Serie A

Sampdoria, Ihattaren tuona: “Abbandonato a me stesso. Non ho ricevuto uno stipendio”

La prima intervista rilasciata da Mohamed Ihattaren è al veleno e lancia accuse pesanti nei confronti della Sampdoria. Il centrocampista di proprietà della Juventus è andato in prestito alla società blucerchiata nel mercato estivo salvo poi sparire completamente dai radar all’inizio della stagione. Ora l’olandese, che si è allenato in solitaria insieme a Gerald Vanenburg, ha deciso di rompere il silenzio.

“Devo rimettermi in forma, so che posso farlo in fretta: era evidente già in estate, ora voglio sudare. Voglio sentire che sto giocando di nuovo a calcio ed è fantastico”.

Queste le sue prime parole rilasciate a Telegraaf.

“Dicono che fossi irreperibile? Non è corretto, è scioccante leggerlo. Si è detto di tutto ma non mi hanno mai parlato”.

Ihattaren tuona contro la Samp: “Non ho ricevuto uno stipendio”

Il centrocampista continua la sua intervista a Telegraaf spiegando il perché ha deciso di andarsene da Genova e far ritorno in Olanda.

“Sono partito a causa delle circostanze che si sono create lì. A diciannove anni stavo seduto in una stanza d’albergo, da solo, abbandonato a me stesso. Non ce la facevo più, tutti i tipi di accordi non venivano rispettavi. Come se non esistessi”.

La grave accusa di Ihattaren alla Sampdoria, poi, è il fatto di non avergli pagato lo stipendio.

“Non è stato organizzato nulla, conto in banca o assicurazione. Così ho scelto per me stesso, non c’era più fiducia. Ma non ero certo disperso. Bastava a chiedere a Utrecht, a Afellay, Labyad, mi avrebbero visto lì. E se mi fossi rotto una gamba alla Sampdoria? Non ho ricevuto uno stipendio, ho chiamato il team manager e mi ha detto ‘paghiamo ogni due mesi’. Non è successo è tutto questo ha iniziato a irritarmi, non ho giocato, non lo stavo facendo, non c’erano prospettive e ho chiamato Raiola. E mi ha detto di stare calmo”.

“Non avevano idea di chi fossi. L’allenatore non sapeva nemmeno che fossi mancino”

Mohamed Ihattaren ha raccontato del suo arrivo nel capoluogo ligure.

“Quando sono arrivato alla Sampdoria, non c’era nessuno tranne il team manager. Ho fatto le foto con la maglia, gli allenamenti il giorno dopo. Poi ho visto delle persone in giacca e cravatta e ho detto ‘questi sono i dirigenti, pezzi grossi’. Non so, avrebbero potuto essere anche tassisti, non avevano idea di chi fossi. L’allenatore non sapeva neanche che fossi mancino. Però ho pensato ‘sono da solo e tirerò fuori qualcosa di bello. Gioca e stai in silenzio’ “.

Sulle sue condizioni fisiche a Genova poi racconta alcuni pesanti retroscena.

“Ho fatto una risonanza magnetica al ginocchio tre volte, di cui una a un’ora e mezza da Genova. Non so perché. Ogni volta non c’erano danni, stavo bene e volevo allenarmi, ma sembrava che non mi capissero o non volessero farlo. Mi sembrava di essere in vacanza, nel gruppo c’era irritazione per questa mancanza di lucidità e ho anche litigato con Candreva, sebbene rispetti molto la sua carriera”.

E sul ritorno in Olanda e il cambio agente ha parlato così. Il centrocampista ha riservato diverse parole al veleno anche per Raiola.

“L’ho fatto a ottobre, dopo Olanda-Gibilterra. Il giorno dopo sono entrato nell’ufficio dell’agente Ali Dursun e gli ho detto ‘aiutami, ho sbagliato tutto. Ha ascoltato la mia storia e detto che non potevo essere il responsabile. E’ stato come un padre per me. Raiola ha detto di essere preoccupato per me, di non avere più contatti ma sono deluso”.

Ihattaren non si è risparmiato nemmeno su mister D’Aversa e lo accusa di non aver mantenuto nulla di ciò che aveva promesso a Genova.

“Dopo che avevo deciso di tornare in Olanda, mister D’Aversa mi ha chiamato per dirmi che sarei stato titolare la partita dopo. Non avevano mantenuto nessuna promessa a Genova e non gli ho creduto. Avevo perso ogni tipo di fiducia”.

E, in conclusione, Mohamedm Ihattaren si è tolto qualche sassolino dalla scarpa anche sul suo addio al PSV Eindhoven.

“A fine agosto era partito il conto alla rovescia, al PSV chiedevano da settimane quando me ne sarei andato. Solo Gerbands e De Jong, dg e dt, sono sempre stati bravi con me. Per l’allenatore, Schmidt, sarei potuto andare anche con gli Jong PSV: volevo andarmene. Avrei voluto farlo dalla porta principale come Depay, Bergwijn e Malen, invece ho dovuto farlo attraverso quella sul retro”.

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Published by
Francesca Galbiati