José Mourinho, in vista della finale di Europa League tra Roma e Siviglia, ha parlato in conferenza stampa nel media day organizzato dalla UEFA a Trigoria. Ecco tutte le sue parole in vista del fatidico match.
José Mourinho è l’artefice di questa finale?
“No. I giocatori ringraziano me ed io ringrazio loro. Nicola (Zalewski, ndr) è più emozionale…due anni fa giocava in Primavera e poi ha giocato una finale e un Mondiale. Ha fatto una crescita importante”.
Sulle difficoltà di gestire una finale
“Il match di sabato è la cosa più complicata. Devo lasciare fuori dei giocatori per non rischiare, perché hanno qualche problemino. Andare con solo una squadra di ‘bambini’ è un grande rischio e non è positivo. La Fiorentina è un club che ha venticinque giocatori dello stesso livello. La situazione ideale sarebbe quella di non giocarla per preparare già da oggi la finale. Vogliamo tanto giocare questa finale. Quando domenica arriveremo qui, sarà facile avere gente motivata e felice”.
La vittoria dell’Europa League cambierebbe il futuro di Mourinho alla Roma?
“L’unico mio obiettivo è la finale. Un po’ la preparazione della Fiorentina, ma più la finale. Il resto è secondario quando si gioca una finale. Non c’è ottimismo e non c’è pessimismo. Abbiamo fatto tanto per stare in questa finale e la vogliamo giocare. Sarà facilissimo prepararla: vogliamo solo giocare. Non c’è neanche il “se vinciamo facciamo la Champions”. Non voglio sapere di niente, vogliamo solo giocare. Siamo là e vogliamo giocare. Vogliamo i romanisti come noi, super felici di fare questa finale. Spero che i tifosi tutti assieme posano fare una bella giornata a Budapest”.
Sull’affetto dei tifosi nei suoi confronti
“L’unico club con la quale non sento un legame stretto è il Tottenham. Con tutti gli altri club che ho allenato c’è sempre stata questa connessione. I tifosi sanno che do tutto. Qui a Roma non è solo aver vinto un titolo europeo, ma il tifoso percepisce che lavoro e lotto per lui. Qualcuno potrà sorridere quando dico che sono interista, madridista ecc, ma è proprio così, perché questo affetto è sempre stato reciproco. Con la Roma quando arriverà l’addio non sarà semplice ma ne sarò sempre legato”.
Quanto è cambiato Mourinho come allenatore?
“Sono diventato un allenatore migliore un umo migliore. Stesso DNA. Non voglio attenzioni ma solo il piacere di giocare questa finale e il percorso che si è fatto per arrivarci. Il ruolo dell’allenatore è diverso, perché migliora con l’esperienza. Il cervello dell’allenatore diventa più affilato e si acquisiscono conoscenze. Nel mio caso le motivazioni crescono con il tempo”.
Sui rapporti aggressivi con gli arbitri
“Preferisco non rispondere”.
“Non sta nascosto ad allenarsi. Purtroppo non è così. Penso che non ci sarà alla finale. Ho la speranza che una panchina possa farla, essendo l’ultima partita della stagione. Se Paulo può stare in panchina e può aiutare per 10/15 minuti io sarei già in panchina. La realtà è quella che si è visto: c’era un gruppo e un altro, con lavoro individuale, ma non c’è Paulo. Paulo è nel dipartimento medico. Perché? Abbiamo provato, ma quando c’è una finale pensi a prepararla. Ho sempre pensato che contro la Salernitana potesse giocare un tempo. Si sta cercando di fare tutto, ma la verità è che è fuori. Sabato non ci sarà, come Pellegrini, che però è sicuro che recupererà per mercoledì. Paulo non può toccare palla sabato”.
In caso di vittoria sarebbe la tua più grande impresa da allenatore?
“Dobbiamo giocare. A noi non piace parlare ma giocare tanto, ed è un peccato che non si possano giocare finali ogni settimana. Non sto pensando a me stesso, sto pensando ai giocatori e ai tifosi. Mi piacerebbe tanto aiutare i giocatori a prendere questa gioia, che sarebbe infinita anche per i tifosi. I cerco di aiutare i giocatori e i giocatori cercando prendere ciò che vogliono i tifosi. Parlare poco e ripetere che vogliamo giocare, questo dico. Mercoledì saremo lì”.