Roma, il CEO Fienga avvisa: “Rallentare i nuovi stadi taglia le gambe ai club”

Photo Alfredo Falcone - LaPresse

Intervenuto a margine di SportLab, un evento digitale organizzato dal Corriere dello Sport e da Tuttosport in occasione del settantacinquesimo anniversario delle due testate, il CEO della Roma, Guido Fienga, ha analizzato le tematiche economiche dei club e della Lega Serie A.

L’argomento in primo piano negli ultimi tempi è quello legato all’ingresso dei fondi in Lega, su cui Fienga si è detto favorevole. “In questo modo si accelera un processo già partito prima del coronavirus, ma reso necessario dal problema. L’ingresso dei fondi non porterà a una divisione netta, senza possibilità di sincronia. La capacità dei fondi sta nel fatto di mettere assieme competenze. C’è un’evoluzione dei consumi, e noi dobbiamo essere bravi ad anticiparla“.

Non si tratta di un esproprio” – ha aggiunto Fienga – “ma di un arricchimento perchè un partner oltre ai soldi porta un know-how che aiuta a fare qualcosa di diverso, finora mai messo in pratica“.

Un’altra questione che tiene banco, soprattutto in casa Roma – ma non solo – è quella dello stadio. “Lo stadio è un attivatore di tante leve di business che servono al club per crescere. Non facilitare questo percorso di crescita significa tagliare le gambe ai club. Non è un caso se nell’elenco dei top 20 club europei, ad essere cresciuti negli ultimi anni sono solo quelli con uno stadio di proprietà. Inoltre, guardando l’evoluzione delle competizioni, lo stadio è considerato un requisito necessario. Serve snellire le operazioni perchè non si può progettare un’opera e poi completarla dopo dodici o tredici anni. Con uno stadio in gestione, almeno, sarebbe stato molto meglio ed invece la Roma ha a disposizione l’Olimpico solo due giorni ogni quindici. Stiamo competendo con competitor europei senza avere le loro stesse possibilità“.

Infine, inevitabile un commento su come il covid-19 ha cambiato e sta cambiando il mondo del calcio. “Il calcio ha una virtù: è l’unica industria che attrae investimenti ed è radicata sul territorio. Può essere uno degli acceleratori della ripresa: poche industrie hanno la stessa capacità di attrarre capitali da fuori e reinvestirli sul territorio. Tutto il sistema, però, sta perdendo ricavi ed è corretto fare una revisione dei costi. Bisogna ridistribuire la perdita su tutta la catena altrimenti il sistema va in tilt“.