Sampdoria, Giampaolo: “Il mio futuro dipende dalla cessione del club”
Marco Giampaolo, allenatore della Sampdoria, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport affrontando soprattutto il tema relativo al suo futuro. Di seguito le sue parole.
Sampdoria, le parole di Giampaolo sul futuro
SULL’IMMAGINE SIMBOLO: “La parata di Audero sul rigore di Criscito può essere la foto simbolo, sì. Ci ha portato la vittoria contro il Genoa e avrebbe poi di fatto determinato l’esito del resto del campionato”.
SUI CALCIATORI: “Non mi piace nominarne uno e non dare merito agli altri. L’aspetto più importante è che i giocatori non hanno mai perso la rotta, anche fra mille difficoltà. Sabiri, poi, è arrivato con grandissimo entusiasmo: normale quando dalla B vai in A, giochi al Ferraris e in altri stadi importanti. Il difficile per lui inizia ora, deve riconfermarsi, senza disattendere le aspettative. È diventato un beniamino della tifoseria”.
SULLA PARTITA PEGGIORE: “La sconfitta interna contro la Salernitana, ma mai ho temuto per la mia Sampdoria”.
SUL FUTURO: “Puntualizziamo. Quando mi definisco spettatore, significa che non è più la mia partita, io divento subordinato alla riorganizzazione del club. Sapete tutti come la società dopo la vicenda Ferrero si sia riorganizzata, con una gestione finalizzata ad arrivare eventualmente alla cessione del club e a una nuova proprietà. L’obiettivo era questo quando mi hanno chiamato e tale rimane. Sono interessato a quel che accadrà, ma non posso giocare io. Ora ci sarà un CdA che dovrà determinare qualcosa. Quello della squadra e dell’allenatore per la Samp è l’ultimo problema. Mai ho messo in dubbio la mia permanenza qui. Non ho parlato di programmazione tecnica, prima c’è quella societaria”.
SUL GIOCO: “Il nostro organico per caratteristiche generali non poteva esprimere bellezza o estetica. Ma entrambe fanno parte della cultura sampdoriana. Questa Samp aveva altre qualità che ho provato ad assecondare”.
SULL’ATTACCO: “Appena tornato qui c’era un giocatore al di sopra di ogni sospetto, Gabbiadini, poi Fabio e Caputo. Forti entrambi, ma che vivevano un momento particolare. Fabio aveva segnato poco, Caputo si era eclissato. Non riusciva a trovare la sua dimensione, aveva perso autostima. Ho grande considerazione di Quagliarella, nei tre anni con me alla Samp ha fatto quasi 60 gol, e una volta è stato capocannoniere, Caputo l’ho sempre stimato, ma non rendevano. Dopo il k.o. di Gabbiadini, il loro contributo è stato determinante. Sapevo che la nostra salvezza dipendeva dai loro gol”.
SUL COMPLIMENTO: “Uno dei complimenti che ho ricevuto è stato: “Tu rappresenti la sampdorianità”. Probabilmente per stile, comportamento e modo di essere ho rispecchiato e rispettato la tradizione della Samp”.
SUI TIFOSI: “I tifosi vanno salvaguardati ad ogni costo. Dopo la fine del lockdown hanno fatto la differenza. Io posso dirlo: Marassi è un campo difficile. Quando ti spinge, qui diventa dura per tutti”.