C’è poco, dopo la disfatta di ieri all’Old Trafford, da salvare della stagione della Roma. Che, però, si è messa troppo presto in salita. Il cambio di proprietà, il secondo in meno di una decade, ha rimescolato le carte di un club alla ricerca, da anni, di un equilibrio. O meglio, di una dirigenza abbastanza forte da proteggere la squadra dalle pressioni di un ambiente difficile come quello della Capitale. Lo stesso Fonseca, che pure alla Roma ha dato un gioco credibile e ha avuto la capacità di valorizzare tanti giovani, è finito troppo presto e troppo spesso sulla graticola.
La Roma, ieri, ha avuto la colpa di sgretolarsi sotto i colpi di un Manchester United obiettivamente più forte. Molto più forte. E lo dicono, banalmente, i risultati delle ultime due stagioni. Un anno fa la Roma arrivò sesta, quest’anno sembra destinata al settimo posto, da difendere ora dagli assalti del Sassuolo. Il Manchester United, d’altro canto, è stato a lungo l’unico e reale contender in Premier League del Manchester City, almeno fino a qualche mese fa. Anche nei singoli, francamente, non c’è partita. E quando ci si mette la sfortuna – perché tre infortuni in un tempo non si erano davvero mai visti – c’è poco da fare per evitare il naufragio.
Che, però, nelle dimensioni, è stato un castigo eccessivo. Specchio di una stagione complicata, piena di incertezze e fragilità, durante la quale si è parlato – e scritto – più di futuro che di presente. Più del dopo Fonseca che di Fonseca. Più del prossimo attaccante che di quelli attuali. Insomma, una stagione lasciata sfilare davanti agli occhi, vissuta come un’annata di transizione senza esserlo. La squadra non vale il settimo posto, e anzi la Roma ha dimostrato di potersi giocare un posto nell’Europa che conta. Certo, battendo le piccole e subendo dalle altre grandi, ma in un campionato tanto combattuto sarebbe stato sufficiente.
Poi, è arrivata l’Europa League, considerata per anni una competizione di poco conto, sbagliando, dai club italiani. E diventata, giustamente, obiettivo reale, alla portata, per salvare una stagione complicata. Il sogno, però, è finito, salvo miracoli, ieri. E il risveglio è stato brusco. La prossima Europa, probabilmente, sarà quella, tutta nuova e di terzo livello, della Conference League. E per la Roma, tra qualche settimana, sarà il momento della conta dei danni, della rifondazione, dell’ennesima ripartenza. Questa sì, finalmente, targata Friedkin. Che getti le basi per un futuro che abbia un orizzonte un po’ più lungo di una, massimo due, tribolate stagioni, come sono state quelle di Fonseca.