Serie A, da Empoli a Empoli: Sarri torna dove tutto è cominciato

Sarri Lazio

foto Daniele Buffa/Image Imago via OneFootball

Tanto lavoro, sacrifici, studio, applicazione e una lunga gavetta. Ma anche un pizzico di fortuna, che nel calcio come nella vita serve sempre e, a volte, può fare la differenza. Questa è la formula magica che ha portato Maurizio Sarri a diventare uno degli allenatori italiani più affermati e ricercati. Dal Napoli dei miracoli, al Sarriball di Londra, dallo scudetto con la Juventus alla nuova esperienza con la Lazio. Esperienza che parte oggi, lì dove è partita anche la storia di Sarri – o quantomeno l’ultima parte -, a Empoli.

Sarri all’Empoli

Sarri arriva all’Empoli nel 2012, quando la squadra milita in Serie B. Arriva dopo due esperienze negative: la sconfitta nei playoff di Serie C dell’Alessandria, poi retrocessa nel contesto delle indagini per calcioscommesse; e l’esonero dal Sorrento, sempre in Serie C. Il suo sbarco in Toscana arriva grazie ad una serie di fortunati eventi: il presidente Corsi si era accordato con Marco Baroni – all’epoca allenatore della Primavera della Juventus – come allenatore dell’Empoli. Baroni, però, rinuncia e il direttore sportivo Carli, che deve fare i conti con le ristrettezze economiche del club, chiama Maurizio Sarri: è l’inizio di tutto.

Nelle prime 9 giornate della Serie B 2012-2013, Maurizio Sarri colleziona appena 4 punti e l’Empoli è ultimo in campionato. Dalla decima comincia la rincorsa, che terminerà con il quarto posto, l’accesso ai playoff e la sconfitta contro il Livorno. Promozione rimandata di un anno: arriva, infatti, nella stagione 2013-2014, posizionato al secondo posto del campionato di Serie B. L’anno seguente, in Serie A, conquista la salvezza a quattro giornate dal termine e il suo Empoli è la squadra rivelazione del campionato, per il gioco espresso. In questo momento, tutti i riflettori sono puntati su Sarri che vince il Premio Leone d’Argento (assegnato ad un tesserato dell’Empoli che si è fatto riconoscere nel corso della stagione) e il premio “Football Leader – Panchina Giusta”, consegnato dall’Associazione Italiana Allenatori Calcio. Al termine della stagione, rescinde il contratto con l’Empoli per trasferirsi a Napoli.

Il percorso di Sarri a Empoli è caratterizzato anche dall’ottimo rapporto con il presidente Corsi: “È l’unico presidenteha detto l’allenatore nell’ultima conferenza stampacon il quale ho potuto parlare profondamente di calcio, di tattica“. Da parte sua, Corsi ha raccontato alla Gazzetta dello Sport: “Ricordo il nostro primo colloquio. Rimasi a bocca aperta perché conosceva tutti i calciatori. Le sue erano idee forti. Era normale che avesse fallito in Serie C dove non c’è qualità, ma solo tanta guerra. Quando è andato al Napoli ho capito che avrebbe vinto perché dopo dieci giorni aveva conquistato la fiducia di Higuain e Albiol. Alla Juve, invece, le stelle bianconere questa fiducia non gliel’hanno mai concessa. Pensavano di non aver bisogno di cose nuove perché con altri metodi avevano vinto tutto“.

In questi anni, Sarri ha incarnato due anime diverse del calcio. Con la tuta di rappresentanza, le sbracciate a bordocampo e il mozzicone masticato, ha portato sui grandi palcoscenici la veracità e il fascino del calcio di provincia. Allo stesso tempo, ha proposto un gioco moderno e innovativo, che ha avuto successo in tutta Europa. Oggi, con la sua Lazio, torna lì dove tutto è cominciato, senza aver mai perso la sua identità e aver abdicato alle sue idee.