Serie A, caos calendari: i sudamericani tra un mese non ci saranno
La Serie A avrà un problema il prossimo mese con i giocatori sudamericani impegnati con le nazionali. “Una locura”. Si è espresso così Arturo Vidal, ieri notte, alimentando il tema più caldo degli ultimi giorni: l’incompatibilità dei calendari tra campionati nazionali e impegni tra le nazionali. Durante questa pausa, le nazionali hanno disputato 3 partite in 8 otto giorni per poi tornare e riprendere il campionato. A dare ancora più risalto al problema, c’è la situazione dei sudamericani che giocano in Europa, tenuti ad affrontare viaggi estenuanti, a rispettare le regole imposte dal Covid-19 e a saltare quindi la successiva giornata di campionato.
Un problema che si ripete
Tra un mese la stessa problematica si ripeterà con i giocatori sudamericani impegnati con le qualificazioni per Qatar 2022 con la Serie A che non si fermerà e proporrà anche il big match Lazio-Inter del 16 ottobre. I nerazzurri che, quindi, molto probabilmente faranno a meno di Lautaro e Correa. Lo scontro tra FIFA e federazioni continentali e nazionali continua dunque a creare problemi e ad abbassare la qualità del calcio giocato. I giocatori, tocca ribadirlo ulteriormente, sono esseri umani e non robot e uno sforzo fisico, mentale e lo stress di viaggi così lunghi e così frequenti può solo portare dei danni ai calciatori.
Una strategia sbagliata
Aumentare le quantità di un prodotto comporta l’abbassamento, fisiologico, della qualità. Una lezione che abbiamo imparato durante le rivoluzioni industriali con il passaggio dall’artigianato al prodotto in serie. Certo lì, il bisogno era un altro e occorreva produrre il più possibile ma se si parla di calcio non possiamo pensare alla quantità ma chiederci, piuttosto, perché la qualità negli ultimi anni si è abbassata.
Una visione aziendale del calcio sbagliato
Ogni idea, proposta e progetto di rinnovare qualcosa, deriva dalla consapevolezza che quella data situazione, quel dato prodotto ha bisogno di un rinnovamento perché non ha più appeal. Il calcio ha smesso di avere appeal quando è stato permesso di aggirare quelle norme e quelle regole che lo rendevano competitivo. I grandi capitali dei padroni dell’oro nero hanno di fatto rotto il gioco. Ma se con qualche legge scritta con un pizzico di razionalità può sistemare o comunque ridurre il gap nelle competizioni tra club, non si capisce l’impellenza di dover stravolgere la tempistica tradizionale delle competizioni per nazionali. I Mondiali e le coppe continentali sono così seguite e attese proprio perché non vengono fatte ogni anno. L’attesa è stata sempre il miglior amico delle Nazionali, non per niente la finale del Mondiale, quando accade, è l’evento sportivo più seguito dell’anno. Ma questo turn de force potrebbe, alla lunga, far perdere quell’entusiasmo. Magari poi qualcuno dirà che nel lungo periodo si muore, ma tant’è.