualità dei singoli, particolarmente Çalhanoglu, Kessiè, Rebic, Leao e Bennacer. L’ambiente ritrova serenità e fiducia, come non accadeva da tempo. Il campionato termina con il Milan al sesto posto. Obiettivo semi raggiunto: sarà Europa League, però dai preliminari. È tornato l’ottimismo al Milan, in vista della parte finale di 2020.

La nuova stagione e la rinascita totale

Zlatan Ibrahimovic
OneFootball – (Photo by MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

Il Milan comincia la stagione 2020/21, da dove aveva terminato. Ossia, dalla qualità e della nuova determinazione del gruppo, guidato da un super Zlatan Ibrahimovic. I rossoneri, dopo due prove complesse, contro Bodø/Glimt e Rio Ave, conquistano i gironi di Europa League. Il mercato ha regalato ai rossoneri giovani di prospettiva come Hauge, Tonali e Brahim Diaz. Il club riscatta Kjaer e Saelemaekers, ormai inamovibili nella rosa di Pioli. Arriva anche Tatarusanu come vice Donnarumma, data la partenza di Begovic. La dirigenza punta anche su Diogo Dalot, terzino del Manchester United e Pierre Kalulu, difensore classe 2000 svincolatosi dal Lione.

I rossoneri riescono ad accedere ai sedicesimi di Europa League e, in campionato, il 2020 del Milan si rivela ancora più dolce. Nelle prime 14 giornate, i rossoneri ottengono 10 vittorie e 4 pareggi. Il Milan conquista la vetta della Serie A e, chiude il 2020, essendo l’unica imbattuta nei primi 5 campionati europei. Torna a vincere dopo dieci anni “in casa” dell’Inter e del Napoli. Si conferma la squadra che ha totalizzato più punti nell’anno solare. Un anno di rinascita, in attesa di un 2021 ancora migliore.