Sampdoria, Lanna: “L’obiettivo è la salvezza anticipata”
Il presidente della Sampdoria, Marco Lanna, ha fatto il punto della situazione in casa blucerchiata ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Tra salvezza e futuro, tanti gli spunti. Di seguito le sue parole.
Sampdoria, Lanna crede nella salvezza anticipata e sprona Giampaolo
SULLA ROMA: “Il mio cuore batte sempre blucerchiato, anche se ricordo con grande affetto le stagioni romane, per me un periodo di grande crescita. Era il 1993, avevo venticinque anni, per la prima volta andavo via da casa. Roma, e la Roma, mi hanno fatto crescere umanamente e sportivamente, in un club vissuto in maniera viscerale. Una sensazione strana. La Roma dopo il derby ha ripreso a correre, ma è una gara importantissima anche per noi”.
SUL PARAGONE MOURINHO-BOSKOV: “Vujadin utilizzava il suo linguaggio per caricare la squadra, con frasi rimaste celebri nel tempo. Mourinho fa spesso altrettanto, creando magari dei nemici con il solo scopo di far compattare la squadra. Azzardo: forse quella del tecnico della Roma è una comunicazione più strategica. Vujadin era davvero così. E da ciò è nato il personaggio al di là dei meriti tecnici”.
SU MANTOVANI: “Per me è stato un secondo padre. Mi ha dato grande fiducia quando ero ragazzino, prendendosi una responsabilità enorme che ho provato a ripagare sul campo. Venivo dalla Primavera, davanti avevo dei totem come Luca Pellegrini, Mannini e Vierchowod, cioè una difesa fra le più forti d’Italia. Si parlava di un mio trasferimento al Foggia, ma lui si oppose. Fu decisivo in quel gruppo creato da Paolo Mantovani. Grazie a loro tanti di noi hanno avuto successo nel calcio e nella vita”.
SUL GRUPPO SCUDETTO: “Siamo solo un po’ più vecchi, purtroppo. Abbiamo ripreso a vederci quando le nostre carriere si sono concluse. La verità? Quando ci siamo rivisti, c’era la stessa voglia di un tempo di ride- re e stare insieme. Non siamo amici, ma fratelli”.
SU SAMPDORO: “Perché il calcio è cambiato, i giocatori cambiano di continuo. Forse, con le persone giuste, si potrebbe riproporre una struttura societaria simile alla nostra. Paolo Mantovani fu bravissimo a portare qui giocatori importanti, ma a far comprendere loro che qui c’era un progetto. Poteva sembrare folle, ma non lo era”.
SULLA SAMP COME FAMIGLIA: “Ai tempi di Mantovani, Boskov e Borea qui era una grande famiglia. Finché non sono rientrato in società, percepivo un certo distacco, come se la Samp fosse qualcosa da vivere solo la domenica. I giocatori devono capire che stare in mezzo ai tifosi è un piacere. Vorrei che si tornasse ad essere sampdoriani tutti i giorni dell’anno”.
SUL QUESTIONARIO FATTO FARE NELLE SCUOLE: “Volevo capire. Posso avere le mie idee, ma il confronto è utile per velocizzare processi che altrimenti avrebbero richiesto più tempo. Sogno una Samp che torna nei quartieri. Intanto riportiamo le scuole allo stadio”.
SULLA PRESIDENZA: “Avevo solo bisogno di capire cosa sarebbe successo. Per me la Samp è la Samp. Ma non sono un presidente onorario, ho quasi tutte le deleghe e tante responsabilità. Il cuore ha detto subito sì, la mia parte razionale ha detto: “prima informati”. Mi piace lavorare nelle difficoltà, nel 2002 tornai a giocare qui quando c’era il rischio di retrocedere in C”.
SU ERIKKSON: “Difficile: epoche diverse. La zona di Sven, nel ’92 era molto libera, quasi laica. Giampaolo nasce con Galeone, fra i primi cultori della zona. Quell’anno dopo tre-quattro mesi, Sacchi mi chiamò in Nazionale”.
SU VIALLI: “Mi supportano. L’unico che conosce bene le dinamiche della società è Vialli, da quando sarebbe dovuto venire alla Samp. Io mi domando spesso: “Cosa farebbe Paolo Mantovani al mio posto?”. Lui resta un riferimento”.
SULL’OBIETTIVO STAGIONALE: “Cerco di esserlo. All’inizio l’obiettivo era portare la Samp a maggio salva economicamente, in attesa della cessione. Credo che arriveremo in fondo, e spero che la Samp conquisti la salvezza in anticipo. Sarebbe un aiuto anche sull’altro fronte”.