Roma, tutta una Tirana: le tappe del possibile “miracolo” giallorosso
“Camminerò insieme a te” c’è scritto sulle pareti degli spogliatoi, nel tunnel prima di entrare all’Olimpico. I tifosi romanisti l’hanno fatto, accompagnando una squadra sempre. Nella buona e nella cattiva sorte, persino quando c’era poco da raccontare. Ecco perchè – per molti di loro – la finale di Tirana è gratis: erano anche a Bodo, in mezzo ai lupi, ma mica per modo di dire, quando l’unico compagno di seggiolino era il freddo. La ricompensa sono stati 6 gol incassati: basta con il calcio-tennis, da quel momento il riscatto di una squadra. Cambio di mentalità, le strigliate di Mourinho. Gli attacchi al sistema, le giocate da Roma: la lupa torna a mordere.
Ferita, ma mai morta. Risorta, semmai, dalle proprie ceneri. L’arrivo a Tirana è figlio di quel credito – squisitamente romanista – che squadra e tifo hanno dato quando nessuno avrebbe scommesso un euro su un progetto tecnico che somigliava a un cantiere aperto: Mourinho era bollito, Zaniolo già alla Juve e Pellegrini scontento. Questo è quello che circolava nella Capitale fino ad alcuni mesi fa. Notizie, presunte tali, le sferzate dell’allenatore portoghese a giornalisti e corrispondenti: “Ti caghi un poquito davanti a me”. L’hanno cominciato a fare in molti, a partire dal punto più basso della stagione romanista: solo chi cade può avere la forza di rialzarsi.
Roma, Tirana centro del mondo: il prezzo dei sogni
La Roma l’ha fatto. Mentre una certa Italia sottovalutava un sistema provato anche dall’eliminazione Mondiale che ha insegnato nella maniera più cruda un concetto cardine: nessuno ti regala niente. Una Macedonia amara è servita – persino dalle parti di Trigoria – a dimostrare che se vuoi una cosa devi lottare per averla. I giallorossi hanno tirato fuori il massimo quando, nello Stivale, tutti o quasi stavano tirando i remi in barca. Rimonta dopo rimonta. Gol dopo gol. Tappa dopo tappa.
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Il pubblico sempre accanto. Quello che non conosce ostacoli e macina chilometri, sempre con la Roma in fondo a sinistra. Dove c’è il cuore. Allora bisogna cominciare a fare i conti con i sentimenti, che davvero valgono più delle vittorie, perchè la felicità – se condivisa – dura un po’ di più. Oggi l’Italia del calcio torna a sorridere grazie alla Roma, perchè l’abbraccio del branco ha prevalso sulle tecniche, le tattiche e gli schemi. La forza del riscatto è cominciata quando ciascuno ha iniziato a crederci. L’esempio giallorosso: amare il proprio sogno nonostante i tormenti. La speranza è che nessuno si svegli, per ora. Il resto verrà dopo Tirana.