Sampdoria, Foschi rivela: “Ferrero mi ha chiamato tantissime volte”
Rino Foschi, famoso dirigente italiano, ha parlato a Repubblica della situazione in casa Sampdoria svelando anche un retroscena sull’ex presidente Massimo Ferrero. Di seguito le sue parole.
Sampdoria, Foschi rivela un retroscena su Ferrero
CORTEGGIAMENTO DI FERERO: “È vero, il presidente Ferrero mi tempestava di telefonate. Avrei dovuto affiancare Osti, un amico, ma ho rinunciato. Mi sembrava di venire a rompere le scatole a Carlo”.
DUALISMI NEL CALCIO: “Ormai è quasi una necessità, ma serve massima chiarezza, serietà e correttezza per evitare incomprensioni”.
CALCIO DEI FONDI: “È finita l’epoca dei Fraizzoli, Rozzi, Ferlaino, Moratti, che hanno messo risorse e passione. Adesso si viene per far soldi. Serve poi fissare un tetto alle procure. Per un giocatore in scadenza, si leggono cifre folli per fargli firmare il nuovo contratto e sono soldi che escono dal calcio”.
LAVORO: “Tre anni sono un supplizio, vivo solo per il mio lavoro. Passione e testa sono molto meglio di quando avevo quarant’anni. Aspetto solo l’occasione giusta, mi chiamano sempre in tanti, ma solo per consigli”.
PALERMO: “Tanto, ho vissuto emozioni fortissime in Sicilia, positive e negative. Porto ancora le ferite del fallimento”.
CESSIONE SAMPDORIA: “È una situazione difficile, faccio fatica a dare un giudizio, perché non ho capito chi comanda. Stimo molto Osti, conosco Ienca, è rientrato Romei. Resta comunque un club prestigioso e storico, è un patrimonio del calcio italiano”.
CALCIOMERCATO: “Sampdoria è un nome importante e può aiutare a prendere giocatori, si può fare una buona squadra. A Cesena ho vinto la B con i prestiti di Atalanta, Juventus, Milan. Con le conoscenze e la serietà si può mantenere la categoria senza troppe sofferenze”.
GIAMPAOLO: “Certo, lo stimo e lo stimerò sempre perché è un grande lavoratore, una persona seria che crede in certi concetti. Era tesserato per il Siena, che mi aveva chiesto una buonuscita. Non potevo accontentare i toscani, così sono andato su Colantuono. È rimasto un grande rimpianto, perché avremmo potuto fare bene con il Torino, una grande piazza. È perfetto, Giampaolo deve lavorare sui giovani. L’importante è la chiarezza perché Marco ha bisogno di questo. Lo considero un allenatore particolarissimo, ma lavora sul campo come pochi e i risultati si vedono”.