In Serie A, da ormai un paio di anni, è scoppiata la mania di alternare continuamente i propri portieri in rosa.
Prima la Juventus con Szczesny-Buffon, poi le altre squadre con il classico “portiere da coppa” fino ad arrivare a chi non gioca praticamente quasi mai due partite consecutive con lo stesso estremo difensore.
Quest’usanza, alquanto nociva per i portieri, si è diffusa soprattutto in Italia e in Serie A in questi ultimi anni. All’estero, tranne forse il Borussia Dortmund, non c’è nessuna squadra di alto-medio livello che cambia spesso il proprio numero 1 titolare.
In Serie A, soprattutto in questa stagione, abbiamo diversi esempi: dal ballottaggio Ospina-Meret del Napoli all’alternanza Pau Lopez-Mirante, passando anche per Reina e Strakosha e fino ad arrivare a Sportiello e Gollini. La coppia atalantina è l’ultima in ordine cronologico ad aver conquistato la scena per questa continua alternanza. La domanda che sorge spontanea però, visto che in molti praticano questo soluzione è: questo turnover così marcato attuato esclusivamente tra i portieri serve davvero?
Naturalmente non esiste alcuna statistica, ma la sensazione è che ad un portiere più che a qualsiasi altro calciatore serva continuità per sfoderare grandi prestazioni. Trovare la concentrazione per un estremo difensore è la difficoltà principale e giocare a fasi alterne di certo non facilità questo processo. Ne sanno qualcosa Meret e Ospina, mai titolari con continuità e sempre protagonisti di prestazioni non convincenti del tutto. Era a conoscenza del problema Pau Lopez, in netta ripresa dopo che Fonseca ha deciso di affidargli il posto da titolare senza ballottaggi. Ieri sera abbiamo assistito ad un errore individuale Sportiello, diventato titolare dell’Atalanta da qualche partita in seguito ad un’alternanza più continua con Gollini manifestatasi nelle ultime settimane. L’errore che porta alla rete di Benzema è un qualcosa di concettuale più che altro, ma di fondo sembrava esserci una mancanza di concentrazione che potrebbe derivare anche da questa continua alternanza.
Di conseguenza, forse sarebbe il caso di fare un passo indietro e tronare a stabilire delle gerarchie, nonostante il calcio moderno non lo permetta con tanta facilità.