Roma-Lazio, il Derby dalla panchina: quando la differenza la fa chi allena
Il Derby, tra scaramanzie e possibilità, arriva nella Capitale ma i protagonisti attuali non sono i calciatori. La scena, sulle sponde del Tevere, se la sono presa gli allenatori: Sarri e Mourinho, Mourinho e Sarri. Opposti e a tratti simili, per i loro trascorsi al centro delle cronache, per irriverenza e capacità – in un certo qual modo – di monopolizzare la stampa. Una presenza fissa, durante la settimana e alla Domenica, per continuare ad alimentare l’appeal intorno a due squadre che sono, attualmente, al di sotto delle aspettative.
Roma e Lazio si stanno ricostruendo e, nel frattempo, la curiosità e l’interesse va avanti grazie ai loro exploit: in ballo c’è un posto in Europa da ottenere, i giallorossi si giocano anche le proprie chance in Conference League. Questo è un Derby di attesa: attesa di capire, di spaziare e valutare attorno a possibilità e ambizioni diverse delle rispettive compagini. L’assenza di presenze carismatiche in campo alimenta l’interesse attorno agli allenatori che, dalle rispettive panchine, dovranno fare di necessità virtù.
Roma-Lazio, il Derby della rinascita: 90 minuti e tante ambizioni
È il Derby della rinascita, della ripartenza, con fuori la guerra e negli stadi la voglia di tornare alla normalità. Non solo rispetto alla capienza: la “supremazia” capitolina è un discorso a parte, se vogliamo anche da bar, ma è il fondamento di partite così. Match che si sentono più di altri, la voglia di ritrovare una dimensione più forte – in questo caso – degli sfottò. Stavolta il confronto darà come esito la credibilità – da ambo le parti – per il resto della stagione.
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Roma e Lazio, due squadre con ancora i sogni in tasca e il tempo dalla loro, ma la pazienza potrebbe non bastare più. Le rispettive piazze vogliono risposte concrete: la prima – esattamente come è successo all’andata – potrebbe arrivare proprio dai 90 minuti della stracittadina. In tal caso vero e proprio spartiacque di una stagione con più dubbi che certezze, dove i murales e gli entusiasmi hanno – troppo presto – lasciato spazio alla dura realtà che vede le romane leggermente dietro. D’altronde solo chi cade può risorgere: sia Mourinho che Sarri dovranno convincersi e convincere che sia vero.