Il tecnico della Roma, José Mourinho, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della semifinale di ritorno di Conference League contro il Leicester. L’andata giocata giovedì 28 aprile in Inghilterra è finita 1-1: domani alle 21:00, invece, appuntamento allo Stadio Olimpico di Roma per decidere chi andrà a giocare la finale di Tirana del 25 maggio.
Leicester più riposato, può influire? “L’analisi che fai è ovvia, sono stato nella stessa situazione. Quando non hai nessuna possibilità in campionato di raggiungere obiettivi ed hai una competizione europea, il focus diventa quest’ultima. Per loro non è la competizione giusta, perché sarebbe l’Europa League. E’ comunque un modo per arrivarci la prossima stagione, quindi è logico quello che stanno facendo, ovvero di poter far riposare i giocatori. Noi non lo possiamo fare perché abbiamo la possibilità di farlo tramite il campionato, giocheremo fino all’ultima per raggiungerla. Spero che domani l’aspetto emozionale possa mettere i miei in uno stato altissimo che possa aiutarci a vincere la partita”.
Come si sostituisce Mkhitaryan? “Non abbiamo un altro, ci sono delle squadre top dove hai dei giocatori simili per ogni posizione e che possono fare turnover perfetto senza soffrire quando qualcuno non può giocare. Noi non abbiamo un altro come lui, non c’è la possibilità di fare lo stesso. L’obiettivo non cambia, vogliamo andare in finale e dare tutto quello che abbiamo. Non mi stanco di ripetere che sono 14 partite di Conference domani, abbiamo iniziato in Turchia ed ora Inghilterra. Giocando di giovedì e di domenica in campionato, ma siamo qui come squadra anche senza Mkhitaryan e andremo a combattere come squadra”.
Quali sono le tue emozioni, con un Olimpico pieno? “Non c’è dubbio dell’empatia creata tra noi squadra. Siamo insieme da dieci mesi e con momenti più belli e meno belli da ricordare e dimenticare, siamo stati sempre insieme. Arriviamo ad un momento dove si gioca all’Olimpico le due ultime della stagione, tra Conference e Venezia. Sarebbe bello festeggiare questa empatia creata finendole bene entrambe. Ai tifosi dico che noi giocheremo per noi, non solo per loro. Mi piacerebbe però che domani loro giocassero la partita con noi, perché si può stare allo stadio come spettatore, ma anche ‘giocando’ la partita. Se abbiamo 70mila spettatori il significato è niente, se però vogliono ‘giocare’ allora la storia è diversa. E’ quello che chiediamo alla gente: non venire allo stadio a guardare la partita, ma a giocarla”.