Roma-Inter, mi ritorni in mente: la partita di José Mourinho
11 anni. Non passano in fretta anche se, neanche a dirlo, sembrano volati. da quel 5 maggio 2010, data della finale di Coppa Italia tra Roma e Inter, al 4 dicembre 2021. Roma e Inter di nuovo una di fronte all’altra, con scenari decisamente diversi ma con un elemento, più di ogni altro, a cambiare la veste della contesa: José Mourinho. Se si guarda invece all’ultimo precedente di campionato con Mourinho attore protagonista, bisogna tornare al 27 marzo 2010. Ne è passato di tempo ma, certe emozioni, rimarranno per sempre nel cuore del tecnico di Setubal, così come dei tifosi nerazzurri che – seppur in trasferta – riaccoglieranno quello che è stato l’emblema del più grande successo sportivo della Beneamata: il Triplete.
Sembra passata una vita e, certamente, è passata davvero. Stavolta niente rumore dei nemici, semmai rumore di una vecchia famiglia che non potrà mai vede Mourinho come nemico e, sicuramente, farà fatica a vederlo anche come avversario. Perché anche dopo quel 2010, Mourinho ha portato il suo interismo sempre con sé senza mai sottrarsi nel mostrarlo ad avversari che, come i tifosi dell’Inter, non sono mai riusciti a perdere la visione del condottiero nerazzurro, anche se vestito negli anni con i colori di Real Madrid, Chelsea, Manchester United, Tottenham e ora Roma.
Quel ‘tre’ con le dita, sfoggiato con orgoglio ai rivali del Milan in occasione di Milan-Real Madrid del 3 novembre 2010. Ribadito ai tifosi della Juventus con finale incandescente allo Stadium la sera del 7 novembre 2018. Quelle parole nel post gara con i bianconeri: “Mi hanno insultato 90 minuti, me e la mia famiglia… non solo quella dell’Inter ma anche quella personale”. Quel concetto di famiglia, mai abbandonata e mai dimenticata. Quella stessa famiglia a cui, oggi pomeriggio alle 18.00 Mourinho proverà a darle un dispiacere.
È curioso ripensare a quegli ultimi due precedenti, quando Mourinho era alla guida di un’Inter pronta a regalarsi un’annata unica. Nel match di campionato dell’Olimpico, la Roma vinse 2-1 con la rete decisiva di Luca Toni; si portò a -1 dai nerazzurri in vetta alla classifica e accesa una sfida scudetto che si decise solo all’ultima giornata. Poi quella finale del 5 maggio, in una data – per tradizione – ricordata con dolore dal popolo nerazzurro per il clamoroso ko del 2002 con la Lazio che consegnò alla Juventus lo scudetto. Mourinho la ‘purificò’ inserendola in un album di ricordi in cui, 5 maggio, diventa una delle tappe che portano al Triplete. Mourinho vinse quell’accesa finale (1-0, ndr), dove si ricorda l’espulsione di Totti per il fallo durissimo e intenzionale all’allora astro nascente Mario Balotelli. Si ricorda anche quella carica al gruppo, come raccontato da Materazzi, utilizzando l’inno della Roma pre-partita come stimolo per dire: “Veniamo e vinciamo a casa loro!”.
Oggi, l’inno della Roma, sarà la musica che Mourinho farà sua per ricompattare un ambiente ancora in fase di rodaggio nella nuove gestione tecnica. Niente sentimentalismi, almeno in quei 90 minuti, perché lo Special One vuole la vittoria e sa che effetto potrebbe avere sul suo gruppo. Saranno 90 minuti di fuoco e senza esclusione di colpi per due squadre determinate con un obiettivo ben chiaro in testa. Ma che emozioni e che scena: Mourinho contro l’Inter, da leader di quella Roma che riuscì a sconfiggere in un testa a testa emozionante nel 2010.