Anche nella giornata di ieri, la 6a di Serie A, Zlatan Ibrahimovic ha fatto la differenza: lo svedese è salito in cattedra ad Udine e con un gol e un assist ha regalato al Milan 3 punti e la vetta della classifica. Lo svedese ha dominato anche alla Dacia Arena sotto ogni punto di vista, sia tecnico che fisico: ormai sta diventando una sentenza e sembra che non si possa fare altro che restare inermi ad osservarlo mentre cambia il destino.
In Serie A forse neanche Cristiano Ronaldo è decisivo come lui: non stiamo qui a paragonare i due calciatori ma semplicemente ad esaminare il loro apporto nel contesto specifico in cui si trovano.
Ibrahimovic ha preso per mano a gennaio 2020 una squadra sconsolata e con poche idee e l’ha portata prima a diventare la sorpresa post Coronavirus e poi ad essere in vetta dopo le prime 6 giornate di questa nuova stagione. Lo svedese fin qui ha giocato 4 partite in campionato contro Bologna, Inter, Roma e Udinese, e ha messo a segno 7 gol e collezionato anche un assist.
I numeri sono impressionanti e se consideriamo che è il giocatore di movimento più anziano di tutto il campionato non possiamo fare altro che ammirare la sua maestosità. Lo svedese domina in lungo e in largo: dove non arriva la tecnica arriva la determinazione e dove entrambe non riescono si materializza un velo di timore da parte degli avversari, che quasi sono restii ad andare a contrasto con lui. Il numero 11 rossonero si è messo in testa di portare il Milan di nuovo in Champions League, senza escludere la possibilità di lottare fino alla fine per lo Scudetto. La sua forza non è mai stata messa in discussione e dopo queste prime giornate deve essere legittimata, ma siamo sicuri che il motivo del suo dominio sia solo questo?
In tutte le cose spettacolari c’è sempre l’altra faccia della medaglia: che Ibrahimovic sia un campione assoluto è fuori discussione, ma tutto quello che fa non può che essere un grosso punto interrogativo per la Serie A.
Per vedere un 39enne fare la differenza in maniera così netta la domanda sorge spontanea: il livello della Serie A si è abbassato ancor di più? Difficile dare una risposta. Dagli anni di Kakà, Del Piero e Totti è cambiato davvero tanto ed è inutile nascondere come il livello si sia abbassato.
Vedere Ibra dominare ancora così in campo, incontrastato come accadeva quasi 20 anni fa, mette in discussione in maniera concreta il livello di tutto il campionato. Con ciò non vogliamo di certo sminuire la potenza di Zlatan e neanche stendere un velo pietoso sulla Serie A, ma questo dove essere un punto di domanda importante per tutti i dirigenti e per tutti i club. Lo svedese, anche per colpa di un infortunio, non era riuscito a fare più di tanto la differenza allo United, è andato in America, dove il livello è sicuramente più basso, ed è tornato la differenza. Adesso al Milan sembra non esser cambiata la musica, nonostante sia invecchiato di un paio di anni e soprattutto nonostante il livello del campionato sia superiore e ciò non può che intersecare dubbi nella mente degli addetti ai lavori.
Di conseguenza non possiamo che chiederlo anche a voi: merito di Ibra o colpa della Serie A?