Serie A: griglia di partenza
C’è una consuetudine, un patto che si rinnova di anno in anno, tra chi lavora nel (o per) il calcio e chi il calcio lo vive da appassionato, ovvero tra chi ne scrive e chi (tra le altre cose) lo legge. I primi, infatti, all’inizio di ogni stagione stilano, partendo da analisi e opinioni personali, la cosiddetta griglia di partenze di Serie A. I secondi le scrutano, le commentano e le conservano per avere testimonianza di quanto detto di sbagliato. Un’usanza dal sapore antico di lotta consumata nel Paese dei santi, poeti, navigatori e allenatori. Come alla bocce, alla fine vince chi ci va più vicino.
Oggi, stilare la griglia per la stagione 2020/2021 tocca al sottoscritto.
Prima fila: Juventus e Inter
In prima fila c’è naturalmente la Juventus. I bianconeri vengono da nove stanchi anni di vittorie consecutive. Meritano il ruolo di favoriti, ancora. Hanno perso quello di stra-favoriti, per la prima volta da anni. A tenerli in vetta c’è un organico con pochi eguali in giro per l’Europa. La spina dorsale composta da Szczesny, De Ligt, Arthur/Bentancur, Ronaldo-Dybala è invidiabile, come lo sono i comprimari e il tentativo della società di svecchiare mantenendo inalterata la qualità complessiva. Dovessero arrivare Locatelli, una mezzala tecnica, Suarez e la quarta punta Kean salterebbe l’asticella. Potrebbe crearsi un’incognita tattica e un tridente difficilmente sostenibile. Da sostenere ci sarà anche il tecnico Pirlo, persona intelligente ma alle prime armi. Il giudizio su di lui sarà un giudizio sul gruppo Juve: hanno spinto per prendere il comando, vedremo se riusciranno a tenerlo.
Sotto la Juventus, di un capello, l’Inter. Il più grande colpo di Zhang è stato cedere nel braccio di ferro intrapreso con Conte. L’ex Chelsea al primo anno ha preso una squadra, come un bambino incapace, per molte stagioni, di stare sulle proprie gambe più in là di gennaio, e l’ha portata a risultati distanti dieci anni nella storia nerazzurra. L’undici titolare era forte la scorsa stagione, lo sarà ancor di più questa stagione. Hakimi è un giocatore che sposta gli equilibri, la sua corsa restituisce alla squadra spirito europeo. Kolarov sarà un vice-Conte in campo e nello spogliatoio, dovesse arrivare Vidal potrebbe essere la stagione della battaglia finale con i rivali. L’anno scorso è mancata qualità a centro, è lecito aspettarsela da Eriksen. È lecito che l’allenatore pugliese combatta le sue resistenze e accetti il danese, non farlo sarebbe segnale di debolezza. Manca un vero vice-Lukaku.
Seconda fila: Atalanta, Napoli e Milan
In seconda fila, a giocarsi terzo, quarto e quinto posto, troviamo rispettivamente Atalanta, Napoli e Milan. I nerazzurri partono leggermente più avanti.
Abbiamo ancora negli occhi le imprese dei ragazzi di Gasperini. Ragazzi che sono diventati uomini. L’Atalanta è oramai una squadra consapevole dei propri mezzi, matura, e abituata all’aria rarefatta della vetta. Stiamo parlando di un sistema collaudato. Percassi non ha venduto nessuno, forse perché nessuno poteva comprare ai prezzi richiesti. È andato via il solo Castagne, potrebbe seguirlo Hateboer. È arrivato Karsdorp che se dovesse beneficiare della cura Bergamo potrebbe assumere le sembianze titaniche del dirimpettaio Gosens. L’ex Feyenoord conquistò la Roma esattamente per la sua prestanza fisica da superuomo, persa tra i vari infortuni. Non sappiamo se Ilicic sarà ancora dei giochi, ma il posto dello sloveno non è restato vacante, i vari Pasalic, Malinovs’kyj e lo zarino Mirančuk offrono ampie garanzie. Il russo potrebbe esplodere come una rivoluzione. Positiva anche l’entrata di Romero.
Napoli e Milan sono al momento sullo stesso piano, ed è un piano che non spettava a loro, è una concessione fatta dalla Lazio.
Gli azzurri hanno sempre avuto, anche durante l’amara reggenza Ancelotti, un organico da prime quattro. Se ne erano dimenticati, Gattuso ha iniettato fosforo, miscelando allenamenti intensi e corsi intensivi di tattica. Sono andati via Allan e Callejon, ma siamo sicuri siano andati via solo ad agosto e non prima? Potrebbero lasciare Milik e Koulibaly, per i quali vale il discorso fatto con i precedenti due. Del polacco, numericamente, ha preso il posto Osimhen, divoratore di profondità, grezzo come una gemma rossa nigeriana ma dal valore inestimabile. Kalidou sarà sostituito senza troppi fronzoli, dall’esperienza di Sokratis o dall’incoscienza di Matvijenko e Senesi. Il pacchetto arretrato è completo con Manolas, Maksimović e Rrhamani. Per salire al livello successivo i soldi, che dovrebbero arrivare da Manchester, li investirei in Boga e Reguilón.
Anche il Milan riparte dal salvabile: Pioli e Ibrahimović. Il primo ha ristrutturato Milanello a centro d’allenamento, per troppi anni era stato parcheggio e motel di vecchie glorie e giovani arrivati. Lo svedese vuole vincere e obbliga tutto il gruppo a volerlo. Si respira normalità. Ad una squadra già buona si aggiunge Tonali, un 2000 ma con le stigmate del predestinato. È in trattativa per ritornare Bakayoko, incompreso alla sua prima esperienza: ha muscoli e polmoni grandi, sarà il fratello di Kessie. Teniamo gli entusiasmi bassi riguardo Diaz, tecnicamente è eccelso, praticamente troppo acerbo. Mancano un centrale di difesa e un terzino destro.
