Sassuolo, Carnevali: ” De Zerbi è da big. Gli manca l’Italia”
Giovanni Carnevali protagonista sulle pagine di SportWeek. L’amministratore delegato del Sassuolo ha parlato del suo rapporto con Roberto De Zerbi, svelando anche alcuni retroscena sul calciomercato dei nero-verdi.
Sassuolo: le parole di Carnevali
Se è pronto per un grande club?
“Sì. Dirò di più: se io fossi un dirigente di un grande club, lo prenderei sempre con me“.
Giovanni Carnevali, amministratore delegato e direttore generale del Sassuolo, conosce Roberto De Zerbi da quando l’allenatore del Brighton “aveva 15 anni e giocava nelle giovanili del Milan”. Lo ha ritrovato allenatore di ben altra pasta…
“Si. Prima di portarlo al Sassuolo, l’avevo seguito per parecchio tempo. Mi colpiva per il modo in cui faceva giocare le sue squadre e, nonostante la retrocessione in B alla guida del Benevento, nel 2018 pensai che fosse l’allenatore giusto per noi. Ero convintissimo che fosse la scelta migliore per noi, ma anche per lui: aveva bisogno di un percorso di crescita come quello che noi potevamo offrirgli. Un ambiente senza pressioni e una squadra giovane da plasmare secondo le sue idee. Il nostro è stato un matrimonio perfetto“.
Meglio che alleni all’estero?
“In Italia aveva ricevuto tante proposte, pure importanti, ma io gli dicevo: “Meglio del Sassuolo è difficile trovare“, e Roberto era d’accordo. L’estero lo ha completato come allenatore e uomo“.
Ora farebbe bene a tornare?
“Come persona, credo che l’Italia gli manchi. In Inghilterra, sotto l’aspetto umano, può fare un po’ di fatica. Ma sotto l’aspet to professionale gli consiglio di restare ancora qualche anno in Premier, il meglio che c’è oggi. È ancora giovane, poi potrà rientrare“.
C’è stato un calciatore sul quale avete discusso e uno che lui l’ha convinta a prendere nonostante i suoi dubbi?
“È risaputo che il Sassuolo è considerato una bottega cara, e anche 3 anni fa per Duncan c’era una richiesta importante dalla Fiorentina, che la società aveva deciso di accettare. De Zerbi era contrario: “Il giocatore mi serve, e comunque, se lo vendi, me ne serve un altro con le stesse caratteristiche” Secondo me il centrocampo era a posto anche senza Duncan. Eravamo al telefono, litigammo. Dissi: “Non voglio sembrarti maleducato ma adesso metto giù, vado allo Sheraton (l’hotel sede di mercato, ndr) vendo Duncan e non ti compro nessuno”. Non ci parlammo per venti giorni. Una mattina ci incrociammo, scoppiammo a ridere, ci abbracciammo e tutto ricominciò come sempre“.
E il giocatore che l’ha convinta a prendere?
“Kevin-Prince Boateng. Per età e stipendio non rientrava nella nostra politica, ma Roberto fu, appunto, molto convincente: “E importante uno col suo carisma, anche come esempio e stimolo per i più giovani”. Alla fine gli diedi retta, come ho fatto tante altre volte. Sono sincero: non è mai successo che lui chiedesse un giocatore e io gli rispondessi “non se ne parla”. De Zerbi era molto “dentro” al progetto Sassuolo, quindi conosceva perfettamente i nostri parametri e fino a quale punto potessimo spingerci sul mercato“.
Può definirsi un allenatore aziendalista?
“Sì, ma con lui bisogna essere trasparenti: se tu società gli spieghi fin dall’inizio quali sono i programmi e quali gli obiettivi, e De Zerbi è d’accordo, da lui non avrai mai problemi. Ma se prometti una cosa e poi ne fai un’altra, non la manda giù. Da quando arrivò al Sassuolo e fino al giorno in cuiè andato via, è cresciuto tantissimo proprio sotto l’aspetto caratteriale. All’inizio voleva dire la sua su tutto, quando gli abbiamo spiegato che eravamo un club organizzato, in cui per ogni settore c’era un responsabile che rispondeva del proprio operato, ha fatto un passo indietro. Oggi posso dire che noi lo abbiamo fatto crescere come lui ha fatto crescere noi“.
Ha detto che il mister pensa solo al calcio. Ma c’è altro che gli piace? Per esempio, la buona tavola?
“Ho fatto tantissime cene con lui, e nel mangiare si è sempre molto regolato. Ma il problema grande è che quelle cene, pur lunghe dalle nove di sera all’una di notte e molto divertenti, sono state consumate parlando sempre e solo di pallone“.
Ha detto che De Zerbi dà i compiti a casa ai giocatori, e la memoria torna a Sacchi.
“Arrigo e io siamo come fratelli. E passavamo i pomeriggi a casa sua a guardare le videocassette del Foggia allenato da De Zerbi“.