Intervistato da Il Messaggero, Marco Lanna ha parlato della possibile cessione della Sampdoria e non solo. Di seguito le sue dichiarazioni.
TUTTOFARE – “Sì, magari anche l’allenatore: spiegare come si marca un attaccante in area. Ho pure il patentino, quasi quasi…”.
INCARICO – “Una patata bollente? Una patatona. L’ho fatto per passione e per amore della Samp e sono contento, ma ogni giorno ce n’è una e non è facile. Aspettiamo compratori, sì. Quando sono arrivato mi era stato assicurato che entro giugno, con la salvezza, sarebbero arrivati. È ottobre…”.
SOLDI – “Cessione Sampdoria? Al momento i soldi non ci sono. Da quello che so, gli arabi li metteranno. Poi, magari non arriveranno o arriveranno chissà quando, non posso saperlo. Noi stiamo facendo il possibile, quasi a costo zero, per restare in piedi. Mi chiedo: perché si è messo in piedi questo circo se poi non vogliono comprare il club? Per farsi pubblicità? Non avrebbe senso. Quindi sono fiducioso”.
MODELLO – “Mantovani. Persona raffinata, di classe, uno che ha costruito una Samp formato famiglia, persone che a distanza di anni ancora si vogliono bene e si frequentano. Uno che non alzava mai la voce e aveva stile. Il tifoso della Samp era orgoglioso e si riconosceva in Mantovani. Un uomo che trasmetteva dei valori. Per dirne uno: avrebbe ceduto il club solo perché i tifosi, dopo la partita scudetto contro il Lecce, avevano fatto invasione”.
OBIETTIVO – “Riportare entusiasmo e in parte qualcosa è stato fatto”.
MOURINHO – “Non potendo prendere José, abbiamo scelto il suo allievo, Stankovic (sorride)”.
ROMA – “Mi parlano di una società top, sotto tutti i punti di vista, non solo per gli investimenti. I Friedkin dimostrano di avere gli attributi grandi così”.
STRANIERI IN ITALIA – “Il calcio ha bisogno di soldi e chi ne ha investe da noi. Qui si spende meno e si può guadagnare, soprattutto con gli stadi. In Inghilterra, si incassa tanto ed è vero, ma gli investimenti sono più alti”.
ROMA E GENOVA – “Le due tifoserie, per passione e attaccamento alla squadra, si somigliano. Ma a Roma c’è una pressione diversa. Le radio fanno tendenza, e non ci sono solo quelle, noi abbiamo due giornali, un paio di programmi televisivi e stop”.
RICORDI – “Di sicuro la seconda, al di là dell’episodio nel derby. A Roma sono stato bene, ho conosciuto grandi giocatori, un personaggio fantastico come Mazzone, ero uno dei protagonisti di una difesa molto forte e facevo parte di un gruppo che ha avviato la splendida carriera di Totti. Peccato non aver vinto, ma per fortuna Sensi poi ci è riuscito e lo ha meritato. Io prima di venire a Roma vivevo a Genova con i miei genitori, non avevo esperienze esterne. Poi è morta mia mamma e mi sono trovato a gestire da lontano mio papà che era da solo. Non ero sereno. Superato quel momento, sono stato bene”.
DERBY – “Resta ma non ci penso più. Sono dinamiche del calcio”.
GIAMPAOLO – “Non è riuscito a lavorare sul suo calcio. Era una Samp disorganizzata, come se non fosse guidata da lui, la cui forza è sempre stato l’ordine tattico”.
STANKOVIC – “L’allievo di Mou, appunto. Ecco, ci serviva uno così: comunicativo, grintoso, leader. Come il suo maestro José”.
VILLAR – “Credo molto in lui. Molto tecnico, non è un lottatore. Ecco, se migliora questo aspetto, ci potrà dare una grossa mano”.
ALIBI NO – “Al calciatore non deve mancare nulla per rendere al meglio. Non mancava niente e noi all’epoca della Roma, non manca nulla a questi ragazzi. Quindi, niente alibi. A Marassi contro i giallorossi ci saranno 20 mila persone: pensiamo a fare risultato”.