Intervenuto all’evento benefico United for Ukraine, Danilo Iervolino, presidente della Salernitana, ha parlato dell’arrivo di Paulo Sousa e del futuro del club campano. Di seguito le sue dichiarazioni riprese da TMW.
“Noi abbiamo fortemente voluto Paulo Sousa e il mister ha fortemente voluto la Salernitana. Ci siamo incontrati perché profondamente convinti che lui possa dare tanto alla squadra e che i giocatori siano pronti a centrare la salvezza. Con lui potrà tornare il gioco e la forza psicofisica per vincere le partite”.
Cosa è mancato alla Salernitana?
“Abbiamo un pubblico straordinario e tutte le componenti per fare un’ottima ricetta, il problema è che il calcio non è la somma degli individui, è un gioco corale, che devi sentire. Serve stima e fiducia reciproca, i giocatori l’hanno un po’ smarrita e devono ritrovare la giusta coesione”.
Salerno è pronta per investimenti anche strutturali?
“Il rettangolo di gioco determina tutto. Per prima cosa concentriamoci lì, intanto restiamo in Serie A poi vedremo”.
Paulo Sousa era un’idea anche prima del primo esonero di Nicola?
“E’ stata un’idea last minute, dopo il Verona. Abbiamo visto la squadra scarica. Se l’avessimo pareggiata con Piatek forse sarebbe stata un’altra storia, ma purtroppo è così. A Salerno io voglio vedere un bel gioco, poi anche i risultati”.
In questi giorni parlerà alla squadra?
“In settimana andrò e parlerò coi ragazzi, sono molto motivati. Il mister, De Sanctis e Milan stanno già parlando con loro. Bisogna dare tanto ma forse non dare troppo, perché il dare troppo poi magari li rende comodi, seduti. Noi abbiamo fatto una squadra importante, i ragazzi non possono assolutamente darci un dispiacere perché nessuno se lo merita. Dobbiamo responsabilizzarli”.
C’è l’idea di costruire con Sousa?
“Questo è uno sport particolare, il campo determina tutto. Altrimenti si ferma anche il progetto. Io sarei felicissimo di poter proseguire con entrambi, Sousa e De Sanctis”.
Ha mai detto ‘chi me l’ha fatto fare’?
“A volta un po’ di scoramento c’è… Ci sono offese e attacchi quando le cose non vanno bene. Ma ad oggi sono di più le gioie rispetto ai dispiaceri”.
Si aspettava qualcosa di diverso dalla Lega?
“E’ un momento di rinnovamento, c’è bisogno di rinverdirsi, di rivedere strategie e programmi. Vediamo da qui a 12 mesi cosa i presidenti riusciranno a fare per vedere un calcio più ricco, in stadi di proprietà. E’ un calcio che sogno, in cui una squadra è molto di più, è un qualcosa che sposa i progetti sociali, il territorio, i bisognosi e le cause meritorie”.