Terza fascia: le romane
In terza fascia, a ridosso dell’Europa che conta, le romane.
La domanda è “la vera Lazio è quella pre-lockdown o post-lockdown?”. La risposta sta sempre nel mezzo. Inzaghi ha vissuto le ultime stagioni gloriose tirando fuori il massimo da ciò che aveva a disposizione, era aiutato dall’Europa League. Con la Champions, almeno nelle primi fasi non potrà dosare i titolari. La Lazio aveva 13 giocatori. Ne ha ancora 13. Il mercato è stato, finora, sempre funzionale al progetto, non si è adattato alla nuova dimensione raggiunta. Sarebbe un ottimo acquisto Fares in attesa di Lulic, lo è stato Reina per carisma. Mancano in mezzo al campo un paio di nomi definitivi capaci di non far affondare la barca quando sarà tempesta.
La Roma è nei fatti quella che era la scorsa stagione. È cambiata la dirigenza, c’è un Pedro in più, e uno Smalling, un Zappacosta e un Kalinic in meno. I primi giallorossi di Fonseca sono stati un rilettura de’ “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, potrebbero darci il bis. Si parla poco di mercato, se ne fa poco in verità, forse ci sono altri affari più importanti. È di vitale importanza riprendersi l’inglese dallo UTD. Milik al posto di Dzeko rappresenterebbe un passo indietro in termini di peso specifico, già ai minimi dopo l’addio di Kolarov. Inoltre per acquistare il polacco sono a rischio sacrificio Under e Veretout.
Sassuolo pronta al sorpasso
In quarta fascia, e in solitaria il Sassuolo. Ha le sembianze di una iena pronta ad approfittare dei passi falsi delle romane. Volere o nolere, è l’anno di De Zerbi. Il tecnico bresciano è alla sua personalissima prova del 9, ripetersi significherebbe spiccare il volo e meritarsi la chiamata di una big. I neroverdi sono pressapoco la squadra del 2019/2020. Se il mercato non li smantellerà all’ultimo ci faranno divertire.
Le “non a premi”
In quinta, sesta, settima, ottava e nona fascia (dall’ottavo al diciassettesimo posto), nove squadre. Siamo nella zona dei “mancava un tanto”, “vorrei ma non posso”, “ci siamo divertiti”, “meglio della passata stagione”, “che amaro limbo” e “alla fine ci è andata bene”.
La prima, tra quelle non a premi, è il Torino. La passata stagione è stata troppo brutta per essere vera, poco rispettosa della storia granata. Lo ha capito pure Cairo, che si è rimboccato le maniche: dentro un allenatore giochista e mani al portafoglio. Sono arrivati giocatori fedeli a Giampaolo, come Rodriguez e Linetty. Poi, un interessante terzino destro (Vojvoda). Nessun “senatore” ha lasciato. I granata che propongono calcio possono essere novità e, allo stesso tempo, piacevole sorpresa dovesse arrivare anche Torreira.
È lecito aspettarsi tanto anche da Di Francesco, come Giampaolo, chiamato a dimostrare il suo reale valore, a Cagliari ne avrà l’opportunità. Avrà, anche, un organico discreto, pur senza Nainggolan, funzionale alla sua idea di calcio. Occhi su Razvan Marin, è un accentratore di gioco col vizietto del gol.
Rischiano Siniša Mihajlović e Beppe Iachini. Il primo ha una squadra modesta e due compiti difficili per scrivere le condizione d’esistenza di una stagione: mantenere i tanti over 30 performanti e far si che molti ragazzini diventino uomini. Il mercato non aiuta.
Il secondo, Iachini, ha la pressione di una ruota troppo gonfia. Commisso non l’ha confermato per i risultati ottenuti ma per una questione personale, ha puntato su di lui come si punta su uno di famiglia. La viola ha un undici gagliardo. Molti giovani possono esplodere da un momento all’altro. Amrabat e Kouamè sono due capolavori di Pradè. Manca esperienza e un giocatore che faccia pensare alla Fiorentina in modo diverso.
Poi c’è il Parma che vive di due partenze illustri, quelle di d’Aversa e Kulusevski, il primo sembrava perfettamente calato nella realtà gialloblù, il secondo era il giocatore più importane della rosa. È arrivato Liverani con un modo d’intendere le cose completamente diverso, ha un undici privo di individualità eccellenti e poco incline al calcio posizionale, farà fatica ma si salverà.
Si salverà anche la Sampdoria ma nulla più sarà chiesto a Ranieri, così come a Gotti. L’Udinese ha poca voglia di stupire, sono lontani i fasti e l’entusiasmo dell’epoca Guidolin. Un’annata peggiore, rispetto alla precedente, la vivrà il Verona. A meno di un miracolo di Juric, c’è poco da inventarsi. Troppo pesanti e ingenerose le partenze di Rrhamani, Pessina, Verre e Amrabat. Gli scaligeri hanno tanta corsa, niente più.
Superiori alle ultime, almeno sulla carta, il Genoa, i due diciassettesimi posti consecutivi hanno portato Preziosi alla scelta Maran. Ma un allenatore non fa primavera, l’avrebbe fatta il mercato, ma non c’è stato.
Fanalino di coda
Fanalino di coda le tre neo-promosse. Il Benevento d’Inzaghi sembra la più attrezzata per tentare l’impresa. Glik, Ionita e Lapadula sono colpi da A. Poche le speranze per Crotone e Spezia.